L’INTERVENTO: VENEZUELA, NICARAGUA, CUBA, LE DITTATURE COMUNISTE NON MOLLANO

In un dettagliato servizio su Lanuovabussola, Luca Volontè, (Comunismo latinoamericano. Nicaragua e Venezuela, nuova stretta contro gli oppositori, 16.1.25) fornisce precise notizie sui tre regimi comunisti dell’America Latina. Comincia con quello cubano, cancellato da Biden dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo, in cambio della liberazione «graduale» di 553 prigionieri che gli USA considerano ingiustamente detenuti, tra gli applausi del Vaticano e le proteste sdegnate dei rifugiati politici cubani di tutto il mondo.

Infatti, Volontè segnala che l’Observatorio cubano de derechos humanos (OCDH) ha criticato l’eccessiva genericità dell’annuncio sulla liberazione dei prigionieri e chiesto che la misura includa le persone detenute per motivi politici, tra cui i principali leader dell’opposizione, come José Daniel Ferrer García, Félix Navarro, Sayli Navarro e Luis Manuel Otero Alcántara, «così come quasi un migliaio di persone che hanno manifestato pacificamente nel 2021 e negli anni successivi e anche un numero significativo di malati e anziani», pure loro detenuti.

Mentre per quanto riguarda i governi totalitari di Nicaragua e Venezuela proseguono, nella loro persecuzione di chiunque ritengano sia loro oppositore. Il regime nicaraguense di Daniel Ortega ha cancellato, nei giorni scorsi, la personalità giuridica di 15 organizzazioni non profit, che si aggiungono alle oltre 5.400 organizzazioni non governative chiuse dal 2018. L’8 gennaio scorso, lo «scioglimento volontario» di 11 di queste organizzazioni, tra cui Save the Children e la Fondazione delle Suore Domenicane del Nicaragua. Diverse tra quelle sciolte oltre a quelle cattoliche, sono delle chiese evangeliche e protestanti.

Infine, Nicolás Maduro, il presidente golpista del Venezuela confermato nei giorni scorsi alla guida del Paese nonostante la volontà certa e differente del voto popolare espresso a luglio 2024, ha annunciato restrizioni nei confronti dei diplomatici francesi, italiani e olandesi presenti sul suo territorio. «In risposta alla condotta ostile» dei governi di Paesi Bassi, Francia e Italia, caratterizzata dal «sostegno a gruppi estremisti e dall’ingerenza negli affari interni».

Volontè giustamente definisce questi regimi come dittature totalitarie. Per esempio il caso di Maduro è emblematico, ha perso le elezioni nell’estate scorsa, ma non accetta il responso democratico popolare. Il caso Venezuela ci fa fare alcune considerazioni sociopolitiche sulla natura delle dittature. Nel 1999, lo studioso di scienze politiche Giovanni Cantoni in un intervento presso i corsi di politica del Dipartimento di Formazione di Alleanza Nazionale della Federazione Provinciale di Frosinone ha fatto un interessante intervento, il testo inedito viene riportato integralmente nel recente libro, “Scritti di dottrina sociale 1961-2005” di Giovanni Cantoni, (Cristianità, Piacenza, 2024; e.20,00) Il titolo del capitolo è Dittatura e totalitarismo. Intanto prima di sviluppare l’argomento in merito ai due termini di dittatura e totalitarismo, Cantoni propone una lunga premessa su che cosa sia la società, lo Stato, e quindi la politica. Ogni società, ha la necessità, ha bisogno delle regole, è la natura che lo impone, per questo nasce lo Stato che organizza la società stessa. Tuttavia la società può avere dei problemi, perché convivere non è semplice, ci sono infinite relazioni, ognuno fa esperienza oggettiva personale di queste relazioni a partire dal matrimonio, dal lavoro, la scuola. Perfino ai monaci serve una regola di convivenza. La regola per Cantoni serve “a rendere visibile ciò che sarebbe straordinariamente difficile da vivere”. Chiaramente un conto è amministrare un condominio, un piccolo comune, una città, un altro conto è il Paese intero di milioni di persone. Si ha una dittatura, quando a fronte di turbative che colpiscono il corpo sociale, provenienti dall’esterno o dall’interno, si è costretti a irrigidire l’organizzazione sociale del Paese. Allora si dà incarico a “un signore al quale viene detto pro tempore, cioè fino a quando dura questa condizione, che bisogna che sia lui il responsabile di tutto”. Due sono per Cantoni le caratteristiche fondamentali della dittatura: 1a caratteristica:, “la pendenza di un surplus di problemi, rispetto alla norma, della vita organizzata”. Esempio quando arrivano dei nemici dall’esterno, oppure vi è un marciume nella società, si prende qualcuno e si irrigidisce la struttura. Cantoni ama fare degli esempi per far capire meglio, se ti rompi un braccio, vai all’ospedale e lo ingessano. Ma se non hai niente e per caso ti presenti all’ospedale e chiedi di essere ingessato, ti mandano da un’altra parte. “La dittatura è una ingessatura del corpo sociale”. “Quindi, perché ci sia dittatura occorre che vi sia un pericolo per il corpo sociale o di natura interna o di natura esterna, un pericolo inconsueto, perché, se è consueto, evidentemente, essa non serve più a niente”. A questo punto Cantoni, fa un esempio concreto con esplicito riferimento al generale cileno, Augusto Ugarte Pinochet [1915-2006]. Che cosa ha fatto Pinochet? Il dittatore. “Ha deciso di fare il dittatore dopo che per giorni e giorni la popolazione di Santiago del Cile – cinque milioni di persone – stazionava fuori dalle caserme urlando ‘vigliacchi, conigli: dovete salvarci!‘ Ecco nel caso del Cile c’era una evidente gravità inconsueta della situazione.

