Maledetto l’uomo che confiderà nell’uomo: Mi sono recato per la prima volta in una chiesa diversa dal solito. Sono stato toccato da alcuni passaggi della predica del prete che ho quasi interamente registrato. Trascrivo i passaggi più interessanti…
Oggi la liturgia ci propone dei brani molto intensi, ricchi di provocazioni, che non possono lasciarci indifferenti. Il vangelo propone le beatitudini secondo Luca, una pagina “sovversiva” perché Gesù guardando in faccia i suoi interlocutori osa rivolgersi specificamente a loro dicendo: “Beati voi poveri”. In Luca, a differenza di Matteo, le beatitudini sono come “personalizzate”.
C’è anche la pagina fondamentale – tratta dalla conclusione della prima lettera di Paolo ai Corinzi- per la nostra fede che poggia sulla Risurrezione di Gesù Cristo: se Lui non fosse risorto avremmo creduto invano. Il mistero della Pasqua del Signore sta al centro della nostra vita ed è quanto stiamo celebrando.
Infine c’è il brano del profeta Geremia, con il relativo salmo responsoriale che fa da cassa di risonanza, questa pagina (come tante altre del profeta dal linguaggio tagliente) provoca sempre una reazione di accettazione o di rifiuto. Faccio subito un banale esempio prima di addentrarmi nel commento specifico. Se uno/a sente: “Maledetto l’uomo che confiderà nell’uomo” e “Benedetto l’uomo che confiderà in Dio” immediatamente comprende che la parola di Dio aveva previsto che proprio l’amico o l’amica del cuore l’avrebbe tradito. E conclude: “Maledetta/o a me”. Oppure qualche altro, imbottito di spirito illuministico, si convincerà che la religione è sempre andata contro l’uomo perché nega la “dea” ragione, proprietà costituiva dell’uomo (…).
La mia breve omelia, si snoderà principalmente attorno a questa pagina del primo testamento.
Qui siamo messi subito di fronte a una scelta, allontanando qualsiasi parvenza di finzione, dobbiamo dire a noi stessi se stiamo dalla parte dell’«uomo forte» (pare che in ebraico si possa tradurre così) che confida in se stesso, nelle proprie forze, nella propria sicurezza di riuscire sempre bene in tutto perché ha le caratteristiche di un guerriero, oppure dalla parte dell’uomo che confida in Dio, come i “poveri” di cui parla il Vangelo. Gli ultimi, gli emarginati che hanno in Dio un difensore, un “vendicatore” per dirla con Giobbe.
Quando Geremia scriveva queste cose, dal sapore prettamente sapienziale, così come poi dirà il salmo 1, che ricorda a tutti che ci si trova sempre davanti a un bivio: o la strada di Dio o quella degli empi…ebbene Geremia conosceva bene l’alternativa davanti alla quale Mosè aveva posto il suo popolo, della quale leggiamo mi pare nel libro del Deuteronomio, più o meno così: “Oggi, pongo davantia voi la benedizione o la maledizione…scegliete”.
Se vogliamo essere come il tamerisco che abiterà in posti infuocati, il profeta parla della regione dell’Araba, una regione secca, arida e incolta dove questo albero riesce appena a sopravvivere, allora possiamo confidare nell’uomo. Qualche rimando a questo punto mi sembra necessario. Quanti cristiani vivono con il fiato corto? Avvitandosi vieppiù su se stessi, sulla propria vanagloria, sulle proprie imprese? Nessuno è esente da questo orizzonte. Nemmeno noi preti, i vescovi e le persone che si sono consacrate interamente a Dio. Chi confida solo sulle proprie forze andrà inesorabilmente incontro all’aridità, alla desolazione, alla morte spirituale, appunto come il tamerisco che combatte fra la vita e la morte nella zona salmastra, a sud del Mar Morto (…).
In aperta antitesi a questa triste vicenda vi è l’immagine dell’albero irrigato che prospera abbondantemente e che rimanda all’uomo benedetto da Dio. A tale immagine si rifà anche il salmista quando dice “sarà come un albero trapiantato lungo un canale che dà frutto nella sua stagione”.
Vogliamo o non vogliamo portare frutti? (…)
Mi avvio alla conclusione che lascio aperta, ma che ruota attorno a una domanda: in chi vogliamo riporre la nostra fiducia? In Dio misericordioso, pietoso, lento all’ira e grande nell’amore o negli uomini potenti, che manovrano le sorti di poveri, affamati, piangenti… dalla stanza dei bottoni?
Un’ultimissima cosa mi preme dire: facciamo molta attenzione a coloro che strumentalizzano Dio per fini puramente umani, presentandosi magari con il rosario in mano e dicendo di essere cattolici, apostolici più del papa… Dai frutti li riconoscerete! dice il vangelo. E se sono piantati lontano dalla sorgente, cioè da Dio, prima o poi appassiranno.