L’intervento: Giorgia Meloni e la variante cristiana

di Andrea Filloramo 

È una scommessa, quasi un azzardo, quella di Giorgia Meloni, che il 17 aprile p.v sarà ricevuta alla Casa Bianca per il primo incontro ufficiale con il presidente americano.  

A tal proposito ci poniamo alcune domande concernenti la cosiddetta “guerra dei dazi”, voluta e ingaggiata da Trump, argomento che, in questo incontro, sarà proposto dalla Meloni, con esiti incerti, dovuti all’ “umore disforico”, che spesso si accompagna a irritabilità, aggressività, comportamento prevaricatore di natura verbale, caratterizzato da minacce e, infine, dall’ormai ben noto imprevedibile cambiamento di idee e decisioni del Presidente degli Stati Uniti.   

Ci chiediamo, pertanto:  

Trump accetterà la proposta del Presidente del consiglio italiano di “azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti”? 

Accetterà di sedersi a un tavolo con tutti i Paesi dell’Europa per mettere pace in una guerra insensata, che mette in forte crisi l’economia mondale o vorrà trattare, come già lui più volte ha detto, con ogni singolo Stato per imporre il suo diktat ”?  

In quest’ultimo caso cosa farà la Meloni? 

Sicuramente non possiamo azzardare o immaginare delle risposte, data l’incertezza di questo momento che Trunp sta facendo vivere al mondo intero e l’imprevedibilità delle due personalità politiche ( Meloni e Trump) coinvolte nella trattativa, pur sapendo che ambedue, pur appartenndo alla stessa famiglia politica che è la  Destra, si differenziano non poco fra di loro. 

Su questo ultimo punto occorre necessariamente soffermarci. 

Che Donald Trump sia un uomo di Destra e, da un punto di vista ideologico, presenti delle somiglianze con Giorgia Meloni, è indiscutibile, ma non è difficile scorgere anche alcune differenze, legate ai contesti politici degli Stati Uniti e dell’Italia, che rendono non sempre totalmente compatibili le loro politiche, al di là di quella che è la loro vera o strategica, presunta “amicizia”. 

I punti in comune sono: il nazionalismo; lo scetticismo verso l’immigrazione; la critica al globalismo; la difesa dei valori tradizionali; il contesto istituzionale; il posizionamento internazionale etc. 

Meloni, pur critica verso l’UE in passato, oggi mantiene posizioni più atlantiste e pro-NATO, mentre Trump mette in discussione l’impegno degli USA verso l’alleanza.  

Ma quello che particolarmente occorre mettere in evidenza in attesa della trattativa del 17 aprile, è lo stile personale di comportamento dei due politici, totalmente diverso, che può inficiare un vero accordo o renderlo anche impossibile. 

 Trump, infatti, è un personaggio provocatorio, anti dialettico, irrazionale, imprevedibile, totalmente fuori dagli schemi, mentre la Meloni cerca di mantenere – quando riesce e da quando è al governo- un tono se non sempre pacato almeno istituzionale. 

Tale tono lei avrà sicuramente nell’incontro alla Casa Bianca con Trump, pena l’abbandono dei suoi stessi elettori che in questo incontro vogliono vedere che si adempiono integralmente le promesse sovraniste più volte fatte dal Presidente del Consiglio 

La Meloni – occorre riconoscerlo – è un capo partito molto abile, con intelligenza marcata non solo politica e forti doti comunicative, ma riuscirà a trovare i registri adatti per dialogare con un “narcisista patologico”, tale riconosciuto da psichiatrici statunitensi, che è una persona con un senso grandioso del sé, mancante di empatia, con un bisogno costante di ammirazione e che vuole che i Capi di Stato  gli “bacino il culo”, che è una colorita espressione usata nello slang anglosassone e da lui stesso usata per esprimere volgarmente contrarietà e disprezzo verso qualcuno? 

Compirà, perciò, la Meloni, se richiesta, questa vergognosa e ignobile prostrazione che è ben diversa dal bacio in fronte che lei ha avuto dal predecessore Biden?  

Un fatto è certo: è proprio nel rapporto con il Presidente degli Stati uniti che Meloni si trova a dover affrontare la sfida più difficile fino a ora, della sua esperienza di governo.  

Una cosa sembra ancora più certa: se il confronto della premier Meloni con Trump, dovesse fallire, si eroderà il consenso di cui lei gode nel paese e tra gli alleati, di cui va fiera. Non ci resta, quindi che augurarle: “in bocca al lupo, onorevole Meloni”.