Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: La “sharia”

di ANDREA FILLORAMO

Molti la prevedevano, tutti l’abbiamo temuta ed eccoci costretti ad assistere con raccapriccio alla riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani, uno dei gruppi radicali di fondamentalisti islamici, che attraverso le parole di un loro rappresentante, comunicano al mondo che sarà applicata in tutto il territorio afgano da loro rioccupato la “sharia”, di cui tutti i fedeli musulmani praticanti sono seguaci.  

 

La “sharia”, che i talebani si ripromettono di realizzare, desta grande preoccupazione, poiché richiama il modo autoritario e repressivo con cui essi governarono fra il 1996 e il 2001, imponendo estese limitazioni alle libertà individuali.

Ma in che cosa consiste la “sharia”?

La parola “sharia” in arabo significa retta via, sentiero, e nella religione musulmana indica un insieme di concetti astratti desunti dai principali testi, cioè il Corano, libro sacro per i musulmani e i racconti della vita di Maometto – la Sunna, contenente i detti, gli insegnamenti e le pratiche del profeta – che agiscono come un codice di condotta a cui i musulmani devono aderire.

La Sharia, quindi, non sarebbe, come da qualcuno definita, la “legge islamica”, ma contiene soltanto precetti, principi etici e morali ad ampio raggio, che per il fedele musulmano sono perfetti e immutabili, atti a costituire e a fondare, un codice di leggi, dati dall’interpretazione di studiosi, di religiosi, di politici, di gruppi armati, di giuristi (fugaha), che traducono la stessa sharia in leggi scritte e particolari (i fiqh).

A differenza della sharia che è immutabile, però, i “figh” sono sempre modificabili, in quanto prodotti dall’uomo.

A questo punto occorre far presente che la religione islamica, a differenza del cattolicesimo non ha un’autorità centrale ( il Papa ), né ha un clero. Da qui la ricerca del consenso dei giuristi (non riconosciuto per esempio dalla dottrina sciita), e del ragionamento deduttivo che porta a prendere una decisione su un caso simile previsto dalle fonti, in base sempre alla sharia.

Dato, però, che le fonti non sono moltissime, il corpus della sharia è per forza di cose piuttosto limitato.

Pertanto, solo pochissimi versetti [del Corano] presentano un vero e proprio contenuto giuridico, e molte di queste norme disciplinano settori specifici, specie il diritto di famiglia e le successioni, o sono accompagnate da prescrizioni di carattere religioso.

Fra le varie scuole di pensiero esistono anche divergenze molto più complesse, per esempio su alcuni crimini. Fra questi ci sono anche i rapporti sessuali fuori del matrimonio, l’adulterio o certi tipi di rapina.

Durante i primi tempi della loro espansione in altre zone dell’Afghanistan, i talebani erano determinati a imporre un misto di sharia e leggi tribali pashtun, fatto che venne interpretato come un tentativo di imporre le leggi pashtun di Kandahar, cioè della zona di provenienza di moltissimi talebani, su tutto il paese; e non come un tentativo di imporre la sharia.

Per tutto questo molte dichiarazioni del portavoce dei talebani durante la conferenza recente, tra cui quelle sulla sharia e sui diritti delle donne, sono assai difficili da giudicare, perché la loro interpretazione può essere molto ampia: citare la sharia non significa necessariamente annunciare l’imposizione del burqa, o il divieto delle donne di studiare e lavorare, come ha suggerito qualche commentatore nei giorni scorsi e come speriamo che non avvenga o come probabilmente avverrà.

Il punto sarà capire come i talebani decideranno di applicarla, con che livello di integralismo, e capire se le aperture mostrate finora siano qualcosa di reale o solo un tentativo temporaneo di mostrare una faccia più presentabile al mondo, per ottenere legittimità ed evitare l’isolamento internazionale.

Il capo dei Talebani ha ufficialmente dichiarato che nel suo governo ci saranno delle donne (anche in base alla Sharia), e che esse potranno studiare e lavorare liberamente senza essere ostacolate, indossando solamente l’hijab come indumento obbligatorio, e di avere in mente di costruire un Paese civile, democratico.

Sappiamo che le donne si dicono ancora scettiche e, il giorno dopo la ripresa al potere dei Talebani, alcune di loro sono scese per le strade a manifestare per i loro diritti.

Non convinte della certezza di poter vivere liberamente la loro vita con i Talebani, stanno dimostrando di voler ottenere solamente i semplici diritti più basilari nella loro vita, e di voler anche loro contribuire al futuro del Paese.

Il 17 agosto 2021 Miraqa Popal, caporedattore dell’emittente televisiva ToloNews, ha pubblicato su Twitter un post che mostra una giornalista intenta ad intervistare, in diretta televisiva, un medico membro dei talebani.

La giornalista ha intervistato il talebano guardandolo negli occhi e senza burqa, munita solo del semplicehijab, il che dimostra che molte donne sono disposte a tutto per i loro diritti e vogliono dimostrare ai Talebani di non temerli.

Nonostante le promesse fatte dai Talebani, alcuni loro proseliti hanno continuato a molestare le donne per strada, a vietare loro l’accesso ad alcune istituzioni, e ostacolandole al lavoro.