Segnalo un interessante volumetto pubblicato l’anno scorso dalla casa editrice Cantagalli di Siena, “Difesero la fede, fermarono il comunismo”, sottotitolo: “La Cristiada, Messico 1926-1929; la Cruzada, Spagna 1936-1939”. L’autore del testo ben documentato è il napoletano Giovanni Formicola.
Il libro scrive il professore Eugenio Capozzi nella prefazione, tratta: «due episodi cruciali del rapporto tra cattolicesimo e politica nell’era delle ideologie e dei totalitarismi, Formicola affronta le vicende connesse alla resistenza dei cattolici messicani contro il laicismo di radice massonica, e poi alla sanguinosa persecuzione dei cattolici spagnoli ad opera del Fronte popolare». Per lo studioso napoletano, sia la resistenza dei Cristeros in Messico, che la Crociata anticomunista in Spagna sono due esempi privilegiati del Novecento dove si può osservare «un epico confronto tra visioni del mondo, tra filosofie della storia».
Nell’invito alla lettura, Formicola scrive: «gli episodi storici affrontati sono manifestazione della grande inimicizia fra le due stirpi, evocate nel libro della Genesi (3,15)». Da una parte la tradizione cattolica, dall’altro la destabilizzazione portata dalle forze sovversive rivoluzionarie alla civiltà occidentale.
Il testo avverte l’autore a pagina 41, non ha lo scopo di narrare i due eventi di genuina e volontaria resistenza popolare cattolica contro l’ateismo rivoluzionario, lo fanno bene le preziose opere di Jean Meyer, Arturo Iannaccone (opera che ho recensito), padre Vicente Carcel Ortì. Pertanto, il libro di Formicola nelle due insorgenze cerca il fondamento del fatto storico, le sue radici, remote o prossime, il suo significato profondo. Per fare questo occorre analizzare le basi della filosofia comunista e lo fa nel I° capitolo, che è, dedicato al comunismo, inteso come ideologia globale della Rivoluzione.
Intanto lo studioso formatosi alla scuola di Alleanza Cattolica, giustamente inquadra il socialcomunismo all’interno di quel processo rivoluzionario che durante i secoli ha sgretolato quella civiltà cristiana nata nell’epoca medievale. Un processo di distruzione per tappe iniziato con la rivoluzione protestante, poi con quella francese, quindi quella comunista, fino alla IV rivoluzione, quella culturale antropologica del Sessantotto. E’ una periodizzazione che ha brillantemente illustrato il pensatore brasiliano professore Plinio Correa de Oliveira, nel suo celebre manuale “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”.
Le radici del comunismo affondano nella cosiddetta utopia, dove si pensa che sia possibile sconfiggere il male nella società. Una missione affidata alla politica, concepita «come strumento rivoluzionario per la trasformazione della società e […] della stessa natura umana». Il fine è sempre quello di fare attraverso l’azione politica, l’uomo nuovo, finalmente felice e padrone di se stesso, trasformando la sua esistenza terrena in un nuovo Eden.
Formicola analizza l’Anti-Metafisica Comunista, la Teoria dell’Azione Comunista, il suo Ateismo e quindi la lotta contro ogni Religione, attraverso la Menzogna e l’Omicidio. Infine viene aperta una breve interpretazione sul comunismo dopo la caduta del Muro.
Pertanto per Formicola tutto lo scenario filosofico culturale e politico del dell’ideologia comunista si è manifestato sia in Messico che in Spagna. «Infatti, l’odio rivoluzionario e comunista nei confronti di Dio si è fin da subito tradotto in odio implacabile nei confronti della Chiesa e del cristianesimo[…]».
Tra gli episodi di questa grande guerra rivoluzionaria contro la Chiesa e quel che sopravviveva di una civilizzazione cristiana del XX secolo, quello messicano e spagnolo appaiono i più emblematici ed istruttivi, perchè hanno visto una resistenza popolare, peraltro anche vincente, almeno in Spagna.
Certamente questi due popoli, quello messicano e quello spagnolo hanno ritardato quell’opera di secolare scristianizzazione che ha continuato nel mondo occidentale. E’ certo che senza la loro insorgenza, il culto cattolico si sarebbe praticamente estinto, almeno nei loro paesi. Per quanto riguarda la Spagna, scrive Formicola: «la lezione spagnola indusse progressivamente il comunismo a rinunciare nei Paesi di lunga e radicata tradizione cristiana all’attacco frontale e violento, che compatta e spinge alla reazione […]».
Dunque lo studio dei due fenomeni messicano e spagnolo «di resistenza anche armata alla rivoluzione anti-cristiana, per difendere la fede, la possibilità di viverla integralmente nella libertà, meritino d’essere ripresi e ricordati sia per restituire onore e verità alla loro storia, troppo spesso vilipesa o dimenticata, sia per riconoscerne la valenza esemplare, anche con riferimenti all’esistenza e all’operatività nella storia dei nemici di Dio, della fede e di ogni verità […]».
