Ho deciso di leggere il libro di Vittorio Messori, “Bernadette non ci ha ingannati”, sottotitolo: “Un’indagine storica sulla verità di Lourdes”, Mondadori (2012) per presentarlo proprio nel giorno della festa di Nostra Signora di Lourdes, l’11 febbraio.
La Madonna è apparsa a una giovinetta, Bernadette Soubirus, l’11 febbraio 1859 in una Grotta vicina al villaggio di Lourdes. Successivamente Bernadette ha visto e sentito la Madonna in altre occasioni fino all’ultima del 16 luglio 1859. In totale sono diciotto apparizioni. C’è un altro e ben fondato motivo che mi lega a questa devozione di Nostra Signora di Lourdes, sono nato in precarie condizioni, al punto che mia mamma preoccupata mi ha affidato ancora in fasce ad un’amica di famiglia (poi divenuta mia madrina) per farmi prontamente battezzare dal parroco del paese. Particolare importante, ho ricevuto il sacramento del Battesimo proprio davanti all’altare dove è posizionata la Madonna di Lourdes e Bernadette. Non voglio enfatizzare l’episodio, ma da quel momento mi sono gradualmente ripreso.
Torniamo al libro inchiesta di Messori. Il testo comincia con una domanda: “Quella Grotta perché?” (E’ il I capitolo), “perché Maria, in quell’incavo di pietra, e non un santo o Gesù stesso? Perché, fra i tanti nomi, ha scelto quello di Immacolata? Perchè proprio quel posto chiamato Lourdes? perchè proprio allora? È vero che questo era un luogo predestinato da secoli a simili eventi? Che dire di altre apparizioni che sembrano annunciare questa e di altre che sembrano seguirla e completarla?”.
Si è scritto tantissimo, forse troppo, sulle apparizioni; digitando “Lourdes”, su internet si ottengono più di centocinque milioni di rimandi. Le diciotto apparizioni della Vergine Maria nella Grotta di Massabielle sono da più di centocinquant’anni motivo di accese polemiche, soprattutto sulla credibilità dell’unica testimone, la quattordicenne Bernadette Soubirous. “Lei sola ha visto, ha sentito, ha riferito”, scrive Messori, consapevole che questo libro, dividerà, ma comunque è nato da trent’anni di studio, di ricerca, di sopralluoghi.
Nei numerosi libri su Lourdes, nessuno si è mai posto l’obiettivo di Messori: indagare fino in fondo, con tutte le risorse della ricerca storica, sulla figura di Bernadette Soubirous. Sulle gracili spalle di questa quattordicenne di misere origini, analfabeta e malata, grava il peso immenso del maggior santuario mariano del mondo. Lei sola ha visto la “bellissima signora”, lei sola è la testimone delle diciotto apparizioni della Vergine. Ormai è trascorso un secolo e mezzo da quel lontano 11 febbraio 1858, ma gli arrivi di pellegrini a Lourdes aumentano sempre più e si avvicinano ai 6 milioni annui.
Vittorio Messori è il più grande scrittore cattolico, nessuno più di lui può darsi patenti di attendibilità e di serietà: sia Karol Wojtyla che Joseph Ratzinger si sono affidati alla sua penna per i loro primi libri-intervista. L’autore ha studiato e lavorato per decenni con passione, competenza, pazienza per rispondere a una sola ma decisiva domanda: e‘ credibile, Bernadette? O ci ha ingannati, scambiando per realta’ le sue allucinazioni? Addirittura: e’ stata forse la complice inconscia di un imbroglio? Secondo lo scrittore, nulla è più’ “cattolico” di Lourdes, che peraltro conferma un dogma papale, che ha avuto l’onore (unico tra i santuari del mondo) di una enciclica tutta per se’, firmata da Pio XII. Una apparizione, che e’ entrata nel calendario liturgico della Chiesa universale, che fu carissima a tutti i pontefici da Pio IX sino a Giovanni Paolo II (che volle farne la meta del suo ultimo viaggio fuori d’Italia), e a Benedetto XVI, che vi si è recato per i 150 anni dalle apparizioni. Nel testo Messori non prende in esame i prodigi di guarigione fisica, piuttosto si concentra sulla verità storica e non sanitaria di Lourdes. Ma, “se Bernadette non ci ha ingannati – spiega Messori – e’ disponibile per tutti quella guarigione dello spirito che e’ la scoperta, o riscoperta, della fede”. In ogni caso , Lourdes e’ “uno straordinario appoggio per un’apologetica solida: la storia, qui, si apre a un mistero che la ragione conferma“. Messori insiste: “Se Bernadette non ci ha ingannati (e se non si è ingannata), se dunque Lourdes è “vera”, tutto il Credo della tradizione cattolica è “vero”: Dio esiste; Gesù è il Cristo; la Chiesa che ha per guida il Papa è la custode e la garanzia di questa verità”.
