Organizzazioni come Italia Nostra ed EveryOne Group stanno mobilitando tutte le loro risorse per contrastare i progetti eolici che, uno dopo l’altro, minacciano di devastare le zone paesaggistiche italiane, senza risparmiare alcuna regione. Questo tipo di business, basato principalmente su incentivi europei e statali, ha già dimostrato di essere antieconomico: anche riempiendo l’Italia di gigantesche turbine, si otterrebbe per 15 anni meno del 2% del fabbisogno energetico nazionale.
Il prezzo da pagare? Danni incalcolabili all’ambiente, al paesaggio, alla salute delle specie viventi e la necessità di aprire nuove, enormi discariche per lo smaltimento delle pale non riciclabili. Non sorprende, quindi, che nei paesi dove gli incentivi sono cessati, le aziende si stiano gradualmente ritirando dai progetti. In Italia, invece, l’eolico si insinua quasi in sordina nelle regioni, costringendo i cittadini a intraprendere lunghe battaglie legali per bloccare questi impianti.
Nelle Marche inizia l’assedio
L’ultima battaglia si sta svolgendo nelle Marche, dove i comuni di Pergola, San Lorenzo in Campo, Fossombrone e Fratte Rosa si sono uniti per dire un deciso “no” all’impianto eolico “Piani Rotondi”, che una società privata, finanziata con fondi del PNRR -vorrebbe realizzare sulle colline vicino al borgo di Montevecchio di Pergola. Il progetto, che prevede la costruzione di un impianto da 30 MW composto da cinque aerogeneratori alti 200 metri, ha già ricevuto un parere contrario dalla giunta comunale di Pergola. Il sindaco Diego Sabatucci ha ribadito con forza l’impegno del comune a difendere il territorio: “Difendiamo il nostro territorio – sottolinea Sabatucci – esprimendo parere contrario al progetto. Un parere allargato a eventuali future istanze di realizzazione di parchi eolici nel nostro territorio. Le motivazioni del diniego sono rilevanti e di ordine paesaggistico, ambientale, di tutela dell’avifauna, urbanistico e viario”.
Un territorio da preservare
Nella delibera comunale si sottolinea come il progetto preveda la costruzione dell’impianto eolico in un ambiente ancora incontaminato e caratterizzato da una notevole varietà naturalistica. “Le aree sono connotate da territori complessi dove, in questi ultimi anni, anche allo scopo di ridurre una costante tendenza allo spopolamento, sono stati fatti rilevanti investimenti per favorire il turismo”, si legge nel documento. La preoccupazione è che l’installazione delle turbine possa compromettere irreparabilmente un paesaggio di grande valore estetico e ambientale, oltre a minacciare l’avifauna e a creare nuovi problemi di viabilità e urbanistici.
Un appello alla politica
Anche l’onorevole Antonio Baldelli, vicesindaco di Pergola, si è schierato contro i progetti eolici nelle Marche. Baldelli ha presentato un’interrogazione parlamentare riguardo all’impianto che dovrebbe sorgere tra le province di Arezzo e Pesaro-Urbino, a pochi metri dalla riserva del Sasso Simone e Simoncello. “Avrebbe un impatto devastante”, afferma Baldelli. “Oltre a questo progetto, ne sono stati presentati altri nei territori di Apecchio e appunto Pergola. Impianti che comprometteranno per sempre un paesaggio che rappresenta un importante richiamo turistico e un volano economico, e genereranno gravi problemi in termini idrogeologici, urbanistici, di viabilità e, non ultimo, di ecosistema e paesaggio.”
Una battaglia che continua
“La lotta contro l’eolico selvaggio non si ferma qui,” afferma Roberto Malini, co-presidente di EveryOne Group. “I numeri parlano chiaro, dietro i parchi eolici si muove un business che assorbe miliardi di incentivi, ma non può produrre risultati importanti per la transizione energetica, perché le gigantesche pale producono troppo poco e contemporaneamente annientano ambiente e paesaggio con cemento, metallo, vetroresina, microplastiche, inquinamento acustico e una moria di avifauna. Non è una soluzione e gli stati che le hanno adottate, ora fanno marcia indietro. Per quel 2% di energia in più, che si potrebbe ottenere solo con una migliore gestione degli impianti attuali, stiamo svendendo ambiente, paesaggio e salute. A vantaggio di chi?”. I cittadini e le amministrazioni locali sono costretti a impegnarsi in lunghe e costose battaglie legali per proteggere il loro territorio e il loro futuro. La speranza è che queste forme di resistenza possano sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, in primis quelle dell’Ue, affinché si possa giungere a un modello di sviluppo energetico più sostenibile e rispettoso delle risorse naturali e culturali del nostro Paese.
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