A volte non sai da dove cominciare a presentare un libro che hai appena letto. Per la verità non è un obbligo tassativo recensire un libro letto. Da alcuni anni ho preso questa “strana” abitudine, leggere e raccontarlo ad altri. Il saggio che ho appena letto mi sembra di poterlo definire uno straordinario inno alla Donna, si tratta però di una donna speciale: Maria Vergine, Madre di Dio, la Madonna, il testo, “Il primo amore del mondo”, scritto nel 1953 da uno dei più grandi scrittori del mondo anglosassone americano.
Mi riferisco a Fulton Sheen, arcivescovo americano di Newport, il 5 luglio 2019, il Santo Padre Francesco, in seguito ad un miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Fulton Sheen, ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto per la sua beatificazione. Nato a El Paso nel 1895 da genitori irlandesi, muore a New York nel 1979. Prima di passare al libro, è indispensabile descrivere la sua figura. Il testo che ho in mano, pubblicato nel 1953 dalle Arti grafiche Richter, Napoli, sotto al suo nome si può leggere: Dottore in Filosofia, Dottore in Teologia, Docente in Filosofia nell’università di Lovanio e nell’Università Cattolica d’America. Ha partecipato a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II (1962-1965). Attivo in una delle Commissioni per la stesura dell’Apostolicam actuositatem, il decreto sull’apostolato dei laici, proporrà di mettere a tema il ruolo sociale della maternità. Si potrebbe continuare con altri titoli. Fu scrittore di 73 libri popolarissimi, molti dei quali diventati classici della spiritualità e di numerosi articoli su giornali e riviste. Sheen è stato uno dei primi e più celebri telepredicatori cattolici. Condusse infatti la radiofonica The Catholic Hour (1930-1952) e le televisive Life Is Worth Living (1951-1957) e The Fulton Sheen Hour (1961-1968) che, nei massimi picchi di popolarità, raggiunsero i trenta milioni di spettatori. Negli Stati Uniti, il suo nome è talvolta posto accanto a quelli di san Giovanni Paolo II (1978-2005) e a quello di santa Madre Teresa di Calcutta (1910-1997) nella triade degli evangelizzatori più dinamici del secolo XX.
La spiritualità di Fulton J. Sheen fu essenzialmente mariana ed eucaristica. Mons. Sheen, il cui nome in gaelico significa pace, comprese che le persone andavano raggiunte là dove vivevano, nella situazione concreta della loro vita e ad essa, a quella vita, era necessario annunciare il Cristo.
Il suo legame con la Vergine Maria fu particolarmente intenso e significativo tanto che in ogni sua trasmissione e intervento trasparì il suo legame con la Madre di Dio. In pratica per certi aspetti è stato un padre Livio ante litteram. Qualcuno l’ha chiamato, l’amico della Madonna.
E un altro amico della Madonna, il 2 ottobre 1979, due mesi prima della sua morte, San Giovanni Paolo II visitò la cattedrale di San Patrizio a New York e abbracciò l’Arcivescovo Sheen, dicendo: «Hai scritto e parlato bene del Signore Gesù Cristo, della Chiesa». Nella presentazione di Fulton Sheen sulla rivista Cristianità, (n.398, 2019) Maurizio Brunetti fa notare come monsignor Sheen ha anticipato di trent’anni il Decreto conciliare sull’apostolato dei laici; l’arcivescovo americano sottolineava il carattere non accessorio delle sue proiezioni civico-culturali. Inoltre, del santo arcivescovo non stupirà, perciò, né il fiero e consapevole anticomunismo, né che nelle opere maggiori, molte delle quali tradotte in italiano fin dagli anni 1950, non manchi mai un riferimento alla cornice socio-politica o agli imperativi pseudo-valoriali che la modernità impone all’uomo contemporaneo.
Aspetti che non mancano anche nel libro Il primo amore del mondo. “Opera nella quale l’autore delinea i fondamenti teologici e scritturali della devozione mariana, occasionalmente ricorrendo — come pure è tipico del suo stile — all’aneddoto e alla battuta mordace”.
Il libro è diviso in due parti. Nei capitoli della prima, intitolata La Donna che il mondo ama, Fulton Sheen ripercorre gli eventi chiave della vita della Madonna, dall’Annunciazione all’Assunzione, proponendo spunti di meditazione teologico-spirituali, che a vari decenni di distanza ancora conservano la propria freschezza. Partendo dall’annunciazione dell’Angelo a Maria, Sheen fa delle riflessioni interessanti all’Età Moderna, all’amore come viene inteso nel mondo e come viene inteso da Maria che accetta liberamente di partorire il Salvatore del mondo. Il suo Fiat, ovvero “si faccia di me secondo la volontà di Dio”. Tutte le religioni pagane cominciano con gli insegnamenti di adulti: il Cristianesimo comincia con la nascita di un Bambino. Da quel giorno i cristiani sono stati sempre i difensori della famiglia e dell’amore dei figli. Da Dio, scrive Sheen,”l’ultima cosa che ci saremmo aspettata sarebbe stata di vederLo imprigionato per nove mesi in un ciborio di carne […]”. E durante la Visitazione di Maria a sua cugina Elisabetta, Maria diventa la prima infermiera della civiltà cristiana, si fa serva-infermiera della sua vecchia cugina, definendosi schiava di Dio. Sheen giunge a scrivere che nel Magnificat, c’è un brano, quello dove c’è tra l’altro, (“Egli ha rovesciato dal loro trono i potenti, ed esaltato gli umili…”) che rappresenta il documento più rivoluzionario che sia stato mai scritto, mille volte più rivoluzionario di qualsiasi scritto di Karl Marx. E poi confronta la rivoluzione di Maria a quella di Marx e del comunismo.
