La paura e il Covid: troppa informazione nessuna informazione

di ANDREA FILLORAMO

Scrivevo in questo giornale nel novembre 2020 un articolo in cui mi sono soffermato sul grande disorientamento prodotto dal mondo dell’informazione sul Covid-19, che si era abbattuto sulla nostra vita.

Allora da alcuni mesi eravamo usciti dal lockdown; non era ancora iniziata la campagna vaccinale; la paura generale era molto forte; il virus era poco conosciuto; si parlava allora del come evitare il contagio e tutti speravamo in quel “salvavita” che era il vaccino, che in poco tempo la scienza ci aveva dato.

Un filo di speranza era da tutti coltivato: eravamo allora molto lontani e nessuno pensava al clima di guerra civile che vediamo in questi giorni fra vaccinati e non vaccinati, fra no-vax, che dicono di essere informati della natura di quello che per molti di loro è un inesistente virus e di un vaccino per loro inefficace e vax che si sono totalmente affidati alla scienza ufficiale che ad oggi non garantisce – è vero –  del tutto dalla malattia, ma sicuramente nella maggior parte dei contagiati salva dalla morte.

Di tale articolo ripropongo uno stralcio, in cui, ricordando Umberto Eco che scriveva: “troppa informazione nessuna informazione”, dicevo:

Non possiamo non condividere questa opinione di Eco, convinti che le informazioni sul Covid-19, come per qualunque altra cosa, se in quantità ragionevole e nella giusta dose, ci aiutano a decidere meglio e ci offrono un vantaggio, mentre troppe informazioni possono creare confusione e, alla fine, creano più problemi di quanti ne risolvano, come purtroppo possiamo osservare. Ho pensato, inoltre, che tali indicazioni, la cui accettazione a differenza di quel che avviene per il farmaco di cui nel bugiardino, non sono ritenute sempre corrette e sicure, anzi contradittorie, perché provenienti da scienziati in disaccordo fra di loro e da fonti inquinate dalla politica o dagli interessi economici- finanziari, che evidenziano il divario sempre più ampio tra ciò che comprendiamo e ciò che pensiamo di dover capire. Da qui il più grande nemico della scienza, della filosofia e del buonsenso che è il cocktail del quale ci dobbiamo servire in questo momento non facile della nostra vita, cioè lo scetticismo, che è il buco nero tra i dati e la conoscenza, che succede quando le informazioni non ci dicono ciò che vogliamo o dobbiamo sapere.”

Probabilmente con quell’articolo ho colpito, allora, nel segno e per tal motivo l’ho riprodotto. Esso, infatti, a mio parere, potrebbe valere anche oggi quando quasi il 90% degli italiani si sono vaccinati, ma ancora con l’avanzare delle varianti del virus, milioni di persone si rifiutano di farsi vaccinare, facendosi trascinare e convincere da quanti inondano a fiumi pagine e siti di Internet, seminando dubbi, incertezze, mezze verità, notizie false, che  aumentano la paura dei refrattari del vaccino o degli incerti e i media non abbandonano anzi incentivano la campagna di vaccinazione quanto, con discussioni, accuse, ventiquattro ore al giorno, il clima pesante dal quale non riescono a far uscire.

Perché accade ciò? Cito, innanzitutto quanto scriveva Dostoevskij: “Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani”.

Fuori metafora: quanto scrive Dostoevskij potrà avvenire se tutti superiamo non solo la paura della malattia ma anche quella del vaccino e accettiamo quanto la scienza ci offre.

Superare la paura significa, innanzitutto, conoscere il meccanismo psicologico che la provoca. Cerchiamo in sintesi di rappresentarlo.

Le due principali reazioni dinnanzi a uno stimolo pauroso sono, per gli animali ma anche per l’uomo che appartiene alla stessa specie: attacco o fuga; la prima ci consente di affrontare l’ostacolo, combatterlo; la seconda ci porta ad abbandonare la situazione prima che divenga eccessivamente minacciosa per la nostra sopravvivenza.

Tuttavia, in letteratura, troviamo altre due reazioni degli esseri viventi dinnanzi a una situazione di pericolo: il “freezing” e il “faint, che non possono sfuggire a quanti soffrono la paura del virus o degli effetti negativi eventuali ma molto rari del vaccino.

Il “freezing” è un’immobilità tonica, l’essere vivente sembra appunto congelato, immobilità che permette di non farsi vedere dal “predatore” mentre si valuta quale strategia (attacco o fuga) sia la più adatta per la situazione specifica.

Quando questa strategia non sembra avere qualche possibilità di riuscita, l’unica ed estrema risposta possibile è il faint (la finta morte), la brusca riduzione del tono muscolare accompagnata da una disconnessione fra i centri superiori e quelli inferiori, che porta alla non decisione.

“La paura più grande è la paura dell’ignoto e di trovarsi ad affrontare situazioni ritenute potenzialmente pericolose”, afferma Andrew Rosen, direttore del Centro per il trattamento di ansia e disturbi dell’umore a Delray Beach, in Florida e aggiunge: “parlando con queste persone spesso si scopre che, nell’esatto momento in cui iniziano a pensare a qualunque rimedio per la salute, cominciano ad immaginare situazioni catastrofiche”.

Aiutare una persona che soffre di tali paure non è semplice, significa renderla consapevole delle emozioni negative della paura che se vengono affrontate si sperimenta un calo dei livelli di ansia e preoccupazione.

Si spera veramente che ciò accada e così assieme possiamo riprendere la nostra vita ancora minacciata da un virus che ha causato tanta sofferenza e tanti morti.