
di Andrea Filloramo
E.S. lettrice di IMGPress, in un’email inviatami, dopo aver manifestato la sua apprensione per la salute di Papa Bergoglio, al quale ha augurato una lunga vita, non nasconde che, data anche l’età molto avanzata del Pontefice, Il suo decesso potrebbe accadere e mi chiede: “Papa Francesco si è caratterizzato sempre per la sua semplicità e per la sua umiltà. I suoi funerali, che spero siano il più tardi possibile – a suo parere – rifletteranno il suo stile di vita o saranno, come per gli altri papi contraddistinto dalla solennità che non sono confacenti con la sua testimonianza cristiana?”
Rispondo a questa domanda, che senz’altro ha un sapore scaramantico, che mi permette, però, ancora una volta, di esaltare questa figura di Papa che ha iniziato un processo di innovazione e di catarsi nella Chiesa Cattolica. che si spera che sia continuato dai suoi successori.
Papa Francesco ha chiesto, come dichiarato da lui stesso in diverse occasioni, che le esequie del Romano Pontefice siano quelle di un “pastore e discepolo di Cristo e non di un potente di questo mondo”, che “esprimano la fede della Chiesa in Cristo Risorto”, che siano delle funzioni snelle da svolgere «con dignità come per ogni cristiano».
Qualunque cosa accadrà e qualunque forma rituale avrà il suo funerale, al quale non dobbiamo pensare, mi piace riflettere, in questo momento di assenza fisica del Papa, che si spera che sia provvisoria – su quello che scrive Michel Cool, nel quotidiano cattolico francese La Croix. In un’intervista il giornalista e scrittore sottolineando l’importanza della parola del Pontefice e della sua testimonianza in un contesto mondiale come quello odierno che appare oscuro e senza speranza, scrive:
“Credo che ci siano molte ragioni per cui piace Papa Francesco. Dall’inizio del suo pontificato, dodici anni fa, ci siamo abituati alla sua presenza, alla sua voce, al suo stile personale, che è molto caratteristico e distinto dai suoi predecessori, autentico, libero. Ho la sensazione che stiamo vivendo un ritorno del tragico. Il Papa, con il suo modo di essere, rappresenta una forma di resistenza spirituale di fronte alla disperazione e alla paura”.
Aggiungo che è un fatto altamente simbolico che la malattia del Papa sia avvenuta nel bel mezzo di un Anno Giubilare, in un momento in cui il mondo è messo alla prova “per sperare contro ogni speranza”, per usare l’espressione paolina.
Di fronte a realtà globali molto preoccupanti, ci viene chiesto di sperare nella fede cristiana, anche se Papa Francesco è fisicamente assente, anche se probabilmente non prenderà parte ai prossimi riti pasquali.
Questo distacco in un certo senso può destabilizzarci ma rappresenta una potente sfida, che ci invita a dimostrare maturità nel nostro rapporto con il mondo.
E’ da evidenziare che Papa Bergoglio ha preso posizioni coraggiose che gli hanno alienato parte del clero e i fedeli più tradizionalisti, ma ha riacceso la religiosità stanca di tanti cristiani e conquistato l’ammirazione e la stima di molti non credenti, dimostrando che un’istituzione quale la Chiesa è capace, in difficili momenti storici, di rinnovarsi.
La laicizzazione della nostra società ha generato, complice la crisi profonda che stiamo attraversando, un bisogno di spiritualità che riempia il vuoto di senso lasciato dal venir meno delle antiche certezze e dalla passione ideologica.
E’ indubbio che Papa Francesco sia la figura pubblica più popolare di tutto l’orbe terraqueo.
Lo sostiene un sondaggio di WIN/Gallup International, colosso della ricerca sociologica, secondo il quale i cattolici e gli ebrei sono i gruppi religiosi con la migliore opinione del pontefice. Più della metà dei cristiani protestanti e la grande maggioranza di atei e agnostici lo vede “con favore”.
In un mondo in cui crescono paura, insicurezza e incertezza del futuro, la figura carismatica del Papa costituisce un saldo punto di riferimento, il suo linguaggio semplice, quasi infantile, lancia un messaggio di speranza che porta conforto al malessere esistenziale dell’uomo.