Partecipare alle conversazioni online, tenersi informati e restare in contatto: sono solo alcuni dei comportamenti rilevati tra le persone in cerca di uno spazio digitale dove potersi esprimere
Le persone sembrano essere pronte a spendere più tempo che mai nei social media, 1 miliardo il numero di nuovi utenti registrati negli ultimi tre anni. Secondo il Digital Report 2023 di We Are Social, fondamentale è sottolineare che non c’è nulla nei dati che indichi che Internet stia diventando meno importante nella vita delle persone.
Al contrario, l’analisi rivela che gli utenti stiano adottando un approccio più ragionato e mirato nelle loro attività online. Le persone stanno effettivamente spendendo più tempo che mai sui social media. Il tipico utente di Internet trascorre più di 2 ore e mezza al giorno utilizzando piattaforme social (3 minuti in più dell’anno scorso), la cifra più alta mai riportata.
Sono dati che non vanno ignorati. La rete, con i social, rappresenta uno degli ultimi spazi in cui i giovani, soprattutto, creano una sorta di microcosmo digitale in cui possono esprimersi ed essere ascoltati. Tra chi li usa per informarsi attraverso il feed social, o chi inizia ad orientarsi principalmente verso i siti di news. Non mancano le criticità, certo, ma le finalità emerse sono sempre più costruttive e meno disimpegnate.
E dai social come risorsa per far sentire la voce di una generazione arriva la storia di Flavia Restivo, politologa e digital strategist da tempo impegnata per un uso di queste piattaforme in modo egualitario, come strumento per veicolare valori ed iniziative sociali, soprattutto nei confronti dei più giovani, impegnati in una lotta costante per un Paese diverso che li sappia ascoltare.
“Le giovani generazioni sentono l’esigenza di una maggiore inclusione e un maggiore progressismo. La rete, con i social, ha permesso a me, come a tante altre persone piene di talento, di poter trovare il proprio spazio a prescindere dalle basi di partenza familiari ed economiche, si tratta quindi a mio parere di un sistema piuttosto democratico. Aggiunge Flavia e continua “Il passo in avanti è quello dell’abbattimento degli stereotipi nei confronti delle nuove generazioni. I social possono essere una risorsa per ispirarsi e perchè no, trovare un nuovo lavoro, prendendo esempio da chi ha una storia simile alla propria. Io stessa da poco ho preso coraggio ed ho fatto il salto, puntando su me stessa e sul mio personale percorso lavorativo”.
Migliorarsi, imparare e rendersi “utile” per gli altri: l’impegno di Flavia
Una battaglia che per Flavia parte da lontano, radicata nei primi anni in cui ci si affaccia alla socialità, e che inizia dalla sua famiglia di origine. Nonna svizzera-tedesca, nonno siciliano e madre napoletana fanno sì che suo malgrado subisca atteggiamenti di discriminazione nei primi anni di scuola, quando ancora non si hanno gli strumenti adatti per capire quello che succede. Al liceo non migliora, anzi l’ambiente si dimostra ostile e improntato al razzismo. Cambiare scuola la salva. Ed è proprio in quegli anni che Flavia matura la consapevolezza di voler aiutare gli altri: “Per anni ho sempre pensato che non volevo più che nessuno vivesse quello che ho subito io, molti ragazzi non riescono a resistere a determinati abusi e le conseguenza sono spesso tragiche. Ognuno di noi merita di vivere al massimo delle proprie aspettative, e la scuola rimane il primo mezzo, e il più pratico per mettere a disposizione dei giovani tutti gli strumenti possibili per crescere e migliorare”.
Poi scocca la scintilla con la politica, a soli 17 anni. Prima nei circoli giovanili e poi nel 2021, risultando la più giovane candidata alle comunali di Roma: un solo mese di campagna davanti, in totale solitudine, se non con l’aiuto della sorella e del suo migliore amico. Riceve la fiducia di tantissime ragazze e ragazzi che le diedero ancora più forza nel portare avanti le sue iniziative per il bene comune. In un solo mese, più di 500 cittadine e cittadini scrissero il suo nome sulla scheda elettorale.
Un solo desiderio sempre più crescente: cercare di parlare seriamente e concretamente di giovani e donne. Perché è assolutamente necessaria una riflessione sul benessere fisico e psicologico della persona, occorre imparare a riflettere, fin da ragazzi, su temi cruciali come la discriminazione di genere, il rispetto dei diritti altrui, la cura e l’attenzione per una sessualità consapevole. Spiegare l’educazione affettiva nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, insegnando fin da subito il rispetto delle differenze individuali e il consenso è l’ulteriore impegno di Flavia Restivo, che in sinergia con Isabella Borrelli e Andrea Giorgini ha ideato “Saperlo prima”, primo e unico festival italiano sulla salute sessuale e affettiva, la cui prima edizione si è da poco conclusa a Roma. I tre, hanno lanciato una petizione online su Change.org per l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, che ha raccolto nel giro di poche settimane più di 35mila firme. L’obiettivo è quello di puntare proprio a portare nelle scuole le informazioni utili perché nessuno degli studenti italiani resti più indietro.
In tempi in cui la mancanza di un’educazione emotiva e del conseguente rispetto verso gli altri scarseggiano, si rende assolutamente necessaria una riflessione approfondita che non può più aspettare, toccando materie che riguardano tematiche sempre più di interesse pubblico come il benessere fisico e psicologico della persona, trasmettendo valore e creando tante connessioni.
Flavia Restivo
Politologa, digital strategist e “divulgatrice”. È una delle maggiori promotrici dell’introduzione dell’educazione sessuoaffettiva in Italia. È stata la più giovane candidata tra partiti maggioritari alle scorse elezioni comunali di Roma. Ha da poco concluso la sua esperienza come digital communication strategist per il Presidente della Regione e la Regione Lazio. Ha un blog sull’Espresso dal 2020 ed è esperta in public relations e personal branding. Vanta molteplici esperienze formative all’estero tra cui un corso intensivo sui gender studies presso la Sorbonne di Parigi e il programma Erasmus + presso l’università Lusìada di Lisbona.