Al via la nuova campagna “Proteggiamo i bambini. Whatever it takes” dell’Organizzazione per dare cibo, scuola e protezione a tanti bambine e bambini, in Italia e nel mondo, colpiti dal devastante impatto socio-economico della pandemia. “Necessario uno sforzo straordinario e coordinato da parte della comunità internazionale e dei governi per proteggere un’intera generazione di bambini”, l’appello di Save the Children
Tanti i volti noti del mondo dello spettacolo e della cultura a sostegno della campagna. A partire dall’attore Cesare Bocci, Ambasciatore dell’Organizzazione, protagonista di un video molto emozionante girato in un teatro deserto. E con lui, al fianco di Save the Children, anche Michela Andreozzi, Gianrico Carofiglio, Tosca D’Aquino, Claudia de Lillo, Chiara Francini, Caterina Guzzanti, LaSabri, Silvia Salemi, Syria, Tinto e Anna Valle, oltre ai principali allenatori di calcio, da Massimiliano Allegri ad Antonio Conte, da Paulo Fonseca a Gian Piero Gasperini, e ancora Simone Inzaghi, Stefano Pioli, Andrea Pirlo, Claudio Ranieri e Luciano Spalletti.
Fino al 31 dicembre è possibile sostenere la campagna inviando un sms al 45533 o chiamando lo stesso numero da rete fissa
Rischiano di diventare più poveri e vulnerabili, di essere privati di beni e opportunità essenziali per la loro crescita, di essere tagliati fuori dalla scuola e dalla possibilità di sviluppare capacità e competenze educative. Sono i milioni di bambini e bambine, in Italia e nel resto del mondo, che sulla loro pelle portano le ferite profonde e in molti casi indelebili delle devastanti conseguenze socio-economiche della pandemia da Covid-19. Bambine e bambini che rischiano di essere lasciati indietro per sempre e che si vedono strappare dalle mani l’infanzia che hanno il diritto di vivere e il futuro che sognano di costruirsi.
A causa del Covid, 150 milioni di bambini in più, in tutto il pianeta, rischiano di cadere in povertà entro la fine dell’anno: vuol dire che 1 minore su 3 al mondo potrebbe vivere senza cibo sufficiente e accesso a beni e servizi essenziali; 6,7 milioni di bambini sotto i cinque anni in più che potrebbero finire nella morsa letale della malnutrizione acuta e 426 bambini al giorno, 1 ogni 4 minuti, che solo in Africa rischiano di morire di fame entro la fine del 2020.
Sono 80 milioni i bambini sotto l’anno di età in almeno 68 Paesi che potrebbero non avere più accesso a vaccini salva-vita e le morti infantili, nel mondo, potrebbero aumentare del 45%: una percentuale enorme se si considera che solo nel 2019 5,2 milioni di bambini sotto i cinque anni hanno perso la vita per cause facilmente curabili e prevenibili, come la malaria, la diarrea o la polmonite.
Anche in Italia, la povertà economica, seppure con altri effetti, non risparmia i bambini: l’aumento della disoccupazione stimato dal Fondo Monetario Internazionale per il 2020 al 12,7% e la conseguente riduzione della capacità economica delle famiglie rischiano di aumentare considerevolmente l’incidenza della povertà minorile, che già oggi colpisce più di 1,1 milioni di bambini. Un rischio che entro la fine dell’anno potrebbe far scivolare nella povertà assoluta 1 milione di minori in più e che va di pari passo con la crescente povertà educativa, che ha visto nel lockdown un peggioramento sostanziale: basti pensare che l’ISTAT ha certificato che durante il confinamento 1 studente su 8 non possedeva un laptop per la didattica a distanza e più di 2 minori su 5 vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. Inoltre da una rilevazione svolta da IPSOS per l’Organizzazione è emerso che 1 genitore su 10 ritiene di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici per il nuovo anno e 2 genitori su 10 di bambini 4-14enni, fra coloro che ne usufruivano negli anni precedenti, non possono più permettersi di pagare la retta della mensa scolastica.