La Grotta per Messori è come un appiglio, un salvagente, che “è stato regalato ai credenti per aggrapparvisi, proprio nella svolta drammatica della modernità, quando il razionalismo, il positivismo, il socialismo, il liberalismo e tutti gli altri ‘ismi’, tutte le altre ideologie postcristiane, organizzavano il grande attacco alle radici della fede stessa”. Pertanto secondo Messori, l’Altissimo nel momento giusto a Massabielle ci ha voluto dare “uno scudo difensivo e un antidoto potente…”
Messori cita lo studioso Jean Guitton, che sottolinea le conseguenze logiche delle apparizioni: “Accettare Lourdes come ‘vera’ significa anche accettare come legittime e approvate dallo spirito di Dio la pietà popolare cattolica, le statue, le cappelle, la vita religiosa come quella scelta da Bernadette, retta da regole approvate dalla Chiesa come sicure via di salvezza, i pellegrinaggi, le processioni, i miracoli”.
Messori ha scritto tanti libri, l’anno scorso le Edizioni Ares ha ripubblicato tre opere fondamentali dello scrittore cattolico, “Ipotesi su Maria”, “Il Miracolo” (la Madonna del Pilar) e “Gli occhi di Maria” (I miracoli del 1796 a Roma durante l’invasione napoleonica). «Maria ci attrae per la speranza che la pervade. Se ci affidiamo a lei prima di presentarci al giudizio che ci attende dopo la morte, possiamo ben sperare nella benevolenza di Dio». Questo ha detto Messori, intervistato da Riccardo Caniato a gennaio scorso.
Tornando al nostro libro, Messori ci ricorda che le apparizioni che accompagnano ogni secolo la storia della Chiesa, sono un di più che Nostro Signore ci concede, sono considerate “rivelazioni private”, non necessarie, potrebbero non esistere, ci basterebbe la “Rilevazione pubblica”, contenuta nella Scrittura che si è chiusa con la morte dell’ultimo apostolo. In ogni caso, nulla aggiungono, né possono aggiungere alla Rivelazione. I credenti sono liberi di accettarle o no. E se qualcuno pensa di aggiungere o togliere, è un impostore, se non un emissario delle Tenebre.
Il II capitolo (Quando? Dove? Come?) descrive le diciotto apparizioni, la società del tempo in cui è vissuta la veggente e la sua famiglia, il luogo particolare dove gli appare la Santa Vergine e come si è presentata.
La storia delle apparizioni è notissima, non sto qui a dilungarmi raccontandola nei particolari. Anche se dalla lettura del libro ho appreso qualche informazione che non conoscevo come i continui sorrisi della “signorina”, o “el petito Damiselo”, ancora, “Aquerò” (Quella là), i tre nomi che dava Bernadette alla Madonna prima che Lei dichiarasse il suo nome. Tra l’altro la signorina parlava in dialetto e non la lingua nazionale francese. Apparsa non come una signora, adulta, ma della stessa età e altezza di Bernadette, alta 1,40 cm. Anche qui da rilevare un altro particolare, il mondo cattolico era abituato a vedere la Madonna mai separata dalla maternità, di solito col bimbo in braccio, pertanto tutti si attendevano nella Grotta un rapporto da Madre a figlia. Così voleva la Tradizione, fissata almeno da mille anni di storia della Chiesa. Invece a Lourdes, questa apparizione, sorprende, addirittura, provoca imbarazzo, “perché suggerisce l’idea di due compagne, di due ragazzine, se non bambinette, piccole, sorridenti, anzi talvolta ridenti, come fossero pronte a giocare tra loro, a improvvisare un girotondo sotto le volte oscure di Massabielle”.