2a caratteristica: la temporaneità dell’intervento. C’è scritto da qualche parte quanto deve durare una dittatura? Certamente No. Il medico che vi ha ingessato non potrà mai dire quando vi toglierà l’ingessatura. Tradotto in politica, “il dato certo è che l’”ingessaturanon è una condizione normale del soggetto: è una condizione utilissima per il soggetto fratturato, ma non si può dire: l’uomo nasce per farsi ingessare. Nessuno di noi ragionerebbe così”. Tornando al discorso della società e dello Stato. Lo Stato serve alla società, “quando la società ha particolare bisogno, lo Stato interviene di più. Però, non per sempre. Quando lo Stato interviene sempre sulla società e pretende di avere un primato stabile e non temporaneo, non solo ma sostiene di aver generato la società, proprio in questo caso abbiamo il regime totalitario. Cantoni precisa, “Lo Stato interviene dove può intervenire, ma non sempre e non per sempre: questo è il distinguo radicale, fondamentale”. Ecco noi oggi, sostiene Cantoni, “siamo stati abituati a considerare ogni dittatura obbligatoriamente come un regime totalitario”. Mi avvio verso la conclusione, rendendomi conto che il tema è abbastanza difficile e scomodo, siamo stati abituati ad adorare il sistema democratico, ci sono momenti in cui si è costretti a sospendere le istituzioni democratiche. Continuando con l’esempio del Cile del generale Pinochet, Cantoni afferma che il generale “è intervenuto quando è stato chiamato: non è stata una decisione da Stato Maggiore. Giorni e giorni di invito da parte della pubblica opinione perché intervenisse”. Lo studioso cattolico fa ancora un altro esempio. Quando sta bruciando la vostra casa e voi passate giornate intere sotto la caserma dei pompieri dicendo: venite a spegnere il fuoco. Poi quando arrivano i pompieri, qualcuno dice: “Avete visto? I pompieri vanno in giro ad allagare il Paese”. Ecco i termini sono questi. Pinochet quando ha ritenuto che all’”arto” si poteva togliere il gesso, lo ha fatto, in pratica ritirandosi in buon ordine. Certo poteva farlo qualche giorno prima, per qualcuno era meglio invece qualche giorno dopo. “Il totalitarismo assomiglia a una dittatura, ma non lo è. Per Cantoni, non è obbligatorio che abbia le caratteristiche della dittatura, cioè un capo, con i baffi o senza baffi, pelato o non pelato, che si fa vedere  o non si fa vedere: non è quello il problema”. La questione è l’intervento dello Stato dove non gli compete. Facendo riferimento al Regnante Pontefice, cioè a Giovanni Paolo II, che sull’argomento dice esiste un totalitarismo che è più subdolo di ogni altro ed è il totalitarismo democratico. (“Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”)

E siamo al punto, alla cronaca di oggi, Maduro in Venezuela, Ortega in Nicaragua, e i despoti comunisti a Cuba non vogliono mollare il potere perchè hanno instaurato una dittatura totalitaria, che non prevede elezioni libere e se per caso vengono fatte come in Venezuela, il tiranno al potere non accetta il responso popolare. Mi rendo conto che il tema ha bisogno di ulteriori approfondimenti, tuttavia, per quanto riguarda come si è arrivati alla dittatura in Cile, con il Golpe dell’11 settembre 1973, segnalo a chi è interessato i testi pubblicati in Italia dalla casa editrice Cristianità, “Frei Il Kerensky cileno” di Fabio Vidigal Xavier da Silveira, e “Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico” di Plinio Correa de Oliveira. Inoltre per una conoscenza della figura del generale Pinochet, segnalo la pubblicazione sul sito di alleanzacattolica.org, del “testamento politicodel Senatore a vita, generale (Riserva) Augusto Pinochet Ugarte: il «testamento politico» (28 febbraio 1999) Testo completo del messaggio inviato ai cileni dal senatore a vita generale (Riserva) Augusto Pinochet Ugarte, reso noto a Londra l’11 dicembre 1998.

DOMENICO BONVEGNA

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