L’allarme per una generazione che rischia di perdersi arriva da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – che diffonde oggi il suo nuovo rapporto ”Proteggiamo i bambini. Whatever it takes”, sull’impatto della pandemia sui bambini e sugli adolescenti, in occasione del lancio della nuova campagna Proteggiamo i bambini per dare cibo, scuola e protezione a tanti bambine e bambini, in Italia e nel mondo, colpiti dal devastante impatto socio-economico della pandemia. Una campagna grazie alla quale l’Organizzazione vuole fare ancora di più, dalle periferie italiane agli angoli più remoti del pianeta, per stare accanto ai bambini e alle loro famiglie e che tutti possono sostenere inviando un sms o chiamando da rete fissa il 45533 sino al 31 dicembre, dando così un contributo prezioso al lavoro di Save the Children sul campo.
E sono tanti anche i volti noti del mondo dello spettacolo e della cultura che hanno voluto unire la loro voce a quella di Save the Children a sostegno della campagna Proteggiamo i bambini. A partire dall’attore Cesare Bocci, Ambasciatore dell’Organizzazione, protagonista di un video molto emozionante, girato in un teatro deserto, in cui ripercorre con intensità i mesi della pandemia e le sue conseguenze sulla vita e sul futuro di tante bambine e bambini, in Italia e nel mondo. Mesi – racconta Cesare Bocci circondato da palloncini rossi, simbolo della campagna – in cui i bambini hanno affisso disegni colorati alle finestre, nella speranza che tutto andasse bene, ma nonostante ciò le loro case sono diventate più cupe e la pandemia ha seminato lungo la sua strada nuove fragilità che ora accomunano tutti i bambini del mondo. Fragilità da cui ora i bambini vanno protetti ad ogni costo, per non rischiare che un’intera generazione vada perduta, è il messaggio nel video dell’Ambasciatore di Save the Children, che quest’anno, per la prima volta dopo molti anni, a causa del Covid non ha potuto visitare come ormai d’abitudine i progetti dell’Organizzazione nelle aree più remote del pianeta
E con lui, a sostegno della campagna, anche Michela Andreozzi, Gianrico Carofiglio,Tosca D’Aquino, Claudia de Lillo, Chiara Francini, Caterina Guzzanti, LaSabri, Silvia Salemi, Syria, Tinto e Anna Valle a cui si sono untiti anche alcuni dei principali allenatori di calcio da Massimiliano Allegri ad Antonio Conte, da Paulo Fonseca a Gian Piero Gasperini, e ancora Simone Inzaghi, Stefano Pioli, Andrea Pirlo, Claudio Ranieri e Luciano Spalletti: un coro di voci per restituire a milioni di bambini al mondo i loro sogni e il futuro al quale hanno semplicemente diritto.
“I bambini non sono stati colpiti direttamente dalla pandemia, ma sulle loro vite e sul loro futuro si sono abbattuti e si stanno continuando ad abbattere gli effetti indiretti più gravi dell’emergenza Covid. Perché se la pandemia ha interessato indistintamente quasi tutti i Paesi al mondo, allo stesso tempo il Covid si è imposto come un micidiale acceleratore di diseguaglianze. E così nelle periferie delle nostre città in Italia, così come negli angoli più remoti del pianeta, i bambini e le bambine che vivono nelle famiglie e nei contesti più fragili sono diventati ancora più vulnerabili” – ha affermato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children –
Siamo intervenuti sin dai primi momenti della crisi e abbiamo messo in campo un piano di interventi massiccio, in Italia e in altri 87 Paesi al mondo, grazie al quale solo nei primi due mesi siamo riusciti a raggiungere più di 9 milioni di persone, di cui 4,3 milioni di bambini. Con un unico obiettivo: proteggere i bambini, a qualunque costo. Ma c’è ancora tanto da fare per alleviare le ferite causate dall’emergenza Covid. Proteggere i bambini ora significa proteggere una generazione che rischia di perdersi, una generazione che è il nostro futuro”.