Fino al punto che il loro intenso dialogo assomigliava molto a quello di due adolescenti spensierati. Infatti, la “signorina” a volte si limitava solo a sorridere, senza parlare. “Di che sorridevano e ridevano quelle due ragazzine, della stessa età e della stessa statura minuscola? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, almeno quaggiù”, scrive Messori.
Il III capitolo è dedicato alla famiglia di Bernadette, ai suoi genitori. E’ un argomento affrontato da quasi tutti gli studiosi, soprattutto per buttare fango sull’onestà e la trasparenza del racconto della giovane ragazzina. Messori indica soprattutto, tra i tanti che hanno cercato di screditare Lourdes e la veggente, lo storico Emile Zola che si è speso tanto per sostenere che tutta la storia era una messa in scena dei preti o una presunta allucinazione della ragazza.
Occorre osservare che queste apparizioni ebbero un impatto molto forte con la comunità e con le autorità, sia quelle civili che quelle religiose. Anzitutto vi fu un affollamento di gente sempre crescente, nei momenti delle apparizioni, che circondava la ragazza. Il suo comportamento, come riportato da vari testimoni che l’avevano vista da vicino, era considerato estatico. Le autorità civili, soprattutto quelle giudiziarie, sottoposero Bernadette a prolungati e pressanti interrogatori, nei quali la fanciulla, rispondendo a tutte le domande, riferiva i fatti così come le erano capitati, non cambiando versione neppure davanti alla minaccia della prigione. Presso le autorità ecclesiastiche, all’inizio vi fu molta incredulità che, tuttavia, venne gradualmente ad attenuarsi, fino al giorno in cui il vescovo di Tarbes, Bertrand-Severe Laurence, dopo 4 anni di profonde indagini, il 18 gennaio 1862, emise un documento in cui si dichiarava che le apparizioni della Immacolata Vergine Maria a Bernadette Soubirous erano realmente avvenute.
Come è noto Bernadette, dopo le apparizioni trascorse diversi anni in umili lavori presso la scuola-ospizio delle Suore della Carità di Nevers, e all’età di 22 anni si ritirò nel loro convento a Nevers, dove all’età di 35 anni morì (18 aprile 1879).
Il libro di Messori, basato anche sulle ricerche dell’abate René Laurentin, il maggior studioso di Lourdes, si sofferma soprattutto ad analizzare le varie ipotesi sulle quali si basa l’incredulità di molti studiosi, e a smontarle una per una. Il punto di partenza sono le ipotesi avanzati dalle autorità civili (il commissario di polizia di Lourdes Dominique Jacomet, il procuratore presso il tribunale locale Vital Dutour e il maresciallo della stazione della gendarmeria Adolphe D’Angla).
In sostanza venivano fatte tre ipotesi: 1. che il tutto fosse istigato da qualcuno (in particolare i genitori di Bernadette, per lucro, 2 oppure il clero per ragioni ovvie); 3 che la vicenda fosse una commedia inscenata da Bernadette per vanità; che la vicenda fosse frutto di allucinazioni isteriche.