Il II capitolo è dedicato ai fatti e al significato che ha la Cristiada messicana dal 1926 al 1929. Intanto Formicola precisa che, «non è facile incontrare non dico chi abbia letto, ma anche solo chi conosca l’esistenza di questa pagina della storia». Lo storico che ha letteralmente liberato dall’oblio la guerra cristera è stato il franco-messicano Jean Meyer, che ha iniziato le sue ricerche e studi nel 1966, arrivando a creare una monumentale opera in tre volumi, poi pubblicata in ben venti edizioni. Sostanzialmente Meyer ha svolto lo stesso ruolo che ha avuto per l’insorgenza vandeana , lo storico Reynold Secher. Meyer ha scoperto che della guerra cristera, con grande sua meraviglia nessuno ne parlava, nonostante fossero passati appena trent’anni dagli avvenimenti.
La Chiesa non ne parlava, neanche nei seminari. Neanche le giovani generazioni non ne sapevano nulla. Per Meyer, «la Chiesa ha manifestato una prudenza esagerata[…]». Eppure, scrive Formicola, «la ‘questione’ rappresenta un unicum nella storia del XX secolo e forse nell’intera storia della cristianità, intesa come famiglia di nazioni cristiane per cultura e civiltà […]».
Per Formicola, avvicinarsi agli avvenimenti storici è fondamentale per chi intraprende la “carriera” politica. La Storia può essere vista come un «deposito di esperienze per la politica», soltanto così diventa magistra, infatti ripeteva spesso Giovanni Cantoni, «chi sbaglia storia, sbaglia politica», in quanto la storia è “politica sperimentale”.
Tuttavia per comprendere cosa è successo nel 1926 in Messico, occorre andare conoscere la storia remota: il primo ideale capitolo di questa storia, è la Reconquista, (la liberazione della Spagna dall’Islam, iniziata a Covadonga). E qui sta forse, l’originalità del lavoro dello studioso napoletano, collegare la Cristiada alla Storia passata, la nascita della Spagna cattolica, in particolare, ai re cattolici Ferdinando III d’Aragona e Isabella I di Castiglia.
Il Secondo ideale capitolo, è la Conquista dell’America. Iniziata con la Scoperta il 12 ottobre 1492 dell’ammiraglio Cristoforo Colombo. Un’opera definita da Pio XII, una «Conquista principalmente pacifica, fusione di stirpi, che solo la forza aggregante della religione potè realizzare con una missione materna e che solo l’afflatto unanime di una Fede profondamente radicata potè mantenere fra tante vicissitudini».
L’argomento è di stretta attualità, sui media da qualche anno viene riproposta dagli indigenisti marxisti, la solita Leyenda Negra su quei fatti di cinquecento anni fa. A questo proposito, «va osservato – scrive Formicola – che se la Conquista e l’evangelizzazione del Messico fossero state davvero quello che risulta dalla storiografia ‘leggendista’, allora sarebbe semplicemente incomprensibile come il popolo messicano indio e meticcio, anche a oltre tre secoli di distanza, non abbia steso tappeti di fiori innanzi a chi gli prometteva di liberarlo dalla Chiesa cattolica e da tutti gli agenti d’oppressione, ascrivendosi in massa a una qualche massoneria».
Continuando con le riflessioni storiche per l’autore del libro, nella formazione dell’Iberoamerica, ci sono due modi di scrivere la storia, una vera e l’altra falsa. La prima quella elementare, destinata al popolo, che si accontentano di leggere opere dette di volgarizzazione e poi l’altra che «ha un carattere quasi confidenziale, tanto è ristretta l’élite alla quale si rivolge». Per conoscere la vera storia, rimando a due eccellenti studii, il primo, “Il nuovo mondo riscoperto. La scoperta, l’evangelizzazione dell’America e la cultura occidentale”, del professore argentino Alberto Caturelli, trad. it. Ares di Milano (1992). Il secondo studio, “Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa”, a cura di Giovanni Cantoni e Francesco Pappalardo, D’Ettoris editori, Crotone (2006).
Tuttavia lo studio di Formicola ricorda la situazione storica del mondo precolombiano, fornendo qualche dato sulla conquista e l’evangelizzazione di quelle terre, abitate da popoli con una religiosità alquanto discutibile, vedi la pratica dei sacrifici umani e dell’antropofagia, come è dimostrato dai numerosi documenti e studi, ne ricordo uno per tutti, “Il Vangelo nelle Americhe. Dalla barbarie alla civiltà”, di Jean Dumont, Effedieffe (1992).
