Il Canada di Trudeau voleva essere “un esempio per il mondo”. “Quando Trudeau è stato eletto sosteneva una visione moderna per il suo paese: multiculturale, attento al clima e desideroso di comportarsi in modo responsabile in un mondo instabile”, ora l’esperimento canadese dell’ideologia del multiculturalismo sembra arrivato al capolinea. “Così il paese si è trasformato nelle cascate del Niagara della postmodernità”, lo scrive il giornalista e saggista Giulio Meotti su Il Foglio. (Fine dell’utopia, 21.12.24 Il Foglio)… E’ uno strano paese questo Canada, dove si fa una veglia per il leader di Hamas Sinwar, e lo si paragona a Mandela.
Un Paese, dove un terzo di tutti i medici ebrei dell’Ontario sta pensando di fare le valigie. “Dallo scorso 7 ottobre, si sono verificate diverse sparatorie nelle scuole ebraiche di Montreal e Toronto”, scrive Terry Glavin in una lunga inchiesta per la Free Press di Bari Weiss. “Una minaccia di bombe coordinate ha preso di mira più di cento istituzioni ebraiche, da Halifax a Victoria. Sinagoghe nella British Columbia e nel Quebec sono state incendiate. Una sinagoga a Toronto, Kehillat Shaarei Torah, è stata vandalizzata per sette volte da aprile: porte e finestre sfondate. L’attacco più recente è avvenuto la scorsa settimana. Le attività commerciali ebraiche in tutto il paese vengono colpite. Gli ebrei sono assediati da manifestanti filopalestinesi’ nei loro quartieri. I genitori ebrei temono a mandare i loro figli all’asilo. Gli studenti universitari ebrei da un capo all’altro del paese riferiscono di aver paura di frequentare le lezioni”. E’ proprio questa la realtà in Canada, uno dei più pacifici e sicuri del mondo fino a pochi anni fa, registra più attacchi agli ebrei di quanti ne avvengano in Belgio, Francia, Olanda, Svezia e Inghilterra.
Il filosofo del Québec Mathieu Bock-Côté, autore del libro “L’empire du politiquement correct”, scrive: “Trudeau presentava il Canada come il simbolo mondiale del politicamente corretto. Praticamente era “un laboratorio ideologico dove testare l’onda d’urto multiculturale”. Il Paese che ha abbracciato l’ideologia woke e multiculturale, con una narrativa di “oppressione”. Infatti, “In America, gli attivisti guardano alla schiavitù. In Gran Bretagna, al colonialismo. In Canada è il “genocidio contro la popolazione indigena”, scrive Meotti.
La mega fak-news sulle fosse comuni dei bambini sotto le scuole cattoliche
Meotti accenna alla “mega fake sulle fosse comuni di bambini sotto le scuole residenziali cattoliche”. La narrazione inizia nel maggio 2021, quando i leader della British Columbia First Nation hanno annunciato la scoperta di “anomalie” nel terreno. I giornali avevano scritto numerose storie sulle “tombe senza nome” in Canada. A settembre, Austen ha ammesso che nessun resto umano è mai stato trovato. Pochi giorni dopo l’annuncio di una prima “scoperta”, Trudeau ha decretato che tutte le bandiere sugli edifici federali sarebbe sventolate a mezz’asta. Il governo e le autorità provinciali hanno promesso 320 milioni di dollari per ulteriori ricerche e 40 miliardi di dollari in risarcimenti. Le “scuole residenziali” sono un capitolo tragico della storia canadese. Nel 1880 quando il governo arruolò varie organizzazioni per creare questi collegi per giovani indigeni e inserirli nella società. Più della metà di queste scuole erano gestite dalla Chiesa. Con la tubercolosi e l’influenza spagnola dilaganti, diverse migliaia di bambini indigeni morirono nelle scuole. “Genocidio”? “Fosse comuni”? Risultato che oggi dopo più di un secolo per “ritorsione”, in Canada cento chiese sono state bruciate da attivisti e militanti senza che i media ne parlassero.
“Immaginate se, dopo l’11 settembre, negli Stati Uniti, o dopo gli attacchi islamisti degli ultimi anni in Francia, cittadini ‘arrabbiati’ decidessero di attaccare le moschee, di vandalizzarle, di bruciarle”, scrive ancora Bock-Coté. “Saremmo stati tutti indignati da tali gesti. Li avremmo condannati senza riserve”. Avremmo ricordato che tali atti sono criminali, oltre a richiedere una punizione severa per i loro autori.
Come, allora, spiegare la reazione attuale?”. O meglio, la mancanza di reazione. Anche una chiesa copta è stata rasa al suolo, scrive Meotti, e non in Egitto, ma in Canada, diventato “il centro dei roghi delle chiese del mondo occidentale”. Mi pare che la stessa cosa stia accadendo in Francia.
Gerald Butts, ex braccio destro del premier Trudeau, ha scritto che bruciare le chiese è “comprensibile”. La direttrice dell’organizzazione dei diritti civili BC Civil Liberties Association, Harsha Walia, ha twittato: “Bruciatele tutte!”. A questo punto la domanda cruciale: “Come ha fatto un paese famoso per i suoi costumi ragionevoli e moderati a trasformarsi nella prima fila della falange woke?”, se lo chiede lo psicologo canadese Jordan Peterson in un lungo saggio sul Telegraph. In pratica il Canada in questi anni è diventato “un posto vacante, privo di storia, un nulla in attesa di essere riempito”. Sostanzialmente, scrive Meotti: “Il Canada non sembra altro che la fotografia a grandezza naturale di come sarà tutto l’occidente se prevarrà un furioso estremismo woke. Intanto nei prossimi anni verranno chiuse un terzo di tutte le chiese. Entro il 2040, la Chiesa anglicana in Canada sarà estinta”. Poi toccherà alla Chiesa cattolica. Mentre, “lo stato canadese sta praticando l’eutanasia sui poveri e sui disabili”, titola persino la rivista di estrema sinistra Jacobin. “Il Canada vanta uno dei tassi di morte assistita più alti al mondo, consentendo ai malati terminali di morire con dignità. Tuttavia, questo programma di suicidio assomiglia sempre più a una sostituzione distopica dei servizi di assistenza, che scambia l’assistenza sociale con l’eutanasia”. Pertanto, “in alcune parti del Canada è più facile accedere all’eutanasia che ottenere una sedia a rotelle”. A dirlo è il ministro canadese per l’Inclusione, Carla Qualtrough. Persino tre esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno riferito che la legge canadese viola la Dichiarazione universale dei diritti umani. Dopo appena sei anni dalla legge, un canadese su venti se ne va con l’eutanasia, un record mondiale (in Quebec è anche peggio, uno su quattordici). Paradossalmente quella canadese rimane una società liberal ma cessa di essere civilizzata. Dei diecimila canadesi che hanno ricevuto l’eutanasia in un anno, il venti per cento soffriva di “solitudine”. Meotti fa degli esempi di eutanasia, ma che tralascio. Il giornalista conclude ponendosi due domande: il Canada resterà la provincia estrema della decadenza woke? E l’occidente tutto diventerà questo fantasma canadese? E’ più probabile la seconda.
a cura di DOMENICO BONVEGNA