Anche da Ragusa, e dalla Sicilia, Amnesty International lancia l’appello a fermare l’Apartheid di Israele nei confronti dei palestinesi. Soprusi, oppressioni, segregazioni e continue discriminazioni segnano il popolo palestinese ormai da più di 70 anni. Eppure la comunità internazionale poco fa per la tutela dei diritti fondamentali di uomini e donne praticamente abbandonati al proprio destino.
L’organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani, Premio Nobel per la pace nel 1977, attraverso il Gruppo Amnesty International 228 Ragusa, ha deciso di scendere attivamente in campo anche in Sicilia attraverso un’intensa azione di sensibilizzazione. Con il patrocinio del Comune di Ragusa, un focus è stato programmato per il prossimo martedì 30 agosto, a partire dalle ore 19, al Centro Commerciale Culturale (via Matteotti, 61) con ospite d’eccezione Tina Marinari, coordinatrice nazionale dell’ufficio campagne di Amnesty Italia, che parlerà della difficile condizione in cui si continua a trovare il popolo palestinese. “Nakba: la catastrofe” è il titolo dell’incontro che vuole porre l’attenzione sull’attuale situazione vissuta dai palestinesi e rispetto alla quale si registra indifferenza costante.
Quest’anno ricorrono i 74 anni dall’espulsione di massa e dallo spostamento di oltre 700.000 palestinesi dalle loro case, villaggi e città durante il conflitto che ha creato Israele nel 1948. Da allora, la Nakba (catastrofe) – come viene chiamata in arabo dai palestinesi – è stata incisa nella coscienza collettiva palestinese come una storia di spossessamento senza fine.
“Vogliamo raccontare quello che Israele ha messo in piedi attraverso politiche, leggi, policy in quello che definisce il suo territorio, uno stato ebraico costruito attraverso logiche che il diritto internazionale definisce Apartheid – spiega Tina Marinari che sarà ospite a Ragusa – Quello che viene perpetrato è un crimine contro l’Umanità. Se diamo un nome specifico riconosciuto, come appunto Apartheid, forse la comunità internazionale smetterà di mobilitarsi solo a parole. E’ necessaria una vera presa di posizione contro i soprusi giornalieri che compie Israele”.
Il termine “apartheid” era originariamente usato per riferirsi a un sistema politico in Sud Africa che imponeva esplicitamente la segregazione razziale, il dominio e l’oppressione di un gruppo razziale da parte di un altro. “Da allora questo termine è stato adottato dalla comunità internazionale per condannare e criminalizzare tali sistemi e pratiche ovunque si verifichino nel mondo – spiega Giovanna Bocchieri, responsabile del Gruppo Amnesty International 228 Ragusa – Il conflitto israelo-palestinese sembra una cosa lontana, che non ci coinvolge da vicino. Ma siamo dinanzi ad un gruppo etnico che ha costruito una fase di oppressione su di un altro gruppo etnico. E questo ha solo un nome, l’Apartheid”.
Dopo l’intervento e le riflessioni di Tina Marinari, alle 20,15 è prevista la proiezione del film “Il giardino di limoni – Lemon Tree” di Eran Riklis. La pellicola del regista israeliano, racconta la battaglia legale di una donna palestinese in difesa del proprio limoneto e affronta il lungo conflitto israelo-palestinese, descrivendo l’inatteso coinvolgimento della moglie del Ministro della Difesa israeliano. Lo spunto narrativo è tratto da una vicenda reale che ha avuto per protagonista il ministro Shaul Mofaz, che ottenne di tagliare il limoneto di Salma Zidane, una agricoltrice palestinese, nonostante il ricorso alla Corte Suprema d’Israele. Un diritto calpestato ma che ha suscitato l’indignazione generale, compresa quella della moglie del ministro che ha deciso poi di lasciarlo. L’evento di Ragusa è ad ingresso libero e per info e prenotazioni è possibile contattare il numero 3384815956.