Interessante il paragrafo riguardante i frutti della Conquista, con la miracolosa formazione della civiltà indo-cristiana, “meticcia”, una inculturazione rispettosa, senza nessuna forma di razzismo, simboleggiata nel modo più alto e significativo dalla devozione alla Madonna di Guadalupe. Il bilancio di questa storia possiamo affidarlo al grande pontefice, san Giovanni Paolo II, chiamò: “una grandiosa ammirevole avventura[…]”. Una evangelizzazione, dove certamente vi sono stati, “luci ed ombre”, ma nonostante gli errori umani, ci sono stati, “più luci che ombre”.
Pertanto, in conclusione, «non si sbaglia, dunque, a ritenere che quel mondo non è certamente divenuto perfetto, ma altrettanto certamente è divenuto migliore per effetto della Conquista e della conseguente evangelizzazione. Se non altro perchè cessano le ecatombi umane e il cannibalismo rituale. E ciò grazie all’opera dei missionari, soprattutto domenicani e francescani, ma anche alla tanto demonizzata civiltà degli spagnoli […]».
Il testo prima di arrivare agli anni che hanno visto protagonista l’insorgenza del popolo cristero, dà conto dei vari governi più o meno liberali e democratici che si sono susseguiti in Messico, le varie crisi politiche, indicando quelle più significative. Formicola non racconta l’insurrezione cristera come hanno fatto altri, accenna brevemente i tratti principali, indicando i nomi dei tanti protagonisti che si distinsero nei tre anni di guerra “religiosa” e non di classe. A partire dal generale Gorostieta e di tutti gli altri eroi, martiri cristeros che hanno imbracciato le armi contro l’esercito federale del presidente Plutarco Calles.
A fine capitolo viene pubblicata in Appendice, gli estratti delle lettere encicliche del sommo Pontefice Pio XI, “Iniquis Afflictisque”, del18 novembre 1926; “Acerba Animi” del 29 settembre 1932; “Firmissimam Constantiam” del 28 marzo 1937, infine la Lettera apostolica, “Paterna Sane” del 2 febbraio 1926.
Il III° capitolo, il saggio affronta la Guerra di Spagna: L’assalto al Cielo e la Cruzada.
Tra il 1936 e il 1939, in Spagna, uno dei luoghi di più antica civiltà cristiana, il furore rivoluzionario si è scatenato con particolare aggressività e ferocia. In questa guerra ha partecipato tutto il mondo. Anche qui Formicola risale alle cause remote e poi a quelle prossime della cosiddetta guerra civile. Il saggio non fa la narrazione della guerra, ma si limita a ricordare documentando i passaggi più significativi, facendo emergere il carattere anticristiano della persecuzione in atto operata dalle forze del Fronte Popular, composto principalmente da anarco-marxisti. Il manifesto del partito socialista incitava a «[…] distruggere la chiesa e cancellare da tutte le coscienze la sua nociva influenza». Una guerra alla Religione cattolica, iniziata fin dal 1931, con saccheggi e incendi di luoghi di culto, con massacri sistematici di religiosi, sacerdoti, vescovi e e suore.
Alla fine sono quasi settemila i religiosi uccisi dai rivoluzionari anarco-comunisti. La Chiesa tardivamente, forse per non apparire troppo filo franchista, riconosce quasi duemila martiri, tutti beatificati, dai Papi, compreso Papa Francesco. In questa occasione a insorgere non c’è solo il popolo cattolico, ma anche la maggior parte dell’esercito guidato dal generalissimo Francisco Franco che il 31 luglio 1936 inizia la liberazione (l’Alzamiento) della Spagna e mette fine alla persecuzione religiosa. Formicola precisa che l’insorgenza guidata dal generale Franco fu una reazione alla Repubblica filo marxista, che non diventò mai, purtroppo una contro-rivoluzione.
Il testo fa riferimento ai vari delicati passaggi e interventi della Chiesa spagnola, che di fronte alla furia omicida dei rivoluzionari comunisti fu quasi costretta ad appoggiare la Cruzada anticomunista dei nazionalisti del generale Franco. Pio XI a due mesi dell’alzamiento, ricevendo dei pellegrini spagnoli, denuncia, «[…]quella fiamma di odio e di più feroce persecuzione confessatamente riserbata alla Chiesa ed alla Religione Cattolica […] la Nostra benedizione s’indirizza, in maniera speciale, a quanti si sono assunti il pericoloso compito di difendere e restaurare i diritti e l’onore di Dio e della religione[…]».
I vescovi spagnoli collettivamente si esprimono poi un anno dopo l’alzamiento, il 1 luglio 1937, a favore della cruzada dei nazionalisti. Poi c’è Pio XII, appena eletto, con un telegramma, esprime felicitazioni al generale Franco dopo la proclamazione della vittoria. E quindici giorni dopo un Radiomessaggio al popolo spagnolo, così si esprime: «con immensa gioia […] per il dono della pace e della vittoria». Per il momento non intendo entrare nel discorso spinoso della legittimità di un regime autoritario come quello franchista, il testo lo fa, vi lascio alla sua lettura e approfondimento. Magari lo farò in un’altra occasione.
DOMENICO BONVEGNA
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