LA “BADIAZZA” DI MESSINA TORNERÀ A SPLENDERE. AFFIDATO L’INCARICO DI PROGETTAZIONE DEFINITIVO…
Si sono concluse le procedure di aggiudicazione relative alla prima esperienza assoluta in Sicilia di affidamento di una progettazione attraverso la procedura del concorso in due fasi.
Ad essere messo a gara il Restauro, consolidamento, rifunzionalizzazione e sistemazione esterna della Chiesa di Santa Maria della Valle a Messina, a tutti nota come la “Badiazza”.
L’intervento, che prevede la redazione di un progetto definitivo, è stato aggiudicato al raggruppamento temporaneo di professionisti Advanced Engineering S.r.l. che, dalla sottoscrizione del contratto avrà tempo 60 giorni per presentare quanto andrà in gara. La realizzazione delle opere sarà attuata con fondi derivanti dalle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020 – Patto per la Sicilia – per un importo complessivo di 2.400.000,00 euro.
“Con la definizione della gara per l’affidamento della progettazione della “Badiazza” – sottolinea l’assessore dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana, Alberto Samonà – il Governo regionale mantiene un’altra promessa fatta ai siciliani. La Chiesa di Santa Maria della Valle, infatti, dopo un parziale intervento alla fine degli anni ‘80, era rimasta chiusa e di recente anche segnalata al FAI come luogo del cuore da recuperare. Gli interventi, che sulla base del progetto andranno ad effettuarsi, consentiranno di ripristinare l’impianto che sarà dedicato oltre che al culto, anche a iniziative di carattere culturale”.
La monumentale chiesa, edificata nell’XI secolo, si trova ai piedi dei colli San Rizzo sulla strada di collegamento tra Messina e Palermo, in una valle circondata da un bosco.
“La proposta progettuale scelta dalla Commissione – dice la Soprintendente dei Beni Culturali di Messina, Mirella Vinci – è quella che è stata ritenuta più valida sotto il profilo delle soluzioni tecniche e metodologiche individuate per il recupero che comporta la prosecuzione degli interventi parzialmente eseguiti nell’arcata sinistra della navata tra gli anni ’80/’90 del secolo scorso. I lavori, infatti, verranno riproposti sulla parte destra così da rendere fruibile tutta la navata. La soluzione progettuale scelta – evidenzia ancora Mirella Vinci – nel rispettare le valenze del bene monumentale, ne completa il recupero grazie a un intervento in esterno che esalta la bellezza dell’area verde circostante”.
Nella chiesa di Santa Maria della Valle è ben riconoscibile l’influenza di caratteri architettonici locali: il Santuario, ben distinto dallo spazio delle navate, richiama quelli analoghi delle cattedrali di Palermo e Monreale, la copertura a cupola, appoggiata su quattro grandi archi ogivali, è di chiara derivazione normanna, mentre le crociere costolonate a sezione rettangolare sono elementi architettonici riconducibili all’età sveva.
Gli studiosi evidenziano la somiglianza della Badiazza con la chiesa cistercense di Santo Spirito del Vespro che si trova all’interno del cimitero di Sant’Orsola a Palermo, edificata tra il 1173 e il 1178 e, anch’essa, influenzata dalla tradizione artistica arabo-normanna.
L’edificio nel corso del medioevo è stato intitolato a Santa Maria della Scala perché legato ad una leggenda che ha per protagonista un’immagine sacra trafugata in oriente, che raffigurava la Madonna con accanto una scala.
Si narra che l’immagine sacra, che viaggiava a bordo di una nave proveniente dalla Siria, una volta giunta nel porto di Messina, abbia impedito alla nave stessa di ripartire. I marinai, immaginando che dietro a quella difficoltà ci fosse una volontà divina, si disfecero della sacra icona svelandone, in questo modo, il furto. Una volta portata a terra, – secondo una tradizione che ritroviamo anche in altre narrazioni analoghe – l’icona della Madonna fu posta su un carro trainato da una coppia di giovenche che, senza guida alcuna, camminarono fino ad arrivare alla chiesa di Santa Maria della Valle, che da quel momento mutò il suo nome in Santa Maria della Scala.
Il monastero sembra sia stato abitato fino al 1347, anno in cui la pestilenza costrinse le monache ad abbandonare l’edificio. I numerosi rimaneggiamenti effettuati nel corso del tempo, non hanno modificato la monumentalità dell’impianto che, rafforzato nella parte superiore dalle merlature, appare più simile a un fortino o ad un castello che a un logo di culto, cosa che contribuisce a rendere unico il luogo.