Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: la Madonna che piange sangue a Trevignano

di ANDREA FILLORAMO

Rispondo a chi mi chiede di esprimere il mio parere sulla “credenza” della Madonna che piange sangue a Trevignano.

 

Nella nostra cultura moderna il vero significato di ‘credenza’ è uno stato mentale di assenso, privo di certezza e persino dubbioso, a proposizioni. Inversamente, è erroneo considerare la fede come una specie di supercredenza, cioè – tomisticamente – come una virtù essenzialmente cognitiva che permette di credere in proposizioni che appaiono incredibili alla ragione naturale.

Al contrario della credenza, quest’atteggiamento non solleva nemmeno la questione della realtà del suo oggetto ed è perciò incompatibile con il dubbio. Dopo questa premessa, non mi meraviglio assolutamente: quel che è avvenuto a Trevignano si ascrive, come già è avvenuto a Medjugorie, a Giampilieri e in tantissime altre località a quella sensibilità, alle devozioni  esasperate ed emotive, al miracolismo e a quel che appartiene alla cosiddetta religiosità popolare, una religiosità affettata, fatta di atteggiamenti di pietà esibita, in cui spesso la superstizione sostituisce la fede, di racconti curiosi e ricchi di fascino di quella cultura del sacro che è sempre riemergente dove si infiltrano facilmente gli speculatori e i facilitatori del turismo religioso, che pur essendo in un momento di forte crisi economica, è molto fiorente. Fanatismo, superstizione, massificazione, narrazioni di miracoli, litanie, almanacchi, diffusione capillare di tanto “opuscolame devozionale”, statue, statuette di Madonne tinte di rosso magari di sangue suino, si contrappongono, quindi, a responsabilità, coscienza, consapevolezza, a quella non di rado fraintesa fede adulta che ha nella denuncia del ‘Dio tappabuchi’ di Dietrich Bonhoeffer la sua indiscussa bandiera.

Una certa parte della Chiesa fatta anche di preti e vescovi celebra così la mitologia cristiana, che la Chiesa mai ha voluto totalmente allontanare da sé, tant’è che lascia correre del tempo per non intervenire, accettando de facto le sacre fandonie che illustrano o simboleggiano credenze e valori adottati nella sua tradizione e nella liturgia religiosa. I miti cristiani, come una volta ancor oggi, diventano storie e parabole cui viene attribuito un profondo valore simbolico ed esplicativo in cui si esaurisce, purtroppo, però, per tanti tutta le fede e l’impegno di una certa parte del popolo cristiano. Da evidenziare che la questione non è la scelta tra fede adulta e la fede dei semplici o dei creduloni, quanto piuttosto riuscire davvero a rivitalizzare la Chiesa perché sia sempre più vissuta e partecipata.