MESSINA – Medici costretti a fare da burocrati e “ragionieri”, occuparsi di fatture, contabilità e appuntamenti pur di garantire un’assistenza di qualità ai pazienti che soffrono di malattie respiratorie, dalla broncopneumopatia cronico ostruttiva, una delle più diffuse, a quelle che prevedono la ventilazione meccanica domiciliare o l’ossigenoterapia a lungo termine.
Basti pensare che solo in provincia di Messina dal 2005 al 2022 si è passati da appena 100 a circa 3300 persone soggette a ventilazione. Servono non solo più pneumologi ma un’implementazione degli organici amministrativi e di altre figure chiave: secco e chiaro l’allarme lanciato dagli specialisti che hanno sviscerato queste e altre problematiche di categoria in occasione del meeting promosso da Respir@rea, associazione creata da Filippo Andò e Rosario Contiguglia.
I due pneumologi hanno riunito numerosi colleghi, diversi rappresentanti istituzionali e docenti di respiro internazionale all’Hotel Royal di Messina per una due giorni utile all’aggiornamento anche su nuove frontiere diagnostiche, cliniche e terapeutiche. “Abbiamo seduto ad un tavolo i protagonisti della pneumologia territoriale – spiegano i promotori – per trovare soluzioni alle numerose criticità riscontrate durante e anche all’indomani della pandemia”. Secondo Enzo Cannata, pneumologo dell’Asp Ragusa: “Il covid è stato un cambiamento epocale, ci ha smascherati e disorientati e ha fatto emergere l’esigenza di un maggiore incontro tra medici di medicina generale, infermieri e specialisti”. Ma è necessaria soprattutto un’integrazione con gli ospedali: “Nel messinese oltre un anno la media per eseguire una polisonnografia – ha aggiunto la collega Francesca Sinagra – e un mese per una visita su patologie interstiziali, tempi troppo lunghi, con un rapporto di più stretta collaborazione con i nosocomi potremmo accorciare le attese per i pazienti complessi”, concetto ribadito da Enzo Cannata, che si è soffermato sui rapporti con la medicina generale. Sui requisiti ideali per un ambulatorio specialistico territoriale: “Si dovrebbero prevedere anche spirometrie globali – ha illustrato Enrico Gammeri – reversibilità, Dlco, emogasanalisi, 6mwt, Eno e centri antifumo, che al momento in provincia di Messina non sono effettuati”.
L’Asp peloritana però vanta il centro di Pistunina, considerato “isola felice” ed è meglio collocata rispetto ad altre aree della Sicilia e alla Calabria, quest’ultima “solo grazie alla pandemia ha scoperto l’esistenza della pneumologia”, come ha sentenziato, con efficace ironia, Francesco Scopelliti, il quale ha parlato della realtà di Reggio Calabria, dove si registrano ancora oggi gravi carenze. Secondo Marcello Nucifora dell’Asp Messina non è solo un problema di risorse economiche ma anche di crescita graduale, step by step, e di filosofia gestionale delle aziende ma si sono comunque fatti grandi passi in avanti con modelli operativi virtuosi negli ultimi 10-15 anni: “Rimane il problema, non solo siciliano ma nazionale, dell’esiguo numero di medici; dunque molti bandi vanno deserti”. Una problematica che dovrebbe scomparire tra 5-6 anni grazie al recente rimpinguamento delle specializzazioni in medicina.
Si è parlato anche di case della salute, molto discusse: “Sotto i 20/30 mila abitanti hanno un senso – ha detto Saffi Ettore Giustini intervistato da Umberto Alecci – portando un esempio toscano, dalle giovani generazioni però non vengono viste molto bene, bisognerebbe implementare il vecchio modello”. Carla Magazzù ha ricordato che nelle piante organiche manca la previsione dell’home care respiratorio, servizio essenziale e complesso che richiede diverse figure indispensabili per il buon funzionamento. Infine Mario Schisano e i sindacalisti Giovanna Genitori (Sumai), Vincenza Barreca (Cisl Medici) e Franco Orlando (Uil Fpl) hanno tratto alcune conclusioni sottolineando che serve alzare di più la voce nei tavoli istituzionali.
In serata la consegna di alcuni premi: in memoria di Maurizio Vignola, assegnato ai professori Mario Cazzola e Nunzio Crimi, quelli in ricordo di Joseph Milic Emili, dati ai professori Mario Polverino e Giuseppe Di Maria e il riconoscimento intitolato a Dom Spina, vinto dalla ricercatrice Carmela Belardo e consegnato da Clive Page, del King’s College di Londra, presidente della Società Britannica di Farmacologia e direttore del Sakler Institute.