di ANDREA FILLORAMO
Quando pensiamo al Natale tutti abbiamo nella mente affreschi famosi, rappresentazioni pittoriche soprattutto rinascimentali e il presepe di San Francesco. Pochi di noi sanno che la prima raffigurazione del Natale, almeno in Occidente, è del III e IV secolo e si trova nelle catacombe romane di Santa Priscilla. Queste catacombe sono un cimitero sotterraneo che una donna, di nome appunto Priscilla, donò alla comunità cristiana romana dei primi secoli.
Un’area cimiteriale che si estende circa 13 chilometri sulla via Salaria Nuova, abbracciando un ampio lasso di tempo che va dalla vita delle catacombe come luogo di sepoltura comunitaria sino alla stagione della devozione e del culto per i martiri e per i pontefici sepolti nel complesso (da San Marcellino a Papa Virgilio). E’ proprio, infatti, che nel 330 l’imperatore Costantino decretò per la prima volta il festeggiamento cristiano della nascita di Gesù e lo fece coincidere con la festività pagana del “Sol Invictus”. Il “Natale Invitto” divenne così il “Natale Cristiano”. Nel 337 Papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa Cattolica, come riferito da Giovanni Crisostomo nel 390.
In base a quanto detto dunque, la data di nascita di Gesù fu fissata “convenzionalmente” al 25 di Dicembre.
Da allora ogni anno, in questo giorno in tutto il mondo, la nascita di Gesù si festeggia con la Messa di Mezzanotte, preparando il Presepe, addobbando l’albero di Natale, scambiandosi regali, cantando canzoni, preparando dolci e cibi particolari da consumare in famiglia e ripetendo cerimonie e riti diversi per ogni paese della terra.
Quest’anno, però, la Messa di mezzanotte semplicemente non esiste, a causa del Covid-19 che ancora ci assale, per cui è necessario “prevedere – come suggerisce la CEI – l’inizio e la durata della celebrazione in un orario compatibile con il cosiddetto coprifuoco”, quindi presumibilmente tra le 18 e le 20, purché alle ore 22, si possa tornare a casa, dove nell’intimità della famiglia, nella “ Chiesa domestica” possiamo attendere la mezzanotte nel raccoglimento e nella meditazione della nascita di Gesù.
E’ questa, a mio parere un’occasione che bisogna cogliere, che è implicita, nel messaggio cristiano, così come trasmesso da San Paolo nella lettera ai Romani, quando scrive: “aiutate la Chiesa che si riunisce nella loro casa» e fa riferimento allo kat’oikon ekklesía, la “Chiesa domestica”, ove si radunavano i cristiani a celebrare l’Eucaristia. Lo spazio vitale di una famiglia si trasforma secondo l’Apostolo, in un piccolo tempio ove Cristo è assiso alla stessa mensa. Anche nei saluti finali della Prima Lettera ai Corinzi, Paolo presenta una nota coppia di cristiani, Aquila e Priscilla, «con la Chiesa che si raduna nella loro casa» (16,19). La Lettera ai Colossesi, poi, ha questo saluto finale: «Salutate i fratelli di Laodicea, Ninfa e la Chiesa che si raduna nella sua casa» (4,15). Infine, nel biglietto per l’amico Filemone, egli si rivolge «alla Chiesa che si raduna nella tua casa» (v. 2). Indimenticabile è la scena dell’Apocalisse: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3,20).
C’è dunque un interessante aspetto in questa “sacralità” della casa: la festa. L’uomo è stato creato all’apice della creazione, ma pur sempre nel sesto giorno, e il “sei” è simbolo di limite e incompiutezza, tuttavia egli può celebrare il sabato che è il tempo di Dio, e quindi di entrare nell’eternità. La festa è la liberazione dal limite delle cose, è comunione con Dio partecipando al suo “riposo”, cioè alla vita spirituale. Pertanto la festa autentica non è un orizzonte vuoto e inerte, come Tacito bollava il sabato ebraico, né è un mero weekend, ma è un evento positivo, un momento di intimità personale con Dio e con la propria coscienza ma anche di unione con la famiglia. Come affermava Benedetto XVI, «il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita della famiglia: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra coniugi e tra genitori e figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa. La Sacra Scrittura ci dice che la famiglia, il lavoro e il giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana»