di ANDREA FILLORAMO
Sgombriamo il campo, innanzitutto, da un equivoco di fondo: papa Francesco non è un rivoluzionario dottrinario come mi scrive una lettrice di IMG PRESS, ma è un gesuita saldamente formato nella teologia cattolica tradizionale, dalla quale attinge a piene mani e la interpretra e la traduce in termini accessibili.
Occorre ricordare che alle spalle di Papa Francesco stanno il Concilio Vaticano II con la Costituzione dogmatica Lumen Gentium (21 novembre 1964); la Costituzione pastorale Gaudium et Spes (7 dicembre 1965); le Encicliche Mater et Magistra (15 maggio 1961), la Pacem in terris (11 aprile 1963), la Populorum progressio (26 marzo 1967), gli esiti della Seconda Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano a Medellin in Colombia, inaugurata da Paolo VI il 24 agosto 1968, documenti che forse molti preti non hanno mai letto.
Nel bagaglio esistenziale di Papa Bergoglio ci sono, inoltre: la realtà in presa diretta della guerra del Vietnam, della Rivoluzione culturale cinese, dell’’America Latina attraversata da dittature militari sanguinarie e da movimenti di liberazione armati in cui Padre Camilo Torres veniva ucciso in un’imboscata dell’esercito colombiano il 15 febbraio 1966; in cui ancora Che Guevara dall’esercito boliviano veniva trucidato il 9 ottobre del 1967.
Non si può non rammentare che Papa Francesco ha ben chiaro il contesto dell’America Latina. Le favelas le conosce di persona, non per sentito dire, come conosce bene anche l’Europa e particolarmente l’Italia in cui si rintracciano le sue origini.
Sa, quindi, non solo cosa è la povertà ma sa come viverla e proporla agli altri.
Papa Bergoglio sa che non esistono mai le persone o le situazioni assolute, ma sempre persone inserite in un contesto; che la realtà non è mai bianca o nera, bensì dominata da mezzi toni, sfumature; che essa è dinamica e non statica e non si capisce perché la Chiesa non debba essere anch’essa dinamica.
La sua originalità consiste: nel fatto che sa come parlare in maniera comprensibile e sa quali corde toccare per presentare l’annuncio del Vangelo in maniera efficace.
Lo sappiamo: egli non piace né può piacere a tutti.
Papa Francesco, infatti, è un Papa ecologista e per questo non può piacere a chi investe sull’inquinamento e sullo spreco delle risorse.
E’ un Papa che si batte contro la pena di morte, contro la vendita delle armi e contro il ricorso alla violenza, alla lunga egli spaventa i mercati e le aziende che sugli armamenti hanno costruito un fiorente commercio.
Un Papa che chiede vaccini gratis, non è certamente ben visto dalle industrie dei brevetti.
Un Papa così manda il segnale di una Chiesa che vuole stare sempre più vicina all’umanità.
Egli dice: “Per andare bisogna essere leggeri. Per annunciare bisogna rinunciare. Solo una Chiesa che rinuncia al mondo annuncia bene il Signore. Solo una Chiesa svincolata da potere e denaro, libera da trionfalismi e clericalismi testimonia in modo credibile che Cristo libera l’uomo e chi, per suo amore, impara a rinunciare alle cose che passano, abbraccia questo grande tesoro: la libertà”.