La chiesa e le sue verità

Non comprende subito che dopo un certo tempo, più o meno lungo dello slancio, contraddistinto forse da idealismo, residuo di uno stato infantile in cui il cielo è sempre azzurro perché è il trono di Dio, e in cui le metafore, le immagini fantasiose i premi e i castighi, i paradisi e gli inferni, la grotta di Betlemme, il bue e l’asinello….

 

di ANDREA FILLORAMO

Rispondo, così come posso, all’email pervenutami:

“Esimio professore, uso soltanto il mio nome di battesimo che è Gerardo, ho 44 anni.   Da quattro anni seguo su segnalazione di un mio carissimo amico di Messia suoi articoli di IMGPress che condivido pienamente in quanto lei riesce a dare delle risposte chiare ed esaurienti alle domande che i cattolici si pongono e trovano in ciò che stancamente dicono o predicano i preti nient’altro che astrattezza.  Lei mi ha fatto scoprire che si può rimanere nella Chiesa cattolica ed essere uomini liberi e in questo la ringrazio, ma i dubbi mi perseguitano. Forse perché la mia religiosità è sempre da ricollegare alle favole che mi sono state raccontate da bambino e sono in una perenne crisi”. Gerardo M.

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Caro amico, essere in crisi, esistenziale o religiosa è sempre un forte inciampo di chi, ad un certo punto della sua vita, visti i battistrada delle sue gomme in cui i segni del consumo si rendono sempre più evidenti, considerata, altresì la stanchezza di una vita che da un punto di vista religioso si è resa routinaria, in cui, però non  mancano le lotte, le tensioni, i conflitti che  impongono ripetutamente frustrazione, compromessi, rinunce forzate, chiude porte e finestre e come una sorta di pre-pensionamento spirituale nel buio cerca di rintracciare se stesso

Non comprende subito che dopo un certo tempo, più o meno lungo dello slancio, contraddistinto forse da idealismo, residuo di uno stato infantile in cui il cielo è sempre azzurro perché è il trono di Dio, e in cui le metafore, le immagini fantasiose i premi e i castighi, i paradisi e gli inferni, la grotta di Betlemme, il bue e l’asinello si protraggono nel tempo fino a inoltrarsi nell’eternità, emerge forte il bisogno di fermarsi di “tirare i remi in barca”, rivolgere lo sguardo su se stesso, nella profondità della propria anima.

E’ questo il “redi in te ipsum, in te est veritas” (“rientra in te stesso, in te c’è la verità”) di S. Agostino.

Si chiede allora: E’ questo il momento del dubbio, che sta alla radice non solo del pensiero, ma della complessa vita umana, dalla riflessione intellettuale, alla scienza, al progresso, al processo generale del vissuto, come può esserlo dell’amore, della libertà di scelta, della fede religiosa e laica… che sono a volte decisivi nelle scelte personali?

Gli interrogativi che hanno sempre tormentato la mente e la coscienza dell’uomo, sia quelli esistenziali sia i più semplici della quotidianità, nascono dal dubbio, da una profonda incertezza che permane in tutta l’esistenza.

La ricerca della “verità” religiosa è una ricerca che deve essere costantemente alimentata dal dubbio.  È noto che tra i valori e i diritti universali dell’uomo, la verità resta un concetto essenziale, ma non riesce neppure ad avere una corretta definizione filosofica… ancor più difficile, quindi, la sua “oggettivizzazione”. E ciò non ha nulla a che fare con il soggettivismo e relativismo… è semplicemente un dato di fatto che una verità piena non è raggiungibile, perché una verità è il mosaico di più verità.

L’età dei 44 anni è significativa, perché con questa cifra si supera il «mezzo di cammin di nostra vita», facendo sempre di più i conti con l’«inizio della discesa», come si dice, e non si può fare a meno di guardare a dove essa porti. Anche questo pensiero può radicalmente mettere in discussione tutto ciò che si è realizzato finora. La paura spesso significa non voler vivere.

 Vivere, rimanere vivo e giungere a maturazione è possibile solo a colui che accetta la legge della vita, che si dirige verso la fine come la sua meta.

Invece di guardare verso il traguardo, molti guardano indietro verso il passato.