PALERMO. Visitare una città misteriosa guidati dagli archeologi che la stanno riportando pian piano alla luce, seguire una masterclass sensoriale sugli “odori” dei Nebrodi e visitare in jeep i frantoi di nicchia; sentir parlare il dialetto gallo italico, o scoprire che dietro un quadro può esserci nascosta la statua del patrono; andare a lezioni di arancine(i), raggiungere un monastero basiliano che pare il signore della vallata, sentir parlare il dialetto gallo italico o riannodare il filo delle novelle del Verga; visitare una fortezza e raggiungerla dal mare o adocchiare l’Etna tra i vicoli del borgo.
Sabato e domenica prossimi (2 e 3 settembre) il secondo e penultimo weekend dei Borghi dei Tesori è un viaggio straordinario in una Sicilia autentica, inedita, inaspettata. Piccoli comuni nascosti nel verde di boschi, arrampicati sui dirupi, oppure in riva al mare, anzi dove si incontrano due mari. Siamo nella parte orientale dell’Isola e si va da terra all’acqua. Nel Messinese i comuni che partecipano al festival, promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori con IGT, sono cinque visto che questo fine settimana si aggiunge anche Mirto con esperienze sensoriali, passeggiate in jeep, costumi d’epoca (c’è un museo unico nato da un collezionista appassionato) e un museo con i ricordi dei vip che sono passati dall’elegante Grand Hotel et Des Palmes palermitano dove un barman curioso raccoglieva i loro autografi. Mirto ha un odoroso nome da dea e infatti porterà i visitatori tra le erbe dei Nebrodi sulle orme di Francesco Cupani, frate francescano e naturalista di fine ‘600; si andrà a lezioni di arancine (i) da una start up innovativa che da questo angolo di mondo porta i sapori siciliani in tutto il mondo. E siccome siamo in tema, ecco il miele limpido di ape sicula che da queste parti è amata e protetta; e la visita ai noccioleti dove scorrazzano i maialini neri dei Nebrodi, il giro in jeep negli uliveti. Arrampicata sui monti ecco la minuscola Tripi, paese piccino ma con una ricchezza immensa: a parte i murales di Ligama che la raccontano, ecco poco distante l’antica Abakainon, la misteriosa città fondata dai siculi: soltanto sabato si potrà seguire lo scavo (alle 10 e alle 11.30) e far domande agli archeologi. Il tesoro ritrovato nella necropoli di Cardusa è invece esposto nel piccolo museo-gioiello “Santi Furnari” che tra i più innovativi nell’Isola: gli ori dei siculi, collane, bracciali, monete in oro, scintillano nelle bacheche, ma si potrà anche partecipare a una curiosa visita guidate con pietanze a tema greco. E si potrà andar per antichi palmenti: su queste montagne sono moltissimi, qui si pigiavano le uve e si raccoglieva il mosto.
Altro monte, altro borgo: Frazzanò, oltre al bellissimo monastero basiliano di San Filippo Fragalà – che è uno spettacolo, immerso in un ambiente incontaminato, silenzioso, straordinario -, ospita nella chiesa di San Lorenzo una complicata macchina teatrale che permette di “occultare” e proteggere la statua del patrono dietro un quadro. Ma è tutto il borgo di Frazzanò ad essere un tesoro da scoprire, e lo si potrà fare durante una passeggiata guidata tra i vicoli del paese, ascoltando leggende di santi e regine. E sabato si potrà anche raggiungere il borgo comodamente con un bus Autoservice da Palermo.
Dopo il debutto dell’anno scorso, torna Alcara Li Fusi, con le sue chiese antichissime che nascondono tesori inaspettati. C’è l’Annunziata con l’Annunciazione in telacolla del XVI secolo; San Pantaleone con l’organo seicentesco, tra i più antichi della Sicilia oppure il museo di arte sacra, con un particolarissimo Cristo in cera col costato aperto e gli organi interni visibili. Vi parleranno dell’eremita anacoreta Nicolò Politi, che visse nel Monastero basiliano di Santa Maria di Rogato dove ancora oggi sopravvive un affresco medievale della Dormitio Virginis. E ovviamente non si può lasciare Alcara Li Fusi senza aver visto da vicino i grifoni, l’unica colonia di rapaci esistente nell’isola.
Non sappiamo se davvero si nascondano enormi ricchezze nelle rocche vicine, come leggenda vuole: ma i tesori naturali qui spuntano come funghi dopo la pioggia: a San Piero Patti. A partire dal nucleo abitativo antichissimo della casbah di Arabite, alle pendici del castello, o nelle campagne dove si scoprono antiche costruzioni realizzate pietra su pietra ad anelli concentrici. Un richiamo all’antica cultura micenea, ma anche ai trulli pugliesi o ai nuraghi della Sardegna. Ma c’è anche un misterioso Cristo Nero a Santa Maria; una Madonan che commosse il Gagini a Santa Maria del Gesù; un convento dei Carmelitani che si è reinventato tramite l’arte, e i ruderi del castello oggi dedicato alla poetessa, pittrice e narratrice Helle Busacca. Se visiterete il Museo antropologico degli antichi mestieri, vi parrà di ritornare indietro nel tempo, alle radici del dialetto gallo-italico che ancora si parla nel borgo. Potrete anche avventurarvi lungo la valle del fiume Timeto, tra laghetti, vecchi mulini e acque sulfuree.
Scendendo verso Sud, ma spostandosi all’interno ecco Licodia Eubea, borgo antico, adagiato sulle colline a nord-ovest dei monti Iblei, guardato a vista dai ruderi del Castello Santapau. Una scoperta è il rapporto con Giovanni Verga che ambientò alcune delle sue novelle tra queste chiese: lo racconta una bella mostra nella ex chiesa della Badia legata al monastero che dopo il terremoto del 1693 che distrusse il Val di Noto, riunì gli ordini religiosi di Benedettine e delle Clarisse. Dei ritrovamenti dell’archeologo Paolo Orsi, parla il Museo Civico, ma bisogna fare qualche chilometro fuori dal paese per trovare un sito straordinario, quasi commovente: la Grotta dei Santi, complesso rupestre unico che fu anche ricovero dei pastori e oratorio, come dimostra la preziosa e inattesa Crocifissione dipinta sulle pareti agli inizi del Trecento. Domenica si potrà raggiungere comodamente Licodia Eubea da Palermo con pullman Autoservice. A Centuripe invece, non bisogna assolutamente perdere il bellissimo busto di Augusto al Museo archeologico: è stato riportato dal Museo Paolo Orsi di Siracusa nel borgo; che si scoprirà attraverso una lunga passeggiata tra panorami improvvisi (da quassù pare di toccare l’Etna) e vicoli filiformi. Senza dimenticare quel gioiello barocco che è la chiesa di san Giuseppe.
Ancora più a Sud, ecco Portopalo di Capo Passero che ruota attorno all’isoletta disabitata che si potrà raggiungere su una barca di pescatori per visitare l’antica fortezza spagnola e la Madonna Scala del Paradiso che la abitano; circumnavigandola, si potrà invece scoprire che la costa è punteggiata da grotte, misteriose e ancestrali. Sabato ci sarà anche la possibilità di entrare nel cantiere navale del mastro d’ascia Filippo Amato e del figlio Vincenzo (che sta seguendo le orme del padre), esperti costruttori che hanno elaborato uno stile personale e innovativo. Nel loro cantiere c’è anche un dragamine militare trasformato in un particolarissimo yacht.
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