Mentre si continua discettare sui vaccini e il green pass, sta passando sottotraccia che nella Legge di bilancio 2022, varata dal governo Draghi non vi è, alcun capitolo di spesa dedicato alla famiglia e non si trova traccia alcuna nemmeno dell’assegno unico che, invece, il governo aveva promesso di normare in maniera definitiva proprio con questa legge di bilancio. Pertanto, le famiglie che sostengono il “sistema” Italia, sostenendo i più deboli e gli anziani, soprattutto durante la pandemia, non hanno avuto nessun riconoscimento da questo governo.
“E così, anno dopo anno, sempre meno coppie decidono di mettere su famiglia ed immancabilmente l’indice di natalità diminuisce sempre di più: quest’anno, per la prima volta, in Italia i nuovi nati scenderanno al di sotto dei 400.000, tanto da far dire al presidente dell’Istat, prof. Giancarlo Blangiardo, che, in assenza di appropriate politiche di supporto alle famiglie, entro il 2060 l’Italia perderà 30 milioni di cittadini”. (Antonio Mondelli, la famiglia questa sconosciuta, 4.11.21, alleanzacattolica.org)
A questo punto il problema secondo l’intervento apparso sul blog cattolico non è quale politica familiare sia opportuna per combattere il fenomeno della denatalità
sostenendo economicamente la maternità. La verità è che in Italia non esiste nessuna politica familiare. Poi di questi tempi dove l’attenzione è rivolta all’emergenza pandemia, nessuno si preoccupa dell’emergenza denatalità.
L’assenza della famiglia nella legge di bilancio del governo mentre dall’altra parte si prevedono ingenti risorse dedicate alla transizione ecologica e alle politiche connesse alla parità di genere. Tutto questo significa che esiste nel governo “un approccio ideologico miope, che guarda con distacco se non con diffidenza alle famiglie, a tutto vantaggio dell’individuo”.
Tuttavia, che la famiglia non abbia mai goduto di particolare attenzione dalla politica italiana è una questione vecchia, risale alla Prima Repubblica, neanche sotto la democrazia cristiana c’è stata attenzione per i nuclei familiari. E comunque forse questa disattenzione non è dovuta solo ai responsabili del governo del Paese, molte colpe sono delle stesse famiglie. Per Mondelli, le famiglie, per certi versi, hanno “smarrito il senso della loro stessa realtà, incapaci come sono anche di rivendicare il ruolo e le risorse dovute. E ricordare alle famiglie il loro ruolo, favorendone una presenza attiva nella società, è forse altrettanto importante di quanto lo sia sviluppare adeguate politiche familiari”.
Tutt’altra musica per la famiglia si profila in Ungheria del becero Primo ministro Victor Orban. “Mentre il Governo Draghi procede per spot, in Ungheria si stanziano quasi 10 miliardi di euro per il 2022 in favore di famiglie e natalità”. Ha trattato il tema per la Nuovabq.it, Luca Volontè. (Confronto amaro. Famiglie numerose, l’Italia le beffa. L’Ungheria le aiuta, 3.11.21 Lanuovabq.it).
L’Italia, “si accanisce contro le famiglie e la natalità. Non far nulla sarebbe già grave, vista la devastazione demografica che vive il Paese, ma penalizzare le famiglie numerose (quelle che accolgono con entusiasmo la vita) porta con sé l’amara ammissione di punirle”. In pratica l’allarme lanciato dall’Assemblea dell’Associazione Nazionale delle Famiglie Numerose, tutti i timori sull’impatto negativo e la penalizzazione che l’assegno unico avrebbe portato alle famiglie numerose, emersi negli scorsi mesi, sono confermati.
E se l’Italia dice no alle “politiche familiari” e “no “alla natalità,“in Europa c’è un Paese dalla bandiera nazionale simile alla nostra che afferma anno dopo anno la sua dedizione a famiglie e bambini: l’Ungheria. In Ungheria, il tanto vituperato Governo Orbán ha deciso di stanziare il 6,2% del Pil del Paese a favore delle politiche familiari e della natalità”.
In pratica il governo ungherese spenderà circa 3.500 miliardi di fiorini (pari a 9,7 miliardi di euro) nel 2022, lo ha dichiarato il ministro per le politiche familiari e giovanili Katalin Novák, in un’intervista all’edizione di sabato 30 ottobre del quotidiano Magyar Nemzet. Il ministro ungherese ha risposto alle accuse di chi sostiene che le misure a favore delle famiglie sono manovre elettorali. Non è da ora che il Governo Orbán ha sostenuto le politiche familiari e la natalità. “Non abbiamo iniziato questo lavoro solo ora, ma abbiamo continuamente stanziato risorse per il sostegno alla famiglia”, ha detto la Novák, aggiungendo: “La spesa per le misure di sostegno alla famiglia aumenterà a circa 3.500 miliardi di fiorini l’anno prossimo, dai soli 960 miliardi nel 2010”.
Una crescita degli investimenti per le politiche familiari impressionante e che non ha paragoni a livello internazionale. Il Governo Orbán non aumenterà solo gli aiuti diretti e le deduzioni fiscali per le famiglie con figli, ma quest’anno costruirà più asili nido nella previsione di rendere disponibili 70.000 posti entro il 2022 e anche alle aziende estere che investiranno nel Paese verrà chiesto di costruire fabbriche con annessi asili nido per le famiglie di operai.
Sembra che la politica familiare ungherese funzioni. Il numero di matrimoni è in crescita. Diminuiscono i divorzi e il numero di aborti è inferiore del 40% rispetto a dieci anni fa. Gli investimenti per la famiglia saranno più del doppio della media Ocse (2.34%), mentre il Paese ha uno dei più alti tassi di crescita del Pil nella regione e in Europa (stima 2021 del Fmi al 7,6%).
Insomma Il governo ungherese mostra di essere consapevole della necessità di invertire la rotta a livello demografico, ma anziché puntare sull’immigrazione di massa – sponsorizzata dalle stesse élite finanziarie e culturali che sono all’origine delle culle vuote e delle leggi (su divorzio, aborto, unioni gay, eutanasia, ecc.) che stanno sfasciando il tessuto delle nostre società – ha deciso di adottare la ricetta più semplice, fondata appunto sulla famiglia naturale: l’unica possibile e aperta alla vita, dunque capace di assicurare il necessario ricambio generazionale e favorire lo sviluppo. Nei suoi anni di governo Orban ha insistito molto per la politica pro-family, insieme al discorso di custodire l’identità culturale del Paese, che sono le radici cristiane.
Questo connubio non piace a quei leader europei che rinnegano le suddette radici e tutti gli insegnamenti che esse portano con sé. Sono veramente interessanti le idee portate avanti dal primo Ministro ungherese, in un noto discorso ha illustrato cinque principi per lo sviluppo di un’Europa centrale che non sia in guerra con la propria storia. I primi due: «Ogni Paese europeo ha il diritto di difendere la sua cultura cristiana, e il diritto di rigettare l’ideologia del multiculturalismo. Il nostro secondo principio è che ogni Paese ha il diritto di difendere il modello di famiglia tradizionale, ed è autorizzato ad affermare che ogni bambino ha il diritto a una madre e un padre». Ecco perché tanto odio e livore nei confronti del governo ungherese da parte dei vari gazzettieri del politicume corretto di tutta l’arcipelago sinistroide.
Per quanto ci riguarda NOI, preferiamo stare con i “Ragazzi di Buda”, ancora in marcia per la libertà.
DOMENICO BONVEGNA
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