L’impatto dell’aumento della povertà, in Italia e nel resto del mondo
In Italia, emerge dal nuovo rapporto dell’Organizzazione, alla luce dell’impatto socio-economico del Coronavirus, la povertà assoluta minorile rischia di aumentare considerevolmente, andando ad ingrossare le fila dei 1.137.000 bambini (l’11,4% del totale) che già oggi sono privati dell’indispensabile per condurre una vita dignitosa. Il confinamento imposto nei mesi scorsi ha mostrato il lato più duro dell’impatto socio-economico della crisi sanitaria, impatto che rischia di protrarsi sul lungo termine senza adeguate politiche di resilienza. In base a una ricerca condotta dall’Organizzazione nel mese di aprile, più di 4 famiglie su 10 (46,7%) con bambini tra gli 8 e i 17 anni, nel nostro Paese, hanno visto ridursi le risorse economiche a causa del Covid, il 44,7% ha dovuto tagliare le spese alimentari, una su tre (32,7%) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette (37.1% al Sud, e 43.8% nelle Isole) e una su quattro (26,3%) anche quello dell’affitto o del mutuo.
Volgendo lo sguardo al resto del mondo, già prima dell’esplosione della pandemia 586 milioni di bambini vivevano in famiglie in situazione di povertà: un numero che per effetto della crisi dovuta al Covid potrebbe aumentare di 150 milioni entro la fine dell’anno in corso, portando così a oltre 700 milioni i minori in povertà, vale a dire circa 1 su 3 al mondo. E solo nell’Africa subsahariana, rileva il rapporto, tra i 22 e i 33 milioni di bambini in più potrebbero essere spinti verso la povertà estrema.
Fame, insicurezza alimentare e impossibilità di accedere alle cure mediche che potrebbero spingere 6,7 milioni di bambini sotto i cinque anni in più nella morsa letale della malnutrizione acuta, con più della metà dei casi (57,6%) concentrati in Asia e 1 bambino su 5 (21,8%) in Africa subsahariana. In Bangladesh, ad esempio, il reddito delle famiglie è diminuito di oltre il 70% dall’inizio della pandemia, mentre in Africa 426 bambini al giorno, 1 ogni 4 minuti, rischiano di morire di fame entro la fine del 2020.
In quattro Paesi dell’Africa occidentale – Mauritania, Niger, Nigeria e Ciad – circa 4,8 milioni di bambini sotto i 15 anni, sottolinea inoltre l’Organizzazione, hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente per poter sopravvivere e continuare ad andare a scuola, facendo segnare un incremento del 60% rispetto ai livelli pre-pandemia. Nella regione, infatti, l’accesso a cibo sano e nutriente sta diventando sempre più difficile, con la Mauritania che fa registrare un aumento allarmante del 460% del fabbisogno alimentare per sostenere la popolazione, il che vuol dire che la quantità di sostegno di cui ha bisogno una famiglia per le proprie esigenze primarie è più che quadriplicata. E anche il Niger e il Ciad si trovano in uno stato critico, con un aumento rispettivamente del 201% e del 155% del fabbisogno alimentare.
A causa della riduzione di servizi sanitari essenziali e di routine, con 80 milioni di bambini sotto l’anno di età in almeno 68 Paesi che potrebbero non avere più accesso a vaccini salva-vita, le morti infantili, nel mondo, potrebbero aumentare del 45%: una percentuale enorme se si considera che solo nel 2019 5,2 milioni sotto i cinque anni hanno perso la vita per cause facilmente curabili e prevenibili, come la malaria, la diarrea o la polmonite.
“Ora più che mai è necessario uno sforzo straordinario e coordinato da parte della comunità internazionale e dei governi per difendere un’intera generazione di bambini e tutelare così anche il futuro del nostro pianeta. Servono azioni urgenti e concrete per contribuire in modo decisivo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ed evitare che la pandemia possa mettere a repentaglio i risultati raggiunti, a partire dalla riduzione, e in prospettiva cancellazione, del debito che rischia di soffocare i Paesi più poveri”, ha affermato Daniela Fatarella.
“Ề fondamentale che i governi e la comunità internazionale aumentino gli investimenti e il sostegno in favore dei sistemi sanitari, per garantire l’accesso alle cure mediche e alla nutrizione, soprattutto per i bambini e le famiglie più vulnerabili. Allo stesso modo bisogna agire con determinazione per rafforzare i programmi di protezione sociale dei bambini e far sì che ognuno di loro, in tutto il mondo, possa accedere al cibo sano e nutriente e finalmente tornare a scuola e riprendere l’apprendimento interrotto a causa della pandemia. Per questo è fondamentale mettere in campo un Piano di azione globale, che investa in maniera efficace su sistemi di istruzione resilienti ed inclusivi, e porre al centro di ogni intervento proprio i bambini e i ragazzi, ascoltando la loro voce e i loro bisogni, affinché possano essere essi stessi i veri promotori del cambiamento e della ricostruzione”.
