di ANDREA FILLORAMO
Steven Henry Strogatz è un matematico statunitense noto per i suoi contributi alla matematica applicata, che scrive: “Dal punto di vista filosofico è qualcosa di sconvolgente. Il fatto è che scarabocchiando qualcosa sulla carta e svolgendo certi calcoli con metodi analoghi a quelli sviluppati da Newton e Leibniz, ma aggiornati al XXI secolo, possiamo prevedere le proprietà più profonde della natura con una precisione di otto cifre decimali”.
Continua poi scrivendo: “L’eterno mistero del mondo è la sua comprensibilità”.
Sembra questo un paradosso ma non è così se per penetrare nel caos iniziale dal quale tutto proviene si usano mezzi e strumenti inventati dall’uomo che Dio ha dotato di intelligenza e capacità inventiva per avvicinare all’occhio quello che è lontano, per vedere, scrutare, calcolare.
Da quando Galileo Galilei concepì ingegnosi accessori per i diversi impieghi del cannocchiale: cioè il micrometro, fondamentale per misurare le distanze tra Giove e i suoi satelliti, è l’elioscopio, che consentiva di osservare le macchie solari è stato un susseguirsi di strumenti per vedere quello che il nudo occhio umano mai avrebbe potuto vedere, per osservare il Cielo, che non è più da intendere come il luogo dove risiede Dio così come era stato creduto, ma ciò che è stato da lui creato quando ha detto: fiat lux e da allora “lux facta est”.
Con il Salmista, pertanto, possiamo dire: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra; sopra i cieli si innalza la tua magnificenza”, la tua grandezza, si staglia al di là del visibile cioè l’intero universo è troppo piccolo per contenerti, la Tua presenza ha bisogno di più spazio, tutto quello che riusciamo a vedere con i nostri occhi non basta, oltre quello chi ci appare, oltre il limite c’è la tua reggia.
Non possiamo non rivolgere questa preghiera pensando all’infinita grandezza del creato così come ci appare nella pubblicazione delle prime immagini vere a colori del James Webb Space Telescope, il telescopio più grande e potente mai costruito, il capolavoro ingegneristico costato circa 10 miliardi e mezzo di dollari che ha inaugurato così il suo lavoro in orbita. E’ questo un assaggio di scienza che in questi ultimi giorni, attraverso tali meravigliose e impensabili immagini di ciò che è lontanissimo da noi, ci lascia fortemente sbalorditi.
Scopriremo ben presto altre immagini che ci faranno conoscere che aspetto aveva l’universo primordiale; quando si sono formate le prime stelle e le prime galassie; come si sono evolute le prime galassie nel tempo; come si formano le stelle; quando esse muoiono; dove e come si formano i sistemi planetari; se c’è altra vita al di fuori del Sistema Solare.
Prima di procedere in una molto sintetica elencazione delle immagini già giunteci attraverso colori del James Webb Space Telescope, è necessario richiamare alla nostra memoria la durata di un anno luce un’unità di misura che si usa in astronomia, che ci aiuterà a calcolare l’enorme distanza che ci separa dagli infiniti corpi celesti. La durata di un anno luce corrisponde alla distanza percorsa dalla luce nell’intervallo di un anno, che viaggia nello spazio ad una velocità di circa 300.000 chilometri al secondo. Un anno luce, dunque corrisponde a circa 9.461 miliardi di chilometri.
A questo valore si giunge nel modo seguente: 300.000 km al secondo x 60 secondi x 60 minuti x 24 ore x 365 giorni = km 9.460.800.000.000 (km percorsi in un anno).
Se osserviamo un corpo celeste lontano dalla Terra 300 anni luce significa, perciò, che la sua luce impiega 300 anni per giungere fino a noi. Il che vuol dire che lo vediamo come era 300 anni fa. Oggi l’oggetto che osserviamo potrebbe essere diverso, o non esserci più.
La galassia di Andromeda dista, per esempio, da noi circa 2 milioni di anni luce: la vediamo quindi come era due milioni di anni fa.
La luce proveniente dal nostro Sole impiega circa 8 minuti per giungere a noi, quindi la luce che ci illumina è quella di 8 minuti fa.
La prima tornata di immagini pervenutaci dal James Webb Space Telescope è la seguente: la Nebulosa della Carena (Nebulosa di Eta Carinae, NGC 3372): che è una delle nebulose a emissione (una nube interstellare di gas ionizzati) più grandi e brillanti del cielo, nonché uno degli oggetti celesti più osservati in assoluto. Si trova a circa 7600 anni luce di distanza, nella costellazione della Carena. Ospita molte stelle massicce diverse volte più grandi del Sole e al suo interno sono attivi fenomeni di formazione stellare.
Il WASP-96b (di cui è stato realizzato lo spettro): è un esopianeta gigante gassoso scoperto nel 2014 che si trova a circa 1150 anni luce dalla Terra. Questo pianeta gioviano caldo orbita attorno alla sua stella ogni 3,4 giorni e ha una massa pari all’incirca la metà di quella di Giove.
La Nebulosa Anello del Sud (NGC 3132): una nebulosa planetaria (cioè un involucro incandescente di gas espulso nella fase finale della vita delle stelle). Somiglia a una piscina di luce, un capolavoro estremo creato da una stella nell’ultima fase della sua evoluzione. Ha un diametro di circa metà anno luce e si trova a 2000 anni luce dalla Terra.
Il Quintetto di Stephan è un gruppo di cinque galassie a 290 milioni di anni luce nella costellazione di Pegaso. Fu il primo gruppo compatto di galassie a essere scoperto ed è il più studiato fra tutti gli ammassi galattici compatti. In realtà le componenti del sistema sono quattro galassie interagenti, coinvolte in una serrata danza celeste con ripetuti incontri ravvicinati, mentre una quinta è stata associata al gruppetto per motivi prospettici.
L’ammasso di galassie SMACS 0723 è una regione celeste che ha abbastanza gravità da distorcere la luce delle galassie distanti dietro di sé e permette così di esplorare i confini dell’Universo.
Come previsto dagli esperti, questo primo pacchetto di immagini offre un assaggio dei temi scientifici che hanno ispirato la missione del telescopio: l’Universo primordiale, l’evoluzione delle galassie nel tempo, il ciclo di vita delle stelle e dei pianeti extrasolari. Sarà in grado di osservare una parte di spazio e di tempo mai visti prima, arrivando a 13,5 miliardi di anni fa, l’epoca in cui si sono formate le prime stelle e le prime galassie.
Lo studio delle immagini ci porterà a comprendere quel Vento incessante, il Caos e l’Energia dell’Amore primordiale presenti nell’Universo, leggeremo al di là del linguaggio mitico quanto è scritto nella Genesi:
“In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. Dio disse: “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che sono sopra il firmamento”.