di Andrea Filloramo
Rispondo a una lunga email ricevuta qualche settimana fa concernente gli abusi sessuali, la pedofilia e il celibato dei preti. Su questi argomenti, come i lettori sanno, ho più volte scritto su IMG Press. Basta quindi consultare la rubrica del Foglio Elettronico per leggerli. Non mi esimo, però, di aggiungere altre considerazioni.
Nei vari scritti ho ripetutamente sostenuto che per liberare la Chiesa Cattolica dai preti pedofili e dagli abusi sessuali clericali, non occorre tanto abolire il celibato ecclesiastico, come vorrebbe l’autore della email inviatami, ma abbandonare la distorta e fobica visione della sessualità propria della Chiesa Cattolica, andando magari al di là del fatto che essa sia stata proposta o voluta da S. Agostino e da S. Tommaso d’Aquino, vissuti – come sappiamo – molti secoli fa, le cui dottrine non sono quindi da considerare assolutamente intoccabili.
A tal proposito faccio mie le dure e chiare parole di Paul-Michel Foucault (1926 –1984), filosofo, sociologo, storico della filosofia e della scienza francese, che scrive “Nella Chiesa tutte le volte che si parla di sessualità, arrivano sempre i sessuofobi, disposti a regalare agli altri i precetti, la vergogna, l’insonnia, gli incubi, pronti a mettere volutamente e ipocritamente in dubbio le acquisizioni scientifiche, antropologiche, psicologiche fatte nell’ultimo secolo, relative a quest’aspetto fondamentale dell’esistenza umana, che deve essere libero da coercizione, da discriminazioni e violenza. Per i sessuologhi per nulla valgono e forse li ignorano gli studi che riempiono le biblioteche”.
Quella di Foucault è sicuramente un invito pressante ad una rivoluzione di tipo culturale che con forza occorre nella Chiesa riproporre.
Oggi è veramente triste sapere che ci sono tanti i preti che per la formazione umana avuta nei seminari vivono con problematiche sessuali anche gravi, ma che continuano a confessare, celebrare, predicare e assumere incarichi anche molto prestigiosi nella Chiesa.
Diciamo la verità: oggi preti e vescovi “sporcaccioni” e “ viziosi” ce ne sono tanti, appartenenti e alle vecchie generazioni quando si entrava in Seminario da bambini e si usciva a 24/25 anni senza alcuna formazione umana, utile per affrontare i problemi del mondo o a quelle più recenti degli ultimi decenni, quando molti preti hanno scelto la vita clericale dopo aver conseguito un diploma o addirittura una laurea o esercitato una professione, ben consapevoli, quindi, di quel che era la vita che avrebbero dovuto vivere dopo la loro ordinazione presbiterale.
La vita sessuale dei presbiteri – è necessario dirlo – è una questione che la Chiesa non ha affrontato ancora seriamente. Non ha tenuto conto dell’umanità dei preti, della loro fragilità, del fatto che non possono esistere e mai forse sono esistiti veri problemi “sacerdotali” , ma che tutti i loro problemi sono problemi umani, che riguardano cioè persone che sono uguali in tutto e per tutto alle altre persone.
E’ assurdo, quindi, racchiuderli in una separata e assurda categoria come è quella del clero e per tal motivo attribuire a loro super poteri e super ideali che non hanno e che mai potranno tutti avere.
Non è sicuramente l’imposizione delle mani fatte dal vescovo nel giorno dell’ordinazione a disumanizzare i preti, a renderli eunuchi per il regno dei cieli o almeno capaci di divenire.
Si inserisce prepotentemente in questo quadro la pedofilia clericale, che non si sa se è un difetto, un vizio o una malattia molto grave dei preti, di cui tanto oggi si parla, si discute e si scrive nei giornali.
Da qualche decennio le contestazioni rivolte alla Chiesa Cattolica sul tema della pedofilia clericale sono state frequenti. L’accusa principale è quella di aver prima prodotto e poi protetto sacerdoti pedofili, ignorando le denunce e limitandosi al massimo a trasferirli in altre parrocchie. Probabilmente nel passato non c’è stato vescovo che nella sua diocesi non abbia operato in tal senso, a cominciare da Joseph Ratzinger, quando era arcivescovo di Monaco in Baviera.
Su tutte le testate giornalistiche italiane e internazionali, pertanto, si è parlato di “copertura dei casi di abusi sessuali”, di “interventi ritardatari da parte delle autorità ecclesiali”, di “processi segreti”, di “ottenimenti di “lasciapassare”, di “scarsa considerazione delle denunce mosse dalle vittime” e di “trasferimenti di sacerdoti accusati di molestie sessuali”.
Una cosa è certa: i preti pedofili non erano e non sono oggi da considerare delle “mele marce” come dicono alcuni vescovi e come sostiene la stessa Conferenza Episcopale Italiana. La pedofilia clericale, in tutte le sue forme, anche quella “dolce”, occulta e silenziosa, data anche dalla facilità dei preti ad “approcciarsi” con i bambini, è più diffusa di quanto si possa pensare.
Sollevare totalmente il velo su questo mondo oscuro e impenetrabile del clero che non può essere mai netto e definitivo, è un’impresa che deve essere fatta con maggiore impegno e solerzia dalla stessa Chiesa, la cui omertà, se nel passato quando cercava di tutelare il buon nome dei preti era per qualche caso magari in una certa misura comprensibile, oggi però non le è consentito andare oltre i limiti posti dal Vangelo.
Oggi basta mettere insieme i tasselli del mosaico, dispersi nelle cronache locali e poi dimenticati, per fare emergere un quadro di violenza endemica che riguarda ogni ambito della vita della Chiesa e molti anzi moltissimi preti. In quasi tutte le diocesi ci sono stati casi di pedofilia o di altri abusi sessuali che hanno avuto come protagonisti dei preti.
Troviamo, perciò, preti che approfittano del loro potere per allungare le mani sui ragazzini in sacrestia, durante le lezioni di catechismo o le prove del coro, in campeggio o nei centri estivi, nelle comunità di recupero, nei centri di ascolto, nelle scuole cattoliche.
Ci sono anche preti molestatori seriali in attesa di giudizio per induzione alla prostituzione minorile e violenza privata.
Gli stupri operati sui minori non di rado si protraggono per anni, a volte anche per decenni, lasciando segni indelebili nelle vittime, costrette spesso a fare i conti con le conseguenze fisiche e psicologiche della violenza per il resto della vita.
Papa Francesco ha promesso di sradicare i crimini sessuali all’interno della Chiesa e ha chiesto il perdono delle vittime ma ciò come facilmente capiamo non è sufficiente. E’ tutta la Chiesa che si deve convertire a una visione dell’uomo che considera il sesso come dice lo stesso Papa, un “ dono di Dio” e aggiunge: “la sessualità è grande, custodite la vostra dimensione sessuale, la vostra identità sessuale. Custoditela bene e preparatela per l’amore, per inserirla in quell’amore che vi accompagnerà tutta la vita”.