Non è facile riassumere tutte le argomentazioni di Messori per dimostrare la veridicità delle apparizioni e quindi smontare tutti i tentativi di non veridicità. Partendo dalle tre ipotesi della cosiddetta “commedia”, lo studioso cattolico sostiene che non è vero che vi sia stata istigazione da parte dei genitori perché tutte le prove testimoniali dimostrano che i genitori, almeno nei primi tempi si opponevano al fatto che Bernadette andasse alla grotta. Non è vero neppure che vi sia stata istigazione da parte di preti: anzi, all’inizio i preti giudicavano negativamente il racconto di Bernadette, come dimostra la reazione quasi violenta di don Dominique Peyramale, il curato della parrocchia di Bernadette. Del resto non è una novità che il clero, almeno all’inizio, si dimostra abbastanza diffidente. Pertanto era facile dimostrare che il clero fosse estraneo e abbia giudicato le vicende con molta prudenza prima di accettare la veridicità dei fatti, come fece il vescovo di Tarbes nel 1862. “La Chiesa – scrive Messori – pratica quella cautela che non è altro che una delle forme di una virtù essenziale per il cristiano, una virtù che deve accompagnare tutte le altre; la prudenza”.
Per quanto riguarda la seconda ipotesi, la vanità di Bernadette, Messori ha facilmente smontato questa ipotesi: tutte le testimonianze sul comportamento, il modo di sentire, di reagire di Bernadette dimostrano come fosse lontana da lei ogni idea di vanità; anzi, ogni tentativo di offrirle dei soldi, di aiutarla finanziariamente, la vedeva respingere le opportunità offerte. Non solo, ma alle insistenti domande, rispondeva sempre con assoluta tranquillità e coerenza, limitandosi a riportare gli inviti fattole da Aqueró. Bernadette non si è mai inorgoglita del grande favore che ha ricevuto. E mai ne ha parlato di sua iniziativa, ma sempre e solo dietro richiesta precisa. “Bernadette si considerava un rien – scrive Messori – un niente, come diceva. Era assente, in lei, il pur minimo calcolo umano, del tutto dimentica di se stessa”. Sostanzialmente nella veggente troviamo una grande umiltà. Amava dire che
lei è servita alla Santa Vergine come una scopa. “Quando non ha avuto più bisogno di me mi ha rimesso al mio posto, cioè dietro la porta”. Per dirla in breve Bernadette era umanamente “insignificante”, come disse padre Sempè, rettore del santuario di Lourdes. La santità di Bernadette era priva di visibilità, povera, appartata e nascosta, la Chiesa stessa impiegò più di cinquantaquattro anni per innalzarla sugli altari.
Messori ci tiene a precisare che se la Chiesa ha dichiarato santa Bernadette,“non è perché ha visto la Madonna […] E’ santa perché della Madonna ha vissuto l’insegnamento che, poi, null’altro è che quello del Vangelo”. Pertanto, si può sostenere che la migliore prova della verità delle apparizioni è Bernadette stessa…La sua umile appartata e nascosta persona…”Lei stessa è una apparizione”, disse padre Leonard Cros.
L’ultima ipotesi, cioè quella che le apparizioni siano state solo un’allucinazione, è smontata da tutte le testimonianze di medici e specialisti che hanno avuto occasione di avvicinare Bernadette, nella quale non sono mai riusciti a trovare segni che potessero far percepire alterazioni mentali causa di allucinazioni. A questo proposito Messori riporta la testimonianza del dottor Robert de Saint-Cyr, medico del convento di Saint Gildard che smonta totalmente con una lettera tutte le fandonie messe in atto dai colleghi sulle presunte turbe della suora Marie Bernard, così si chiamava in convento Bernadette. Un altro medico citato nel libro è lo scomodo dottor Pierre-Romain Dozous, che aveva definito la veggente, una “stupidina” esibizionista e piccola imbrogliona, ma ha dovuto ricredersi dopo aver assistito ad una apparizione, è stato l’unico medico. Bastò una volta per restare colpito e pensoso. Successivamente per il resto della sua vita diventò un difensore delle apparizioni.
Ci sarebbe tanto altro di interessante da riferire, tipo la difficile e complicata costruzione della grande area del santuario a Lourdes, le spese enormi da affrontare che la Chiesa locale e il popolo tutto riuscirono alla fine a realizzare il grande sogno.
DOMENICO BONVEGNA
dbonvegna1@gmail.com