“C’è un antagonismo intrinseco tra la rivoluzione di Maria e ogni altra rivoluzione, perchè quella di Maria è basata sulla vera psicologia della natura umana, sulla realtà di un bisogno immenso, così serio e imperativo che ogni cuore onesto deve bramarne l’appagamento”. Il quarto capitolo (“Quando gli uomini cominciarono a credere nella nascita verginale?”). Qui Sheen sottolinea come ancora prima che venissero scritti i Vangeli o Epistole, “prima che alcuno si fosse deciso a scrivere una sola riga del Nuovo Testamento”, la Chiesa dei testimoni, dei cristiani dei martiri c’era già. Infatti, “Gli Apostoli dapprima insegnarono, e poi due – soltanto due – su dodici lasciarono il Vangelo”. La Chiesa c’era già con Pietro e sono passati venticinque anni, prima che venisse scritto il primo Vangelo. “Perciò quelli che isolano un singolo testo della Bibbia dalla tradizione apostolica o lo studiano senza tener conto di essa tradizione, vivono e pensano invano”. Pertanto, “I Vangeli hanno bisogno della tradizione come i polmoni dell’aria”, scrive Sheen. Più avanti insiste su questo punto: “I Vangeli non diedero inizio alla Chiesa; la Chiesa diede inizio ai Vangeli”. Così la Chiesa ha preceduto il Nuovo Testamento.
Il capitolo quinto Sheen si occupa di una falsa contrapposizione all’interno della Chiesa, ci sono quelli che pensano di attribuire troppa riverenza alla Madonna a discapito di Suo Figlio Gesù. E qui ci sono dei passaggi interessanti sull’Incarnazione di Nostro Signore, Dio fatto uomo, nel corpo di Maria Vergine. Come ella ha formato Gesù nel proprio corpo.“In questa sola Donna Verginità e Maternità si trovano riunite, come se Dio volesse mostrarci che entrambi le condizioni sono necessarie al mondo”. Più avanti nel sesto capitolo, Sheen scrive che verginità e maternità non sono così inconciliabili tra loro come sembrerebbe. Il settimo e ottavo capitolo il testo si occupa del “matrimonio più felice del mondo”, quello di Giuseppe e Maria. Anche qui Sheen risponde ad alcuni particolari che riguarda la vita sponsale dei due giovani che Dio ha prescelto. Si perché Giuseppe era probabilmente un giovane, forte e virile, atletico, bello, casto, padrone di sé. “Nessun marito e moglie si amarono mai come Maria e Giuseppe”. Il tutto in obbedienza e amore.
La seconda parte è invece intitolata Il mondo che la Donna ama. In questa sono posti a tema, fra le tante altre cose, il matrimonio; il valore della verginità; il ruolo sociale della donna e il femminismo radicale; la potenza santificante del Rosario e il Messaggio di Fatima; l’islam; la psicanalisi; il comunismo, definito icasticamente «la volontà di distruggere Dio», nel capitolo in cui l’arcivescovo spiega come gli esiti distruttivi dell’energia atomica, di cui il mondo aveva fatto da pochi anni tragicamente esperienza, non suggeriscono che Dio abbia abbandonato il mondo: è il mondo che ha optato per una natura «divorziata dalla natura di Dio».
Quello di Fulton Sheen è un libro datato ma straordinariamente attuale, almeno per ogni cristiano, che vuole combattere la “Buona Battaglia” del XXI secolo. Il dodicesimo capitolo affronta i due poli dell’amore umano: l’uomo e la donna. Le riflessioni sono di una profondità notevole. Interessante la posizione delle donne nella Passione del Signore Gesù. Loro ci sono, gli uomini scappano. Il quindicesimo capitolo è tutto da leggere (Equità ed eguaglianza) I due errori del comunismo e del liberalismo storico sono quelli che “le donne non sono mai state emancipate fino ai tempi moderni, perchè la religione soprattutto li ha tenute in schiavitù”. Invece ribadisce monsignor Sheen che “la soggezione della donna è cominciata nel secolo diciassettesimo, con la scissione della Cristianità, e si è affermata al tempo della Rivoluzione Industriale”. Anche Sheen come altri storici onesti come Regine Pernoud sostiene che le donne nella civiltà cristiana (cioè nel cosiddetto Medioevo) ebbero diritti, privilegi, onori e dignità, che poi sono stati inghiottiti dall’età della macchina. Per la verità il venerabile cita un’altra donna, Mary Beard con la sua dotta opera dal titolo “Woman as Force in History” (“La Donna come forza della Storia”). Sulla cosiddetta emancipazione della donna sono diverse le riflessioni. La donna oggi è vittima dell’uomo e della macchina, non è felice. La soluzione non si trova nella eguaglianza ma nella equità. Pertanto alla base di qualsiasi rivendicazione femminile ci dovrebbe essere l’equità e non l’eguaglianza. L’equità, “ha il vantaggio di ammettere le differenze specifiche tra l’uomo e la donna, vantaggio che l’eguaglianza non ha”. L’uomo e la donna sono eguali perché hanno gli stessi diritti e le stesse libertà. Ma l’uno e l’altra hanno una certa superiorità nelle rispettive funzioni.
Mi fermo vi lascio alla lettura del testo del venerabile Fulton Sheen.
DOMENICO BONVEGNA
dbonvegna1@gmail.com