Il ruolo del tutore legale nella gestione dell’emergenza: la protezione e il processo d’integrazione.
«Una delle criticità maggiori legate al fenomeno dei minori migranti non accompagnati è proprio quella della rappresentanza legale: in questo quadro la specializzazione degli operatori del diritto gioca un ruolo fondamentale nella capacità di tutela e difesa della parte più vulnerabile coinvolta nel fenomeno migratorio». Con queste parole la presidente della Camera minorile di Catania Renata Saitta ha dato il via all’Istituto Ardizzone Gioeni al primo appuntamento del percorso formativo organizzato nell’ambito di un progetto dell’Unione nazionale camere minorili, finanziato dalla Cassa forense e patrocinato dal Consiglio nazionale di categoria, dall’Ordine degli avvocati di Catania e dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Siciliana. «In questa sede abbiamo delineato l’importanza della figura del tutore volontario nel processo d’integrazione del minore straniero – ha sottolineato Ursula Raniolo, avvocato della Camera minorile di Catania che ha coordinato le relazioni – la nostra realtà territoriale è particolarmente interessata dalla loro presenza: all’inizio di quest’anno in Sicilia ne sono stati censiti circa 6mila».
Sono intervenuti per i saluti istituzionali il presidente del Tribunale di Catania Francesco Maria Mannino, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione siciliana Luigi Bordonaro, il vice prefetto aggiunto Federica Nicolosi, il vice questore di Catania Antonia Maria Compagnini, l’avvocato Maria Carmela La Delfa in rappresentanza del presidente dell’Ordine etneo Maurizio Magnano di San Lio, il delegato nazionale della Cassa Forense Giuseppe La Rosa Monaco e il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Catania Caterina Ajello che ha sottolineato come «la presenza dei tutori legali possa rappresentare un aggiuntivo strumento di controllo nell’ottica della prevenzione dell’eventuale decorso criminale che i giovani migranti possono intraprendere se non adeguatamente seguiti: dalla prostituzione allo spaccio passando per la radicalizzazione jihadista».
«Con l’aumentare dell’impatto dei flussi migratori sul nostro territorio abbiamo dovuto ampliare la funzione tipica della giustizia minorile ricomprendendo la categoria dei minori migranti non accompagnati che giungono nel nostro paese – ha dichiarato la presidente del Tribunale per i minorenni di Catania Maria Francesca Pricoco – con tutte le difficoltà del caso rappresentate dal fatto che prima dell’entrata in vigore della legge n. 47 del 7 aprile 2017, non esisteva una normativa che disciplinasse organicamente tutte le questioni legate al riconoscimento dei diritti del minore straniero non accompagnato. Durante gli anni precedenti abbiamo dovuto agire per via interpretativa, seppur costituzionalmente orientata, cercando di attingere dalle varie fonti, primo fra tutte il Testo Unico immigrazione. La legislazione nazionale ha fatto proprio il percorso interpretativo che il Tribunale per i minorenni di Catania ha messo in atto in anticipo rispetto alla legge stessa, recependo le necessità dei territori come il nostro che sono al centro dei flussi migratori e lo ha fatto riconoscendo quest’indirizzo attraverso due indicazioni importanti: in primo luogo riqualificando lo status giuridico del minore straniero non accompagnato, stabilendo che per il solo fatto di appartenere alla categoria dei minori in genere gli devono essere riconosciuti tutti i diritti che spettano ai minori secondo il nostro ordinamento, quindi a quelli che si trovano in territorio italiano deve essere applicata pienamente e compiutamente tutta la legislazione italiana. Questo è molto importante – ha concluso – poiché consente di accompagnarli in un percorso di educazione, cura e protezione». Al tavolo dei relatori si sono alternati inoltre Antonio Pacillo, avvocato dell’Unione nazionale Camere minorili e il presidente della cooperativa Fo.Co. Alessandro Brullo.