Ormai sono diversi anni che frequento il Santuario della Consolata a Torino, entrando nella splendida chiesa, il mio sguardo, dopo il Tabernacolo, si posa subito sull’altare a destra, dove è sepolto S. Giuseppe Cafasso, ma c’è anche un bel quadro del beato Giuseppe Allamano, che è stato Rettore del Santuario.
Allamano nacque il 21 gennaio del 1851 a Castelnuovo d’Asti, paese natale di S. Giuseppe Cafasso e di S. Giovanni Bosco. Rimasto orfano di padre, fu influenzato dalla madre Maria Anna Cafasso, sorella del santo. Ma anche il grande don Bosco esercitò la sua influenza sul giovane Allamano. Naturalmente diversi sono le opere che tratteggiano la vita, la spiritualità di Giuseppe Allamano. Io ho letto, “Così vi voglio. Spiritualità e pedagogia missionaria”, Editrice Missionaria Italiana (2007) Il testo è curato dai Missionari e Missionarie della Consolata. Le fonti da cui attingono, sono le sue Conferenze o conversazioni domenicali, che contengono il suo vero pensiero. Conferenze pubblicate in sei volumi, che sono il frutto degli interventi tenute ai missionari, nello spazio di ventiquattro anni.
E’ un volume che viene affidato soprattutto ai giovani e alle giovani degli Istituti dei Missionari della Consolata, ma è anche un contributo valido per i laici missionari.
Educatore di seminaristi, lui che voleva andare a fare il vicecurato e poi parroco in qualche paesello. Ma l’arcivescovo monsignor Lorenza Gastaldi, gli comunicò che le avrebbe dato la parrocchia più insigne della diocesi: il seminario. Fu un vero maestro nella formazione del clero. Conseguì gli studi, conseguendo la laurea in teologia presso la facoltà teologica di Torino e l’abilitazione all’insegnamento universitario. In seguito diventò preside della facoltà di diritto canonico e civile. Allamano ha avuto diversi collaboratori, a cominciare del sacerdote Giacomo Camisassa, per 42 anni lavorarono insieme, “con la sua morte ho perso tutte due le braccia”, disse Allamano.
Il sacerdote divenne “punto di riferimento per quanti vedevano in lui il sacerdote vero, che sembrò investito di una missione provvidenziale per una diocesi come Torino: e dirigere la missione di consigliare e dirigere, incoraggiare e ammonire […]”. Allamano era anche rettore del santuario di S. Ignazio, sui monti presso lanzo Torinese, dove c’era una casa di Esercizi spirituali. Sostanzialmente Allamano seguì come modello lo zio Giuseppe Cafasso, peraltro ha contribuito alla sua canonizzazione.
Si impegnò per la riapertura del Convitto Ecclesiastico, per la formazione dei giovani sacerdoti. Alamanno “ebbe molto a cuore la formazione spirituale, intellettuale e pastorale dei giovani sacerdoti, aggiornandola alle nuove esigenze”. Ai convittori sottolineò la dimensione missionaria connessa con la consacrazione sacerdotale, affermando che “la vocazione alle missioni è essenzialmente la vocazione di ogni santo sacerdote”.
Collaborò a diverse forme di apostolato, in particolare si occupò della buona stampa, sostenne il giornalismo cattolico, invitando i redattori a tenere conto delle innovazioni di forma e di tecnica senza avere paura di applicarle. Tuttavia Allamano animato dallo spirito missionario, sentì l’urgenza di portare a tutti il Vangelo. Nel 1891 attuò un progetto ambizioso, quello di fondare un Istituto missionario per sacerdoti e fratelli laici. Nel 1902 partirono per il Kenia i primi quattro missionari, due sacerdoti e due laici. E poi successivamente altri campi di lavoro furono affidati ai Missionari e Missionarie della Consolata.
