Si è svolto a Torino presso i Salesiani don Bosco, un interessante convegno sul 68, organizzato da Alleanza Cattolica. Ha aperto i lavori il professore Mauro Ronco, dando uno sguardo retrospettivo a quella stagione drammatica impregnata di odio soprattutto contro l’autorità, in tutti gli ambiti della vita.
«Con l’autorità venne negata la paternità nella religione, nella politica, nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, come prologo del rifiuto della maternità, che sarebbe avvenuto di lì a poco, in quasi tutti i Paesi dell’Occidente, con la legalizzazione del delitto di aborto». Praticamente con il 68, si aprirono le porte alla rivoluzione sessuale, che in questi giorni, ci ha portato alla negazione dell’identità sessuale dell’uomo e della donna.
Ronco ha sintetizzato i vari passaggi della storia politica italiana del dopoguerra che portarono al 68. In particolare quella del Partito comunista italiano, il partito antiitaliano, vero cavallo di Troia del Paese, che ha contagiato le varie classi sociali italiane, in particolare, quelle culturali (università, editoria, giornali e tv).
Il professore Ronco ha ricordato la sua esperienza giovanile all’istituto “Massimo d’Azeglio” e poi successivamente la sua simpatia per le iniziative di un gruppetto di 30 giovani militanti di Alleanza Cattolica presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Prima di concludere il professore ha fatto un elenco di persone che i quegli anni di piombo hanno subito la violenza comunista a cominciare dal sindacalista della Cisnal Bruno Labate, che in quegli anni operava a Mirafiori. Al mattino del 12 febbraio 1973 veniva sequestrato da un commando delle Brigate Rosse per essere interrogato e lasciato seminudo incatenato sulle colline torinesi. Il primo caso di terrorismo a Torino. Aveva 700 operai iscritti a quel movimento che faceva riferimento al Msi. Alla fine del convegno Labate brevemente ha raccontato la sua tragica esperienza.
Ronco ha proseguito citando altri uomini che hanno subito la violenza rossa, a queste persone occorre esprimere gratitudine per il loro coraggio di opporsi al barbaro terrorismo comunista.
Sono seguiti gli interventi di Domenico Airoma e Pierluigi Zoccatelli, entrambi esponenti autorevoli di Alleanza Cattolica.
Airoma dopo aver spiegato il significato della scritta impressa sulla parete della sala “Sangalli”: «Vietato vietare. Quando i desideri diventano diritti», si è occupato della rivoluzione sessantottina dal punto di vista antropologico, il cambiamento della concezione dell’uomo. Per Airoma, l’ideologia del 68 potrebbe essere descritta con queste frasi: «cambiare la vita», «cambiare lo statuto antropologico dell’uomo». Per certi versi il 68 prevedeva come hanno sostenuto certi ideologi, «uscire dalla civiltà».
Sostanzialmente ci occupiamo del 68, per conoscere i presupposti culturali che hanno portato alla deriva antropologica che stiamo vivendo in questi anni. Siamo ancora prigionieri dell’onda lunga del 68. Ci siamo liberati di tutto ciò che fa resistenza, a partire dai legami familiari, quelli tra madre e figlio, a tutti i legami naturali.
Il desiderio di ciascuno deve essere soddisfatto, non basta stare insieme al mio amichetto, pretendo che questa relazione venga normalizzata con una legge. E se c’è qualcuno che poi mette in discussione queste leggi, queste norme, come l’obiettore di coscienza, che non intende dare attuazione a queste norme. Ecco che questo obiettore dev’essere messo in condizione di non nuocere. Si comincia a terrorizzarlo per esempio, con scritte minacciose sui muri degli ospedali.
Dobbiamo giungere a liberarci da tutti i vincoli: l’ultima resistenza è il nostro corpo, ecco dobbiamo superare la corporeità. Con la tecnica possiamo arrivare a superare la nostra corporeità. Possiamo costruirci il sesso di nostro gradimento. Eccoci giunti alla dittatura del desiderio.
Mentre Pierluigi Zoccatelli ha affrontato il tema de «L’altro Sessantotto: il terrorismo e le Brigate Rosse». Forte dei sui accurati studi sulla vasta letteratura terroristica di quegli anni, Zoccatelli ha tentato in una mezz’ora di sintetizzare oltre dieci anni di storia italiana. Ha rievocato un passato prossimo, di fatti, di uomini e donne, di partiti, di movimenti, di gruppi, di sigle terroristiche (ben 47), più o meno note, del comunismo combattente, che voleva fare la rivoluzione in Italia.
Secondo Zoccatelli, due mondi hanno prodotto successivamente il fenomeno terroristico, da una parte la classe operaia che si opponeva attraverso scioperi selvaggi anche ai sindacati e dall’altro c’era il movimento studentesco. La nascita delle BR avveniva dalla saldatura di questi due mondi. Naturalmente in questo scenario c’era il Pci che già nel dopoguerra, con il suo segretario Palmiro Togliatti, aveva preso la decisione di respingere la via della rivoluzione armata, in Italia era impossibile. La dirigenza del Pci aveva scelto la via riformista. Tuttavia a partire dagli anni 60, questa strategia viene messa in discussione.