I rischi connessi alla chiusura delle scuole e all’aumento della povertà educativa
Rischi per la salute e per la vita dei bambini ai quali si aggiungono quelli legati alla chiusura delle scuole e all’aumento della povertà educativa e delle diseguaglianze già esistenti prima della pandemia. A partire proprio dal nostro Paese, dove i lunghi mesi di lockdown e la necessità di far ricorso alla didattica a distanza hanno messo in luce il divario nell’accesso a internet e alle nuove tecnologie per i ragazzi che vivono nelle periferie più svantaggiate: il rapporto ricorda infatti che in Italia 1 studente su 8 non ha un laptop e più di 2 minori su 5 (42%) vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. Fattori che rischiano di aggravare ulteriormente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14% e il 15%, ben al di sopra del target Ue che prevedeva la riduzione di tale indice almeno al 10% entro il 2020 e rispetto al quale si è fissato un target nazionale al 14%.
“Anche in Italia, la pandemia rischia fortemente di alimentare quel circolo vizioso della povertà educativa che già soffoca il futuro di tanti bambini e tante bambine, soprattutto nelle aree più svantaggiate del nostro Paese. Le periferie educative del nostro Paese vanno trasformate in luoghi dove i più piccoli possano avere finalmente accesso a quelle opportunità indispensabili per costruirsi il futuro che sognano. È fondamentale mettere in campo ogni sforzo perché il futuro dei bambini venga tutelato già dai primissimi anni di vita, grazie alla creazione di una rete nazionale di servizi educativi per i bambini 0-2 anni, con l’obiettivo ambizioso, ma possibile, di garantire un servizio educativo 0-6 anni per tutti entro il 2027. Dopo il lockdown e le conseguenze del Covid ancora vive nel nostro Paese e nella nostra società, anche l’Italia è chiamata a ripartire proprio dai bambini, perché è da loro che passa il futuro di tutti”, ha affermato Daniela Fatarella.
Nel mondo, dove 1 giovane su 3 non ha accesso al digitale e alle nuove tecnologie, a causa del Covid, 9,7 milioni di bambini e adolescenti rischiano di non tornare mai più a scuola, con conseguenze disastrose sulla loro vita e sul loro futuro, in particolare per bambine e ragazze. Il 63% delle bambine e delle ragazze coinvolte in una recente indagine di Save the Children in 37 Paesi al mondo si dicono costrette, in seguito alla pandemia, a passare molto più tempo in casa ad occuparsi delle faccende domestiche (contro il 43% dei maschi) e per 1 su 5 il lavoro casalingo rappresenta un ostacolo insormontabile per poter continuare a studiare e andare a scuola (a fronte del 10% tra i maschi).
Bambine e ragazze che devono rinunciare alla propria infanzia e che diventano grandi troppo presto. Solo nel 2020, sottolinea infatti l’Organizzazione, quasi 500 mila ragazze in più nel mondo potrebbero essere costrette al matrimonio forzato, prima di compiere i 18 anni di età e spesso con uomini molto più grandi di loro, per effetto delle conseguenze economiche della pandemia. E a queste si potrebbero aggiungere 1 milione in più di gravidanze precoci, che rappresentano la principale causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni in tutto il mondo.
Se una adolescente su 10 a livello globale, inoltre, era già vittima di stupro o violenza sessuale da parte del proprio marito o ragazzo prima del Covid-19, il coronavirus ha portato ad un aumento di questi casi e, per effetto della pandemia, si prevedono 2 milioni di casi di mutilazione genitale femminile in più nei prossimi 10 anni, soprattutto tra chi non ne ha ancora compiuti 14.
