di ANDREA FILLORAMO
Chiunque ha studiato Filosofia nei Licei o all’Università, non può non rammentare, quanto nel 1600 scriveva il filosofo inglese Thomas Hobbes nel “Leviatano” e nel “De Cive” e non scorgervi un’attualità che era inimmaginabile fino a tre mesi fa e che oggi mentre si infiamma la guerra fra la Russia e l’Ucraina si fa evidente.
Hobbes ha un netto rifiuto dell’assunto aristotelico che considera l’uomo un “animale politico”: a suo parere, quindi, non c’è un naturale sentimento di amicizia e pertanto alla base della loro tendenza ad associarsi ci sarebbe soltanto il mero bisogno.
Hobbes individua due assiomi dai quali fa discendere l’intera scienza politica: la bramosia naturale e la ragione naturale.
Nello stato di natura tutti sono in guerra contri tutti.
In una condizione naturale la bramosia naturale è quella che spinge gli uomini ad assicurarsi la sopravvivenza agendo in maniera egoistica.
Temendo, però, la morte violenta essi, trovandosi in una situazione di incessante guerra di tutti contro tutti (bellum omnium contra omnes) che, se protratta nel tempo, può addirittura portare all’estinzione della specie. sono in grado di uscire da questa guerra facendo leva su alcuni istinti e sulla ragione.
La ragione proibisce a ciascun individuo di fare ciò che può provocare la distruzione della vita, consigliandogli invece di agire in modo che questa si conservi al meglio.
Questo principio razionale è alla base di tutte le Leggi naturali che mirano a sottrarre l’uomo dall’influsso degli istinti.
Nel “Leviatano” Hobbes elenca diciannove Leggi di natura ma si è soliti ricordare le prime tre: la prima impone di sforzarsi di cercare la pace; la seconda impone di rinunciare alle proprie pretese sui beni comuni solo nel caso in cui anche gli altri soggetti siano disposti a fare altrettanto (richiamando così il passo evangelico che dice: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» Mt 7,12); la terza legge prevede che, una volta che tutti i singoli abbiano di comune accordo rinunciato alle proprie pretese, ciascuno di essi rispetti gli accordi presi: dalla loro osservanza, o dalla loro trasgressione.
In queste poche righe molto riassuntive e, quindi, incomplete del pensiero politico hobbesiano c’è tutto il paradigma di una guerra in corso della quale, fino ad adesso, non prevediamo le conclusioni.
“Bisogna trovare la pace”: diceva Hobbes e lo dicono oggi quanti la guerra la subiscono ma non i protagonisti ad iniziare da Putin che ha aggredito un paese libero e indipendente, a Zelensky che, per difendere il proprio paese chiede armi e ottiene armi e incita alla guerra nei confronti dell’aggressore, al Presidente degli Stati Uniti d’America, che non è estraneo alle cause che determinano tutte le guerre che si sono svolte o si svolgono nel mondo, all’Europa che era indifferente quando il fuoco nei paesi dell’Est covava sotto la cenere.
“Bisogna far leva sulla ragione” diceva Hobbes, ma dov’è la ragione? A dire il vero non lo sappiamo. Essa è rimasta solo una parola priva di senso, un concetto solo filosofico, che nulla a che vedere con la realtà.
Se è così, a malincuore, quindi, dobbiamo dire con Nietsche: “Mi chiedete di dirvi tutto ciò che è idiosincrasia nei filosofi?… Per esempio, la loro mancanza di senso storico, il loro odio contro l’ideale del divenire, il loro egitticismo. Essi credono di fare onore ad una cosa spogliandola del loro lato storico, sub specie aeterni, — quando essi ne fanno una mummia. Tutto ciò che i filosofi hanno maneggiato da migliaia d’anni era delle idee-mummie, e niente di reale usciva vivente dalle loro mani. Essi uccidono, impagliano quando adorano, i signori idolatri delle idee, — essi pongono tutto in pericolo di morte quando adorano. La morte, l’evoluzione, l’età, sono altrettante obbiezioni come la nascita e la crescita, — ed anche delle confutazioni. Ciò che è non diviene; ciò che diviene non è… Ora credono tutti disperatamente all’essere. Ma siccome non possono impadronirsene, essi cercano delle ragioni per sapere perché non si abbandona loro: «Bisogna che vi sia in ciò una apparenza, un inganno, il quale fa che noi non si possa percepire l’essere: dov’è l’impostore?».
Necessario ed urgente è l’ascolto della voce di Papa Francesco, che è l’unico leader del mondo che dice: “E’ triste vedere che l’umanità non riesce a essere capace di pensare con schemi e progetti di pace. Tutti pensiamo con schemi di guerra. E il cainismo esistenziale (…) Ogni guerra – nasce da un’ingiustizia (…) chiedo di essere ponti, di creare ponti, di pregare e lavorare per la pace”.