ISRAELE, HAMAS, PALESTINESI ITALIANI

Leggo dal sito di Alleanza Cattolica, che l’organizzazione Giovani Palestinesi d’Italia ha indetto per il prossimo 5 ottobre una manifestazione per celebrare l’azione terroristica di Hamas del 7 ottobre 2023 contro Israele. Pertanto, credo che il Governo sta valutando in questi giorni la possibilità di vietare l’evento, mentre da più parti sono giunte dichiarazioni di condanna per l’iniziativa.

In questo momento urge anche un’altra domanda, fa notare la nota di Alleanza Cattolica: cosa potrebbe accadere se un’organizzazione del genere, o anche solo alcuni dei suoi membri, decidesse di emulare simili azioni terroristiche nel nostro Paese, ritenendo le azioni di Hamas non solo lecite e giustificabili, ma addirittura da celebrare, e considerando l’Italia un nemico perché le ha condannate, con tutte le conseguenze e implicazioni sul piano della politica internazionale?

A questi giovani palestinesi italiani, presumo appartenenti alla galassia universitaria dei collettivi studenteschi o simili, consiglierei di vedere il video pubblicato dai giornali sull’ultima impresa dei criminali di Hamas, l’uccisione a sangue freddo di sei ostaggi israeliani in uno dei tanti tunnel di Gaza. Mentre non hanno avuto bisogno di vedere filmati i giornalisti de Il Foglio, che hanno regalato ai lettori una spilletta per ricordare gli ostaggi israeliani che si trovano nelle mani di Hamas. L’iniziativa è stata motivata con queste parole: La loro vita è la nostra vita. La loro libertà è la nostra libertà. Il loro inferno è il nostro inferno. Vale la pena ricordarlo ogni giorno, di urlarlo, anche con un gesto simbolico. Riportateli a casa”. Sono passati poco più di nove mesi da quella data rimossa, il 7 ottobre, dal nostro nuovo 11 settembre globale, durante il quale tremila terroristi islamisti di Hamas hanno fatto irruzione in Israele per fare strage di giovani ebrei. Il 7 ottobre, una data rimossa, da quel giorno in cui l’unica democrazia del Medio Oriente è stata aggredita, violata e violentata”. Il ricordo di quegli ostaggi è diventato un tabù per la comunità internazionale. Si sono dimenticati di loro le cancellerie internazionali, si sono dimenticati di loro i politici di mezzo mondo, si sono dimenticati di loro gli studenti di tutti i continenti, si è dimenticata di loro l’opinione pubblica mondiale. Parlare degli ostaggi – scrive Il Foglio – è diventato un tabù perché parlare di quel che è successo lo scorso 7 ottobre ti costringe nuovamente a contestualizzare, ti costringe nuovamente a riflettere, ti costringe nuovamente a ricordare, in Medio Oriente, chi sono gli aggressori e chi sono gli aggrediti e ti costringe nuovamente a ricordare che non c’è pace possibile in Medio Oriente senza urlare a squarciagola due frasi rimosse dal dibattito pubblico: bring them home, riportateli a casa, e free Palestine from Hamas.

Il filmato girato a Tel Sultan, un quartiere di Rafiah nella Striscia di Gaza, dura tre minuti e quindici secondi, illustrato al mondo intero dal contrammiraglio Hagari, portavoce dell’IDF, dove e come i terroristi di Hamas hanno tenuto reclusi i sei ostaggi israeliani dal momento del rapimento, il 7 ottobre 2023, fino alla loro esecuzione a sangue freddo. Nel filmato si vede chiaramente che l’entrata del tunnel era posizionata sotto al pavimento di una casa privata, per la precisione sotto una stanza che era occupata da bambini: lo si capisce dalle immagini di Topolino e Biancaneve della Disney dipinte sui muri. La prova documentata che Hamas si fa scudo dei civili. Rispetto ad altri giornali, Atlanticoquotidiano insieme al blog di Nicolaporro.it descrivono il luogo angusto di detenzione degli ostaggi per tutti questi dieci mesi. I militari israeliani hanno trovato bottiglie di plastica ancora piene di urina e un secchio, anche questo di plastica, dove a turno gli ostaggi potevano defecare. Oltre alla libertà, negli ultimi mesi della loro vita, a questi giovani ragazzi è stata negato anche un minimo di privacy. Nel filmato Hagari spiega che l’ambiente è molto umido e che, considerando che quello era un tunnel magazzino o di passaggio, per cui non molto alto, in quei mesi di detenzione non è stato per loro possibile alzarsi in piedi completamente e solo due per volta potevano stare distesi”. Se queste erano le condizioni di detenzione degli ostaggi uccisi, si presume che gli altri 101 ostaggi in mano agli assassini di Hamas siano nelle stesse condizioni. Un’altra precisazione è importante: gli ostaggi sono stati uccisi molto tempo prima che arrivassero i militari israeliani. Per cui è ormai provato che si è trattato di omicidio a sangue freddo. Inoltre pare che Eden Yeruscialmi, una ragazza di 24 anni, il suo corpo ritrovato, pesava meno di 36 chilogrammi. “Israele ha permesso il passaggio di camion con i medicinali destinati alla popolazione civile palestinese, ma gli ostaggi israeliani non hanno mai ricevuto i farmaci di cui avevano bisogno, alcuni salva vita, dei quali la Croce Rossa e il Qatar avevano assicurato la consegna. Israele ha permesso il passaggio di migliaia di autotreni carichi di tonnellate di derrate alimentari, ma i terroristi di Hamas, in stile nazista, hanno affamato gli ostaggi israeliani prima di eliminarli”.

Concludo con una notizia in merito alla recente partita della nazionale italiana contro Israele a Budapest. Gli ultras italiani si sono distinti per aver voltato le spalle durante l’inno israeliano e che in seguito hanno cantato “Avanti ragazzi di Buda”, l’inno degli insorti durante la rivolta ungherese del 1956 contro i tank dell’Armata rossa comunista di Mosca. Soltanto che questi tifosi purtroppo hanno fatto un po’ di confusione e soprattutto con il loro gesto non fanno altro che sostenere il potere del politicamente corretto. Non riescono a distinguere un movimento terroristico come Hamas, da uno Stato come Israele che ha tanti difetti ma almeno è democratico e tollerante come si può evincere dalla sua nazionale di calcio, dove fanno parte elementi di diverse etnie. Infatti gli israeliani non sembrano nutrire un particolare odio etnico nei confronti del suo scomodo vicino (in Israele vive 1 milione e mezzo di palestinesi). Piuttosto la popolazione di Gaza è vittima di una guerra iniziata da chi controllava quella città, ossia Hamas. Ora la prova della tolleranza di Israele è Mohammad Abu Fani, il calciatore di origine arabe che ha siglato gol nel finale della partita con l’Italia. Su Insideover.com ho trovato la singolare storia del calciatore, interessante da leggere.

DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com