No a nuove centrali a gas a Civitavecchia, sì a nuovi impianti a fonti rinnovabili come il parco eolico di Tuscania…
“L’Alto Lazio è una dei territori del Paese più interessato dall’installazione di impianti del vecchio modello energetico e dal loro inquinamento, locale e globale. Ha vissuto la realizzazione della centrale nucleare in costruzione a Montalto di Castro, interrotta fortunatamente col referendum del 1987 e trasformata poi a olio combustibile, e quella della centrale termoelettrica di Civitavecchia, poi riconvertita a carbone e in parte a gas. Grazie allo sviluppo delle rinnovabili gli impianti termoelettrici che bruciano fonti fossili stanno andando in dismissione in diverse parti del Paese, come sta avvenendo anche alla centrale di Montalto. Lo stesso deve avvenire nel prossimo futuro anche agli altri impianti, a partire dalle due grandi centrali di Torrevaldaliga Nord e Sud, che insieme emettono oltre 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno e che non devono essere sostituiti da nuove centrali ciclo combinato a gas. Per permettere il completamento della rivoluzione energetica nel Paese, compreso la parte settentrionale del Lazio, e per intensificare la lotta alla crisi climatica servono investimenti importanti in nuovi impianti a fonti rinnovabili, oltre che in sistemi di accumulo che possono rispondere alle esigenze di flessibilità e sicurezza della rete. È per questo che sosteniamo la necessità di realizzare anche l’impianto eolico proposto a Tuscania, in provincia di Viterbo”.
Con una nota congiunta firmata da Greenpeace, Legambiente e WWF le tre principali associazioni ambientaliste italiane entrano nel dibattito locale relativo alla realizzazione di un parco eolico in provincia di Viterbo al centro di polemiche locali negli ultimi mesi. Il progetto prevede la realizzazione di 16 aerogeneratori da 5,6 MW ciascuno, per un totale complessivo di 90 MW, da installare nel comune di Tuscania (VT): 10 turbine sono localizzate a “Mandria Casaletto” a nord di Tuscania e 6 turbine a “San Giuliano” a sud del centro abitato. Tra le critiche mosse ci sono state anche quelle relative all’impatto paesaggistico, mosse anche attraverso foto rendering non veritiere, in un territorio dove tra l’altro sono presenti anche altri impianti eolici.
“Per arrivare alla decarbonizzazione dell’economia italiana, e quindi anche del sistema elettrico del Paese, entro il 2040 – continuano le tre associazioni ambientaliste – serve mettere in campo ogni iniziativa che punti alla riduzione dei consumi, all’efficienza energetica, alla promozione dell’innovazione tecnologica, ma non si può prescindere dalla realizzazione diffusa degli impianti a fonti rinnovabili, a partire dall’uso dell’energia del sole e del vento. Sarà soprattutto grazie a queste due fonti rinnovabili che l’Italia potrà rispettare gli obiettivi previsti dal Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, da raggiungere entro il 2030, che fortunatamente verranno ulteriormente innalzati grazie alla decisione della Commissione europea di ridurre del 55-60% le emissioni di gas serra del Vecchio Continente entro i prossimi 10 anni. È anche per questo che serve realizzare con urgenza sempre più impianti come quello che è stato proposto nella Tuscia laziale. La diffusione delle rinnovabili va perseguita in modo rigoroso, nel rispetto anche di beni paesaggistici particolarmente significativi, condividendo le scelte col territorio interessato con iniziative promosse dalle imprese e dagli enti locali, per promuovere il dibattito pubblico e per evitare contestazioni territoriali che non fanno altro che mantenere la dittatura delle fonti fossili. Ma va fatta con urgenza perché le azioni per contrastare l’emergenza climatica non possono più attendere”.