Cominciamo dalla Nigeria sempre più violenta e sempre più ingovernabile, le denunce e gli appelli non hanno sortito alcun effetto, visto che nel solo 2021 sono state registrate 4650 cristiani uccisi in odio alla nostra religione, più di tutti i civili morti ad oggi nella guerra in Ucraina.
Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) esprime indignazione e sconforto per il silenzio colpevole e l’inerzia delle istituzioni. Il direttore di ACS Italia, Alessandro Monteduro, ha detto: «la nostra comunità dei benefattori prega per le vittime, le loro famiglie e le rispettive comunità. Non è tuttavia possibile limitarsi alla pubblica denuncia. È necessario che le autorità nigeriane, le organizzazioni internazionali e i maggiori attori politici presenti a vario titolo sul territorio nigeriano prendano atto che la comunità cristiana, che rappresenta il 46% della popolazione, e le istituzioni ecclesiastiche sono gravemente minacciate e che è ormai tempo di intervenire in maniera concreta per garantire la sicurezza di sacerdoti, religiose e laici cristiani».
Ma non c’è solo la Nigeria, Il 3 luglio nella notte almeno 22 persone sono state uccise in Burkina Faso. Di queste nessuno, o quasi, ha saputo. “Uomini armati hanno colpito Bourasso, una località presso Dédougou, capoluogo della provincia di Kossi, con tattica terroristica. Arrivati nel tardo pomeriggio su motociclette, hanno fatto un giro del paese, concentrando la loro attenzione sulla chiesa cattolica, e poi si sono ripresentati in serata aprendo il fuoco in modo indiscriminato. Proprio quel mattino la diocesi aveva festeggiato l’ordinazione di due sacerdoti e il lungo servizio di un laico catechista, che in serata ha visto due dei suoi fratelli uccisi nel raid terroristico”. (Silvia Scaranari, Violenze inaudite nel silenzio colpevole dell’Occidente, 6.7.22, alleanzacattolica.org).
Il paese vive nel terrore e nella violenza. Dal 2015 le milizie islamiste, legati allo Stato Islamico in Africa Occidentale (ISWAP) – e Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin – legato ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) –, hanno preso il controllo di ampie aree. I combattenti, incitati da predicatori che promuovono l’ideologia del jihadismo salafita, attaccano sia le autorità statali, militari e di polizia, sia i civili, come i capi villaggio, gli insegnanti, gli agricoltori. Nel crescendo di violenza la lotta jihadista spesso si mischia a violenze originate dalla criminalità organizzata, che vuole sfruttare la generale situazione di difficoltà del governo.
In Africa la violenza jihadista continua con un crescendo preoccupante, il 26 giugno scorso è stato trovato il corpo di padre Christopher Odia Ogedegbe, rapito la mattina dello stesso giorno mentre si recava in chiesa per celebrare la messa, nello Stato di Edo, regione della Nigeria. Nelle stesse ore un altro sacerdote, padre Vitus Borogo, è stato ucciso da terroristi a Prison Farm, lungo la Kaduna-Kachia Road. Era cappellano della comunità cattolica del Politecnico statale di Kaduna.
Il 3 luglio, padre Peter Udo (della chiesa di San Patrizio) e padre Philemon Oboh (del St. Joseph Retreat Center) sono stati rapiti da uomini armati lungo la strada Benin-Auchi mentre tornavano da Benin City, nella loro diocesi di Uromi, sempre nello Stato di Edo, mentre giorni prima era scomparso don Emmanuel Silas, rapito presso la sua casa parrocchiale di San Carlo in Zambia e poi rilasciato nella mattina di martedì.
Rapimenti, sparatorie, uccisioni mirate sono il panorama quotidiano di una zona dove le forze di governo non riescono ad evitare che una ragazza cristiana venga lapidata e bruciata solo per aver nominato Maometto in un tweet. E’ quanto accaduto lo scorso maggio a Deborah Yakubu, giovane studentessa che, su una chat, ha chiesto di attenersi allo scambio di messaggi inerenti le discipline di studio, concludendo con un «e chi sarebbe Maometto?». Subito accusata di blasfemia perché nello stato di Sokoto, dove viveva, è applicata la shari’a, il suo tono è stato giudicato irriverente. Scatenatasi una “caccia alle streghe” da parte di alcuni compagni, è stata trovata in un locale della polizia, portata all’esterno e uccisa con pietre, colpi di bastone e infine data alle fiamme. I responsabili hanno videoregistrato tutto perché fosse di monito ad altri cristiani.
Avvenire domenica in un editoriale ci esortava a ricordarci anche di Luisa e dei suoi fratelli. Suor Luisa Dell’Orto, uccisa nella piccola Haiti, dove operava per liberare i bimbi schiavi, attraverso l’istruzione. “Ha lottato con coraggio fino all’ultimo questa piccola grande sorella. C’è voluta una raffica di proiettili per strapparla per sempre al campo di battaglia”. (Lucia Capuzzi, L’unica vera buona battaglia, 3.7.22, Avvenire).
DOMENICO BONVEGNA