Volgendo lo sguardo al nostro Paese, il rapporto di Save the Children registra un aumento dei casi di violenza domestica durante il lockdown, con un incremento del 73% delle chiamate da parte di donne al numero antiviolenza 1522. Delle richieste di aiuto ricevute, 1 su 3 era da parte di vittime con figli che, nel 64% dei casi hanno assistito alla violenza o l’hanno subita essi stessi. Violenze in casa, in molti casi proprio ai danni dei più piccoli, che nel resto del mondo, è la stima contenuta nel rapporto, potrebbero aumentare di 15 milioni ogni tre mesi di lockdown.
L’intervento di Save the Children in Italia e nel mondo per rispondere all’impatto del Covid-19
Sin dalle primissime fasi della pandemia, Save the Children ha messo in campo un vasto piano globale di risposta al Covid per proteggere i bambini, e le loro famiglie, dalle gravi conseguenze della crisi. Soltanto nei primi due mesi dall’inizio della risposta, con i suoi interventi in 88 Paesi al mondo, l’Organizzazione aveva già raggiunto 9,1 milioni di persone, di cui 4,3 milioni di bambini.
In particolare, per contrastare il rischio di mortalità infantile amplificato dagli effetti del Covid, l’Organizzazione già a fine giugno aveva fornito trattamenti contro la malnutrizione acuta a 175 mila bambini sotto i 5 anni di età, ha garantito l’accesso all’acqua pulita a circa 482 mila famiglie e ha formato 73 mila operatori sanitari nelle comunità. Allo stesso modo, per contrastare l’aumento della malnutrizione e dell’insicurezza alimentare Save the Children ha fornito aiuti materiali a 236 mila famiglie.
L’Organizzazione si è quindi attivata per garantire il diritto allo studio dei bambini colpiti dalla chiusura delle scuole, raggiungendo 2,1 milioni di bambini con interventi di supporto alla didattica a distanza e fornendo supporto specifico ai Ministeri dell’educazione di 50 Paesi, così come supporto è stato fornito ai piani nazionali di risposta al Covid di 25 Paesi al fine di includere in essi le voci e i bisogni dei bambini. Infine, 99 mila bambini e 213 mila adulti hanno ricevuto supporto mentale e psicosociale.
In Italia, all’indomani della diffusione de Covid-19, l’Organizzazione si è subito attivata con un programma straordinario di interventi grazie al quale sono stati raggiunti 75 mila tra bambini, famiglie e docenti in tutto il Paese, fornendo attività di sostegno alla didattica a distanza, provvedendo alla consegna di tablet e connessioni internet alle famiglie meno abbienti, offrendo forme di tutoraggio durante le attività didattiche e supporto psicosociale per assicurare un affiancamento specialistico a bambini, famiglie e scuole.
Nella fase post-emergenza, l’Organizzazione ha quindi avviato il programma di intervento Riscriviamo il futuro con l’obiettivo di raggiungere, in Italia, 100 mila bambine, bambini e adolescenti e le loro famiglie con una serie di iniziative volte dare continuità all’apprendimento e all’acquisizione di competenze grazie all’appoggio di una rete territoriale che ha la scuola come fulcro essenziale. Nell’ambito del programma, con il sostegno di Fondazione Bolton Hope, sono stati quindi aperti gli “Spazi Futuro”, 90 spazi in quartieri disagiati che per tutta l’estate hanno offerto gratuitamente attività educative e ricreative. Inoltre, il contributo della Fondazione Bolton Hope ha reso possibile anche l’avvio di “Arcipelago educativo”, un progetto pilota innovativo di contrasto al learning loss, voluto e coprogettato da Save the Children e Fondazione Agnelli e realizzato con la collaborazione di una rete di partner territoriali. In particolare, il progetto è stato realizzato in 8 centri educativi presenti in quartieri ad alto tasso di povertà educativa di Milano, Torino, Aprilia, Bari, Venezia-Marghera, Napoli Chiaiano, con l’obiettivo di favorire il benessere psicofisico di bambini e ragazzi, il consolidamento e il recupero di competenze di base e trasversali, la relazionalità tra pari e un più adeguato clima educativo in famiglia.
Grazie alla rete di Save the Children contro la dispersione scolastica “Fuoriclasse in Movimento”, infine, più di 160 scuole sono affiancate da educatori esperti attraverso “laboratori per la ripartenza”, mirati a migliorare l’accoglienza, le possibilità di rielaborazione dei vissuti legati al lockdown e a rafforzare il gruppo classe.