Il Premio letterario internazionale Pietro Mignosi 2022 è stato conferito allo scrittore e giornalista Alberto Samonà per il suo libro intitolato “Bonjour Casimiro” (Rubbettino editore).
A decretare l’assegnazione del “Premio Mignosi” è stata la Giuria, che ha voluto premiare questo volume, nel quale sono raccontati anche storie e particolari di grande interesse sui cosiddetti “Gattopardi Siciliani” e sul mondo aristocratico. Un testo, a metà fra il romanzo storico e il saggio, ed è per questo che la Giuria ha stabilito di assegnare a Samonà il riconoscimento per la “Sezione Saggistica”.
Attribuiti anche i premi nelle sezioni Narrativa e Poesia: per la Narrativa il Premio Mignosi è andato a Massimo Maugeri per “Il sangue della montagna” (La Nave di Teseo); per la Poesia, a Guglielmo Peralta, con “Sul far della sera” (Edizioni Spazio Cultura).
Il Premio Mignosi, giunto alla sua XII edizione, sarà consegnato nel corso della cerimonia ufficiale dell’edizione 2022, che si terrà venerdì 16 dicembre, alle 16,30 al Palazzo Reale di Palermo. Un Premio storico, quello dedicato al filosofo, poeta e scrittore Pietro Mignosi, promosso dall’Ottagono Letterario, l’associazione presieduta da Giovanni Matta, e nato diversi anni fa su iniziativa di un gruppo di intellettuali siciliani, che hanno voluto, in questo modo, onorare la figura di questo grande siciliano.
“Bonjour Casimiro” consegna ai lettori il mondo dei baroni di Calanovella, con in testa Casimiro Piccolo, fotografo e pittore che, a partire dal 1932, insieme alla madre Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, al fratello poeta Lucio Piccolo e alla sorella Agata Giovanna, legò la sua vita in modo indissolubile alla villa di famiglia sulle colline di Capo d’Orlando. Da quell’anno si svolse in questo luogo l’esistenza di questi aristocratici dalla forte vena creativa, allontanatisi dalle mondanità cittadine di quella Palermo che abbandonarono per sempre per non farvi più ritorno. Lasciatisi alle spalle salotti e circoli nobiliari, i Piccolo scelsero la “solitudine” della campagna a ridosso dei Nebrodi, che li accompagnerà quasi come musa silente fino alla fine dei loro giorni: quelle stesse atmosfere familiari nelle quali si immergeva spesso anche il loro cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che amava trascorrere lunghi soggiorni proprio nella Villa di famiglia, per ritrovarvi ulteriori spunti per il suo capolavoro “Il Gattopardo”.