Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: La crisi religiosa

di ANDREA FILLORAMO

La crisi non soltanto della Chiesa Cattolica ma di tutte le religioni è diventata inarrestabile. Si sta realizzando, perciò, il grido di Nietsche che oggi è considerato quasi un profeta per la sua urtante affermazione, preannunciata nel 1882, nella “Gaia Scienza”: “Dio è morto”, come dire che il mondo non è più governato da Dio, evento questo “tremendo per i futuri due secoli”.

Egli aggiunge: “Che ne è di Dio? Noi l’abbiamo ucciso – io e voi! Noi siamo i suoi assassini! “.

Allora come oggi erano molte le persone, che non credevano più in Dio e il pazzo immaginato da Nietsche, che fa quella predizione, non aveva l’intenzione di propagare l’ateismo, come pensavano i suoi critici e come pensano oggi quelli che mal comprendono il suon pensiero, bensì di annunciare solo un evento disastroso giunto, “troppo in anticipo”, per le persone che non erano preparate a vivere senza un Dio che le guidasse”.

In seguito Nietzsche scriverà ancora in “Ecce homo” che dopo questo evento terribile scatterà un “secolo di guerre come non se ne sono mai viste sulla terra.

“Perché la morte di Dio coinciderà con l’inizio di tante guerre? Perché gli esseri umani, non avendo più Dio cadono in un forte senso di colpa fino a torturarsi reciprocamente, facendo guerra all’infinito”.

Cerchiamo di riflettere: sono tanti quelli che, durante questa pandemia, avendo perso la fede, si sentono soli, smarriti e confusi; hanno paura di tutto e di tutti, combattono una sottile guerra psicologica fra il proprio Io e un virus che uccide, una guerra terribile perché il nemico non è l’uomo, bensì quell’agente patogeno che, nascosto dentro di noi, infetta l’altro. In seguito – ne siamo sicuri –  ci saranno, purtroppo altre guerre prodotte da altri germi virali.

Non ci rimane altro che sperare in un Umanesimo cristiano, che possa cambiare la concezione del mondo a guida umana, che rispetti la natura come opera di Dio e che consideri che la totalità della realtà non può esaurirsi nell’“immanente”.

Il cristianesimo ha basato la propria esistenza precisamente sull’accettazione del fatto che il “trascendente” è assolutamente imprescindibile perché sia possibile la comprensione della totalità della realtà.

Il Vangelo lo afferma: «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18).

L’insegnamento di Gesù è stato in tal senso netto e chiaro: Gesù dice: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14,9).

Cosa stava vedendo Filippo, al quale Gesù si rivolge nel fare questa affermazione? Sta vedendo un uomo che lì a poco sarà condannato a morte, un uomo considerato molto pericoloso per i sacerdoti del tempio (Gv 11, 48), una minaccia per la Religione. Ciò dimostra che la Religione può allontanarsi dal Vangelo. Gesù è un uomo che neppure Pilato voleva uccidere, mentre i professionisti del “sacro” si prendevano gioco di lui persino nella sua agonia (Mt 27, 38-44 par.). Per loro, Gesù era un «delinquente condannato a morte» (G. Theissen).

E’ cosa certa: secondo i Vangeli, Gesù non ha mai voluto fondere il suo Vangelo con la Religione del tempio e dei sacerdoti.

Anche oggi molti del clero modificano persino il Vangelo, lo spiegano come conviene loro, in maniera che non complichi la loro vita. È ciò che la Religione, un certo tipo di Religione, sa fare, che tende fortunatamente a finire.