di ANDREA FILLORAMO
Ritengo molto interessante un’indagine recente basata sulla raccolta di circa 9.000 interviste a giovani di età compresa tra i 18 ed i 30 anni, i cui risultati obbligano a un serio ripensamento sul modo di trasmettere i contenuti della fede cattolica, su come essa venga praticata e vissuta dalle nuove generazioni.
Dall’indagine risulta, innanzitutto, che non sono pochi i giovani che pensano, pur dichiarandosi cattolici, che il cattolicesimo sia un’istituzione ormai diventata addirittura noiosa, che, al pari di tutte le altre religioni sia solo un sistema di valori, non vincolante, un’etica che impegna solo al rispetto e alla eguaglianza e obbliga soltanto ad andare a Messa nelle feste comandate.
Tutti gli intervistati o quasi tutti dicono di credere in Dio, ma il loro Dio non è quello che è proposto dalla teologia, che, poi, sconoscono quasi del tutto; non è neppure quello del catechismo. Il catechismo per loro è un mero elenco di dottrine, da conoscere e da magari dimenticare subito dopo, perché non utili, per accostarsi alla prima comunione o alla cresima, riti che assieme al battesimo, il fedele deve necessariamente celebrare anche con “solennità” per essere riconosciuto come cattolico. Non così per il matrimonio, quello concordatario, al quale preferiscono la convivenza.
Molti giovani dicono di essere giunti alla fede per tradizione familiare; conservano un bel ricordo degli anni infantili passati in oratorio, ma di avere dopo abbandonato i sacramenti e forse definitivamente.
Fra questi ultimi intervistati non manca chi intorno ai 25 anni si è riavvicinato alla Chiesa, portato da esperienze forti, quali il dolore, una malattia o un lutto, altri per avere incontrato un prete “giusto”. A tal proposito, quindi, sanno distinguere il prete “giusto” da quello “ingiusto”. Per gli under 30, i preti non “giusti” sono quelli che mascherano con un falso attivismo e spiritualismo il fallimento della loro coerenza tra dire e fare, sono, a loro parere corrotti, incapaci di adeguare i contenuti della fede e impongono agli altri regole ferree, leggi, divieti e fanno sorgere continuamente sensi di colpa nell’esercizio del loro potere sulle coscienze,
Ovviamente, al di là dei risultati molto significativi di questa indagine, sono anche molti i giovani che, pur notando una certa “immobilità” o difficoltà della Chiesa ad adeguarsi al mondo giovanile in piena e rapida evoluzione, cercano di impegnarsi a vivere con coerenza la loro fede.
Ritengo lecita una domanda certamente provocatoria: “Vista anche la grande mole di lavoro catechetico che si fa nelle parrocchie, oggi alla quasi totalità dei giovani, a partire dalle scuole elementari fino all’ultimo anno dei Licei è stato impartito ed è impartito un insegnamento della religione cattolica con una spesa enorme dello Stato italiano. Tenendo conto dei risultati di questa indagine mi chiedo: tale insegnamento è efficace o è fallimentare? Ai preti e agli insegnanti della Religione Cattolica la risposta.