I prodromi del 68 con i primi disordini studenteschi, non avvengono nel Nord Italia, ma al Sud, a Palermo con l’occupazione della facoltà di Architettura nel 1963. Poi seguono i disordini all’università di Trento nel 1966. Ancora a Trento nel 1968 con le rivolte guidate dalla Mara Cagol e Renato Curcio. Lo studente diventa il nuovo soggetto rivoluzionario.
Arriva la stagione degli attentati, la strategia della tensione, l’epoca dello stragismo, inaugurata con la strage alla Banca dell’Agricoltura, di Piazza della Fontana a Milano. Una stagione che si conclude con la strage di Bologna nel 1980. Interessante l’intervista a Francesco Cossiga, dopo il rapimento del presidente del Consiglio Aldo Moro, allora ministro degli Interni, citata da Zoccatelli. In questa intervista Cossiga, vedeva l’origine delle BR nella saldatura tra il marxismo-leninismo storico e il movimento cattolico.
Per Zoccatelli, un ruolo importante viene svolto dall’editore Gian Giacomo Feltrinelli, detto “Osvaldo”, che fondò nel 1969 i Gruppi d’Azione Partigiana, dopo la sua morte confluirono nelle BR. Per certi versi con l’editore inizia la stagione terroristica. A questo punto Zoccatelli in sintesi elenca fatti e nomi di questa stagione, i morti sui due fronti, i feriti, gli arrestati, in pratica si tratta di un vero bollettino di guerra.
Naturalmente nel Convegno, nelle relazioni, si è fatto riferimento allo studio di Enzo Peserico, Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto, terrorismo e rivoluzione, Sugarcoedizioni (2008). Peserico, scomparso prematuramente, era esponente di spicco di Alleanza Cattolica milanese. Guidava la Croce S. Sebastiano, «una delle più importanti – scrive Marco Invernizzi nella presentazione del libro – fra quelle che hanno permesso l’esistenza e il radicamento di Alleanza Cattolica nella città di Milano». Chi scrive ne ha fatto parte per molti anni, prima di trasferirsi in Sicilia.
Il libro di Peserico esamina con cura il Sessantotto, il suo fallimento politico-militare e il successo come rivoluzione culturale che ha cambiato gli ambienti a cominciare dalla famiglia, la scuola, l’università e i rapporti sociali in generale, nei quali sarebbero cresciute le generazioni successive. Infatti se il primo aspetto del 68, quello politico-militare, che voleva imporre anche nella nostra nazione il comunismo, ne è uscito sconfitto, l’altro aspetto, quello «culturale», cioè il capovolgimento della morale e dei costumi certamente ha stravinto.
Per quanto riguarda il primo aspetto, voglio citare un commento di mio fratello Carmelo che ha vissuto il Sessantotto milanese: «fu il sogno di tanti gruppi minoritari ma agguerriti di marxisti-leninisti, rivoluzionari di professione, che incanalarono e stravolsero fin dai primi giorni i ‘desideri’ dei giovani che uscivano dagli anni del cosiddetto ‘miracolo economico’, molti erano cattolici ingenui frastornati dalla confusione del post-Concilio; per fortuna non vinsero, essendo la stragrande maggioranza del popolo italiano refrattaria al comunismo e sentendolo un corpo estraneo alla sua indole, ai suoi costumi, alla sua religione e ai suoi interessi[…]» (Carmelo Bonvegna, ottobre 2008).
Non hanno vinto militarmente nonostante avessero dalla loro parte un grande apparato mediatico, di pensatori, giornalisti, fabbricatori di consenso e imbonitori televisivi, perfino preti più o meno confusi.
Mentre per quanto riguarda il secondo aspetto, quello «culturale», o del «costume», hanno vinto eccome, e ancora oggi sono vincenti, nonostante i governi Berlusconi e dopo il 4 marzo, nonostante la Lega di Matteo Salvini, prenda consensi elettorali a man bassa.
La catastrofe antropologica, che sta attraversando l’umanità occidentale, si situa in «interiore homine», cioè all’interno del cuore dell’uomo, in nome della libertà più assoluta, mette in moto le pulsioni e le tendenze, anche le più basse dell’essere umano. Inizia così l’aggressione alla famiglia vera formata da un uomo e una donna, il tentativo di abolire la differenza di genere tra i sessi. Passa infine, ad attaccare la stessa vita umana con la droga, l’aborto, l’eutanasia, il suicidio assistito, le sperimentazioni genetiche. E’ una rivoluzione che ha invaso sia la sinistra, orfana da tempo di quella “politica”, ma anche la cosiddetta Destra, che ha perso la sua vera identità spirituale e cattolica.
Concludo con le parole di mio fratello: «finito il ‘desiderio’ ed esaurito il ‘ piombo’, rimasero le rovine: i più arditi spararono, uccisero e talvolta furono uccisi o andarono in carcere; i più deboli, di fronte al fallimento politico di ciò a cui religiosamente avevano creduto, si suicidarono o morirono lentamente di droga; molti ricaddero nell’anonimato. I più furbi, no; quelli – come avviene in questi casi in Italia – cambiarono velocemente casacca, smisero l’eskimo, si rasarono di barba e capelli e si riciclarono nelle ampie stanze del potere; propagandano quella rivoluzione culturale di cui la nostra società è ancora in piena sofferenza, e sono ascoltati e ossequiati».
Domenico Bonvegna