Allamano fu beatificato il 7 ottobre 1990 da Giovanni Paolo II. Questo è in sintesi il profilo biografico del beato Giuseppe Allamano. Il testo ora passa alla spiritualità e alla pedagogia missionaria, che possiamo attingere dalle riflessioni domenicale delle sue celebri conferenze. Il testo cita padre Lorenzo Sales, che ha curato la pubblicazione delle conferenze in due volumi, col titolo, “La Dottrina Spirituale”, successivamente prese il nome di “La Vita Spirituale”, in un unico volume di 898 pagine. Da questo testo emerge evidente l’obiettivo di Allamano, “accompagnare da vicino gli allievi e le allieve nella preparazione missionaria e trasmettere il suo spirito. Ne consegue che i suoi insegnamenti costituiscono un prezioso trattato di spiritualità e pedagogia missionaria, che ha conservato intatta fino ad oggi la sua validità”. Una pedagogia che scaturisce dalla parola di Dio; dal pensiero dei padri della Chiesa; dall’insegnamento di molti santi e da una sana dottrina teologica; infine anche dalla sua esperienza di vita.
In seguito negli anni ’80 sono stati pubblicati in tre volumi di 2288 pagine le conferenze ai missionari, curate da padre Igino Tubaldo. Questi testi hanno contribuito a formare generazioni di apostoli. Il testo che ho in mano è nato negli ambienti dei Missionari e delle Missionarie della Consolata, che ci tengono a precisare che non si tratta di una riedizione o una sintesi di altri volumi, ma una nuova presentazione del beato, che nello stesso tempo può essere considerato autore delle pagine del libro edito da EMI.
Il testo si compone di 12 capitoli, il 1° (Missionari e missionarie si, ma santi) dove si affronta la santità e la missione dell’Istituto. Ogni cristiano nel proprio stato deve aspirare a diventare santo. Deve essere il principale pensiero, la costante preoccupazione. Occorre essere prima santi e poi missionari, senza fare cose straordinarie, ma nell’ordinario. Fare bene il bene. Soprattutto occorre chiedersi, sosteneva Allamano: “Se Gesù fosse al mio posto, come farebbe? Penserebbe così? Parlerebbe così? Agirebbe così?”. Tutti i santi cercarono di configurarsi al Signore. Diffidiamo di noi stessi, educhiamo il nostro carattere e formarlo alla virtù.
Il 2° capitolo si occupa della vocazione missionaria.Il 3° capitolo (Formati per la missione). L’importanza della formazione missionaria, con una vita ordinata, osservare la disciplina, ma anche amarla. Per l’apostolato occorre buona educazione ma anche delicatezza. Inoltre occorre formarsi nello studio e al lavoro. La scienza è necessaria, il missionario o la missionaria senza scienza sono come le lampade spente.
Il 4° capitolo si occupa dei momenti più importanti dell’Anno Liturgico.
Il 5° delle Virtù teologali. Il 6° della vita consacrata. Importanza fondamentale della povertà e della castità. Il 7° tratta degli Atteggiamenti missionari. Avere passione per la missione, non bisogna essere tiepidi, “Ci vuole fuoco per essere apostoli”. Il vero apostolo avrà pazienza, costanza, mansuetudine, fortezza, umiltà.
L’8° capitolo una meditazione sul significato del Sacrifico Eucaristico. Il 9° capitolo (Tutte le generazioni mi chiameranno beata) affronta il tema della Regina dei Missionari e delle missionarie, la Madre di Gesù. Qui Allamano fa riferimento ai Misteri mariani, alla preghiera fondamentale del Rosario.
Il 10° si medita sulla Sacra Scrittura, sulla Preghiera, essere in continuazione alla presenza di Dio. 11° capitolo (Camminare nello spirito) importanza dell’esame di coscienza., delle letture spirituali. L’ultimo capitolo è dedicato ad una serie di santi (Modelli e intercessori) Iniziando da S. Giuseppe, patrono della Chiesa e della missione e concludendo con gli Angeli Custodi.
DOMENICO BONVEGNA
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