di ANDRERA FILLORAMO
Rispondo, ma solo in parte, a diverse email e sms inviatimi relativi a quanto denunciato da quell’ex seminarista relativi ad abusi sessuali nel seminario e particolarmente a un’email che in sé riassume il senso di altre. F.G infatti mi chiede quali potrebbero essere le responsabilità dell’arcivescovo Monsignor Giovanni Accolla o della diocesi nel caso di accertato abuso sessuale e ancora…sarebbe opportuno che quei preti accusati di abusi sessuali si dimettano dai loro compiti?
…………………………………………………………………………………………………
Non entro pienamente nel merito di un fatto appreso soltanto attraverso i giornali e la Rete o da altre fonti, che mi informano che il caso al quale fa riferimento l’email ricevuta è già stato attentamente vagliato dalla competente autorità diocesana e sottoposto all’attenzione della Santa Sede e fra qualche mese, sarà trattato in un’aula del Tribunale della città peloritana.
Ciò per esplicita volontà di un ex seminarista, che si dichiara consapevole vittima di alcuni preti conosciuti e frequentati durante i sette anni di permanenza nel seminario, che non gli avrebbero permesso, a causa degli abusi sessuali da lui denunciati, di continuare a seguire la sua vocazione fino a giungere al sacerdozio.
Mi si permetta, a proposito di questa brutta vicenda, di manifestare a Mons. Giovanni Accolla, arcivescovo e archimandrita di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, che da tempo segue lo sviluppo di questa storia, la stima e l’apprezzamento di quanti ammirano la sua discrezione, il suo silenzio, il suo tenersi lontano dai clamori, la sua capacità di sapersi comportare in una situazione complessa come è sicuramente la situazione in questione.
Da ammirare ancora particolarmente nell’arcivescovo Accolla è il fatto che, venuto a conoscenza dei presunti abusi, che si trascinano da tempo, di cui si è parlato in questi ultimi giorni nella stampa cittadina, che hanno come protagonisti preti scelti da lui come formatori nel seminario, data la stima che ha in loro gli permesso di affidare a loro tali incarichi, non ha tentato di insabbiare e tacitare la triste vicenda; non ha attivato, perciò, il cosiddetto “cover up”, consistente in quel sistema di protezione, che è stato impunemente in vigore per diversi decenni, finalizzato a proteggere il buon nome dell’istituzione, la reputazione della Chiesa, la tutela dei propri membri a prescindere dalla giustizia, che necessariamente deve essere garantita ma ha seguito tutte le procedure, passo dopo passo, previste da Papa Francesco, contemplate nel suo “ motu proprio”.
Con quest’animo egli si presenterà davanti al Magistrato civile, che deciderà, dopo un attento esame, anche se ci sono, secondo le accuse, gli elementi per procedere penalmente nei confronti di quei preti accusati dall’ex seminarista, al quale è stato vietato – a suo dire – di diventare sacerdote.
In questi ultimi giorni Mons. Accolla sicuramente ha letto e riletto, sempre con animo tranquillo, quanto la presunta vittima ha voluto che scrivesse il suo avvocato, che afferma, cosi, almeno, leggo in un giornale online: “È una vicenda molto delicata. Dall’evoluzione istruttoria può accadere di tutto. Temo di non poter evitare di procedere anche penalmente. (…) Occorre affrontare in modo chiaro e privo da qualsiasi pregiudizialità quali sono stati i veri motivi che hanno portato allontanamento del seminarista il quale, in realtà, si è rifiutato di piegarsi alle pressioni di carattere sessuale di cui è stato oggetto da parte di altri presbiteri appartenenti alla diocesi e, come effettivamente minacciato dagli stessi, è stato punito per avere tentato di denunciare tali abusi agli organi superiori che invece di prendere provvedimenti ai danni degli abusatori hanno eliminato in radice il problema allontanando l’oggetto del contendere, il seminarista. (…) A supporto della tesi, risultano agli atti, messaggi inviati nelle chat telefoniche (‘limitandoci per buongusto solo a quelli che si possono mostrare’, scrive il legale), quale prova inconfutabile dell’avvenuto abuso che comunque sarebbe stato riconosciuto anche dai vertici della Diocesi che hanno preso atto di ‘una ricca documentazione di materiale inquietante riguardante sacerdoti del nostro presbiterio’ messa a disposizione non come materiale di ricatto, bensì di riscatto”.
Come si può notare le accuse mosse sono molto gravi e si aspetta di sapere cosa verrà fuori dall’istruttoria.
Sotto il profilo etico, non si possono a loro chiedere come fa il mittente dell’email le dimissioni. Gli accusati, infatti, hanno il diritto di seguire l’impulso alla propria difesa anche nel caso in cui fossero colpevoli, giacché, come sostiene lo scrittore statunitense Dan Brown, “la mente umana possiede dei meccanismi primitivi di autodifesa che negano tutte le realtà che causano al cervello uno stress eccessivo da sopportare”. Si chiama “negazione”.
Se ciò essi facessero, come invitano a fare alcuni loro confratelli, all’arcivescovo resterebbe il compito molto gravoso di cercare (dove?) nuovi preti, idonei e capaci di servire con lealtà la Chiesa dell’immediato futuro.