“La sofferenza è stata tanta, oltre 9 anni di battaglia giudiziaria soltanto per avere l’affido esclusivo di mia figlia e le cicatrici ci sono. Ho scritto questo libro perchè dovevo dare un senso a tutto, aiutare altri bambini e abbattere pregiudizi culturali. Mi dava forza ogni volta, dopo le sedute dalla psicologa che voleva trovare per forza un elemento per togliermi mia figlia, ripetere a me stessa: ‘Io ho avuto la capacità di costruire una volta, voi distruggete, io ricostruirò. Non mi spaventate'”.
E’ una storia a lieto fine quella di Cristiana Rossi e di sua figlia, messa nero su bianco in un libro che può essere di aiuto e di speranza per altre mamme che dopo aver denunciato violenza domestica vivono l’incubo di perdere i loro figli. E’ stato presentato ieri sera alla Dire e in diretta su DireTv, con un convegno di approfondimento – alla presenza del Pubblico ministero Silvia Pirro, esperte e Istituzioni, del direttore della testata Nico Perrone – il lavoro autobiografico ‘La Pagella della mamma, l’amore di una madre’.
LA STORIA DI CRISTIANA E DI SUA FIGLIA – “Quando interviene il Tribunale per i minorenni la collettività sposa quel pregiudizio che vede una ragione valida per l’intervento del giudice minorile. Ci sono invece tantissimi casi come il mio in cui non c’è alcun pregiudizio sul minore che possa giustificare l’allontanamento, soprattutto nei casi di violenza. Per la copertina del libro ho voluto appositamente scegliere questo lavoretto delle elementari per la Festa della mamma di mia figlia, non per tutti i 10, ma perchè fu fatto quando venne affidata al servizio sociale. Mi è stata tolta legalmente per molti anni- ha ricordato Cristiana- anche se mai allontanata”. La vita di questa mamma, professionista affermata, è stata stravolta dalla macchina giudiziaria e dalla conseguente ‘violenza istituzionale’ che in uno stillicidio di anni ha messo sotto la lente lei come mamma, obbligandola, come accade a molte donne, di doversi scagionare dall’accusa di essere adeguata o iperprotettiva. Un calvario fatto di paura continua che la figlia fosse portata in casa famiglia e che ha visto anche la distruzione di un patrimonio economico personale.
Il papà della bambina è stato assolto, come ha ricordato il Pubblico ministero Silvia Pirro che ha seguito il caso di Cristiana e ne ha portato testimonianza alla presentazione del libro. “Sentimmo molti testimoni- ha ricordato- e pochissimi, un paio, andarono contro lei. Si è arrivati all’assoluzione e ricordo che ne discutemmo in una lunga udienza. Chiesi al giudice il perchè della sentenza con così tanti testi a favore e il giudice rispose ‘che due testi smentivano la parte offesa e alla fine ho pensato che non potevo arrivare a una condanna'”. Pirro è intervenuta anche sulle misure cautelari e i provvedimenti a tutela della donna, sottolineando come spesso i servizi sociali, proprio mentre i procedimenti sono in corso, cerchino di trovare una mediazione tra i genitori con tutti i rischi del caso. Sull’incubo casa famiglia è andata dritta al punto: “Un minore in casa famiglia è la distruzione del minore”, riferendosi a questa tipologia di casi. Ne ha parlato anche Eloisa Fanuli, business developer dell’Agenzia Dire che ha ricordato il fenomeno di Bibbiano e ha espresso “ammirazione per quanto fatto da questa mamma per la propria figlia. E’ stato fatto tanto per combattere la violenza sulle donne, ma non abbiamo tempestività, bisogna approfondire e avere un approccio rapido” e scongiurare quell'”escalation” che può portare al femminicidio e i vari “meccanismi perversi” che colpiscono i minori.
LA STORIA DI CRISTIANA È TEMA DI AGENDA POLITICA- Sempre di più storie come quella di Cristiana, che da questa esperienza ha fondato l’associazione So.Germa particolarmente impegnata nella formazione, sono ormai diventate ‘un tema di agenda politica’. Lo ha spiegato accuratamente l’europarlamentare Anna Cinzia Bonfrinsco che, riallacciandosi alle condanne della CEDU all’inazione dei magistrati italiani in diversi casi di questo tipo, ha ammesso: “Bisogna che la politica riprenda la sua responsabilità, l’emancipazione non può riguardare solo le elites, abbiamo una realtà che ci smentisce ed è questa grande contraddizione che la politica deve affrontare”. Non è tanto un problema di leggi secondo Bonfrisco ma “l’incapacità amministrativa della giustizia che delega a un sistema di burocrazia fallace. L’inasprimento se poi cade come lettera morta è come non averlo scritto e abbiamo senz’altro trascurato qualcosa in questi anni di battaglie”.
Dall’Europa al territorio, investito in prima linea della tutela di donne e bambini, è l’assessora alle Politiche giovanili e della Famiglia del VI Municipio di Roma ad annunciare la necessità di “un protocollo d’intesa con diverse realtà, da Asl ai servizi sociali, alle Forze dell’Ordine alla scuola e la costruzione di una rete sociale”. L’assessora nel suo quotidiano impegno istituzionale ha parlato del senso di “isolamento e diffidenza” che spesso porta le persone a non chiedere più aiuto al servizio sociale.
Il Codice Rosso, come ha spiegato l’avvocata Pamela Strippoli, patrocinante in Cassazione, “se ci fosse stato ai tempi della storia di Cristiana avrebbe permesso di andare più celeri nel dibattimento e non saremmo qui a piangere quasi 10 anni di calvario”, ha ammesso complimentandosi con una donna così forte che ha saputo vedere che “una sentenza non è la fine del giudizio tanto che “si rivolge nuovamente alle Istituzioni e riesce ad avere l’affido esclusivo”.
IL RITRATTO DEL MALTRATTANTE- Cristiana, come il suo libro in un’accurata ricostruzione dei fatti giudiziari, è una donna forte, che si tiene lucida e combattiva, che chiede incessantemente di inserire il nome di sua figlia nei database alla frontiera temendo un rapimento data la nazionalità estera del padre biologico. Non le viene mai concessa, ma non si arrende. Non si arrende nemmeno quando le violenze in casa aumentano e lei per proteggere sua figlia fa le sue valigie in un attimo e si rifugia nel suo ufficio. “Il manipolatore ha come con un buco nero e ha bisogno di succhiare empatia dalle persone ‘belle e forti’. All’inizio è l’uomo perfetto- ha spiegato la crimonologa Barbara Del Bello- poi punisce con il silenzio, sono uomini che ti manipolano, ti usano economicamente, fino ad abbattere e compromettere in modo invalidante l’autostima. Questo tipo di uomini si strutturano tra le personalità narcisistiche o border nel cluster B DSM come personalità maligne”.
L’agenzia Dire con lo speciale d’inchiesta dedicato alle mamme coraggio e alla teoria sconfessata dell’alienazione parentale “ha fatto una scelta editoriale- come ha ricordato il direttore della testata Nico Perrone nel corso della presentazione- E’ sempre difficile ammetterlo per un giornalista per la questione dell’obiettività, ma invece – tenendo sempre conto e dando voce alle posizioni diverse – c’è un momento in cui il giornalismo deve assumersi la responsabilità di combattere per una giusta causa”. Come quella di Cristiana e di sua figlia, che ieri in platea, con sorriso e tanta emozione scattava foto alla mamma coraggio, la sua.