Niccolò Masini (Genova, 1989) vive e lavora tra Genova e Amsterdam. Artista, regista, ricercatore nomade osserva e indaga i processi migratori tangibili ed intangibili, le mappature e le tracce in relazione ai confini territoriali e processi coloniali, nel contesto delle forze economiche e politiche, che restituisce con il suo linguaggio espressivo, situato tra narrativa e artigianato, tra poesia e antropologia.
La sua progettualità è un atto politico del vedere e del sentire, dove memoria, linguaggio, temporalità, appartenenza, identità e territorialità sono tematiche centrali. Da anni interessato a raccogliere e documentare, attraverso un metodo empirico di osservazione e di studio analitico, molti dei processi che si manifestano nella storia, Masini negli ultimi suoi lavori si concentra in particolare sui fenomeni diasporici.
Di tutte le cose che tendono all’infinito prende il titolo dai diari che Masini scrive nel 2021 durante un lungo periodo di ricerca trascorso nelle Isole Eolie, ospite, a Salina, nella residenza di amaneï. Masini vi approda per investigare la specificità della diaspora eoliana (seconda metà dell’Ottocento – prima metà del Novecento) attraverso la raccolta di interviste e la consultazione di archivi pubblici e privati.
La ricerca, la scrittura, la consultazione e la collezione di documenti archivistici sono metodologie adottate ampiamente dall’arte contemporanea, pratica che il programma di residenze di amaneï promuove e facilita ospitando dal 2016 artisti e ricercatori.
L’esposizione che inaugura il 3 giugno è la prima restituzione del periodo di ricerca e produzione trascorso nell’arcipelago eoliano. Un ensemble di lavori su carta, video e installazioni site-specific, indice della multidisciplinarietà di Masini, si articola e si risolve negli spazi della galleria.
Simbolo ricorrente in questo corpus di opere è la scala, che sintetizza per l’artista la particolarità dell’emigrazione eoliana: non sempre era un moto per sfuggire alla povertà; le isole erano infatti fertili e ricche di attività redditizie dalla viticoltura alla pesca, dall’estrazione della pomice al commercio. In questo contesto, il migrante eoliano emigra spesso per scelta e considera il viaggio come innalzamento di status e di mobilità/avanzamento sociale, ma è da intendersi anche come elevazione spirituale e morale. La scala, con il suo movimento di salita e discesa, ma anche e soprattutto di equilibrio, è inoltre una mirabile espressione di tensione e congiunzione tra cielo e terra, tra finito ed infinito, che trascende la distanza tra passato e futuro “eternandosi” nello spazio della memoria. Quest’ultima, con il suo carattere performativo e dinamico, rende possibile il processo di costruzione o ricostruzione dell’identità sociale e culturale. Il sentimento di appartenenza ad un territorio, continente di riferimenti spaziali e storici, si snoda attraverso la memoria, quella che si costruisce distante dai luoghi fisici o immaginari dai quali si proviene e ai quali, in qualche modo, si appartiene.
La mostra fa parte di Islands of Time, un progetto più ampio e trasversale iniziato da Masini tutt’ora in atto in varie parti del mondo: El Boujdour Refugee camp, Territori del Sahara Occidentale (2019), Genova (2020/2022), Ventimiglia / Mentone, confine Italo Francese (2021), Salina/Isole Eolie (2021) e Buenos Aires / Argentina (2021). Un lavoro “nomadico”, di esplorazione e di indagine sul campo, che approfondisce la fusione e relazione tra l’immateriale sentimento dell’appartenere e la costruzione dell’identità geografica, focalizzandosi in aree fortemente colpite dai fenomeni migratori.
Il progetto Islands of Time è supportato dalla Miller-Zillmer Foundation (Berlin) e da Project Anywhere Program 2019/2021. Islands of time – Di tutte le cose che tendono all’infinito è promosso da amaneï (Salina) e patrocinato dal Comune di Santa Marina Salina.