IL VERBO DEL CARDINALE RUINI SU UNA POLITICA DI DESTRA

Il “Corriere della Sera”, ha pubblicato un’intervista del cardinale Ruini, che è stato vicario del pontefice per la diocesi di Roma e arciprete della basilica papale di San Giovanni in Laterano dal 1º luglio 1991 al 27 giugno 2008.

 

di ANDREA FILLORAMO

Il “Corriere della Sera”, ha pubblicato un’intervista del cardinale Ruini, che è stato vicario del pontefice per la diocesi di Roma e arciprete della basilica papale di San Giovanni in Laterano dal 1º luglio 1991 al 27 giugno 2008.

Per 18 anni egli è stato dominus assoluto della Conferenza Episcopale Italiana; negli ultimi anni, pur essendo stato giubilato dal Papa ed essendo molto anziano (88 anni), agendo dietro le quinte, ha appoggiato i cardinali che scrissero il libello anonimo contro il Papa e quelli che nel 2017 criticarono ferocemente l’enciclica Amoris Laetitia sul matrimonio e la possibilità dei divorziati di accedere all’eucaristia che avevano l’obiettivo di screditare il Papa per costringerlo alle dimissioni.

Egli dice: “Spero che il Papa non approvi i viri probati” (cioè i preti sposati a determinate condizioni).  Smantella, così, Papa Bergoglio e il Sinodo celebrato alcuni giorni fa, minando sul nascere il progetto papale voluto non tanto per abolire il celibato (non è, fino a questo momento, nelle sue intenzioni) ma per allargare le maglie della camicia di Nesso dell’obbligo celibatario che vieta a tanti, data la carenza di preti. di usufruire del ministero presbiterale.

Ma non solo, il Cardinale, non trascurando il suo vecchio vezzo di orientare, controllare e condizionare la politica italiana affronta il ruolo dei cattolici nell’arena politica odierna giudicando positivamente il leader della Lega, particolarmente quando esibisce i simboli del cattolicesimo. Immediatamente una certa parte politica esulta; non le sembra vero che un cardinale di Santa Romana Chiesa prenda quella posizione non gradita sicuramente al Vaticano, che disapprova la speculazione fatta, per motivi elettoralistici, attraverso i simboli religiosi praticata da Salvini.

Esulta, pertanto, Vittorio Feltri che scrive: “Era ora che una personalità religiosa di rilievo pronunciasse un discorso di buon senso in grado di mettere un po’ di pace nel mondo dei credenti. Ruini ha detto: è sbagliato non dialogare con Salvini, il quale, tutto sommato, sa cogliere e interpretare meglio di altri i sentimenti dei cristiani. Il porporato ha fatto altresì chiarezza sulla vexata quaestio del Rosario “brandito” spesso dal leader leghista. Non c’è nulla di male, anzi, a baciare in piazza il crocefisso: semmai è un contributo alla fede popolare, un modo efficace di esprimere la passione e la fede delle masse”. 

Feltri sa bene che il Cardinale nel passato è stato compromesso con chiunque deteneva il potere e ha fatto diventare la CEI la cassa di risonanza del “principe” di turno e ancora oggi, a distanza di anni, si fa garante della destra odierna rappresentata da Salvini.