Il 9 settembre del 2017 ricevevo una email da parte della Nihon Hidankyo, l’organizzazione giapponese con base a Tokyo che rappresenta nel mondo gli Hibakusha, i sopravvissuti alle bombe atomiche cadute nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki. “Roberto-san – è scritto nel messaggio – desideriamo comunicarti che apprezziamo il tuo lavoro, in riferimento soprattutto alla raccolta di poesie Il ciliegio che sopravvisse alla bomba e ti ringraziamo molto”.
In realtà, avevo inviato il mio libro alla Japan Confederation of A- and H-Bomb Sufferers Organizations qualche settimana prima proprio per ringraziare gli Hibakusha della loro opera instancabile a difesa della pace mondiale, contro la presenza di arsenali nucleari di potenza devastante.
Oggi, dunque, accolgo con immensa gioia il Premio Nobel per la Pace 2024, assegnato alla Nihon Hidankyo. La Confederazione è stata premiata per il suo impegno nel promuovere un mondo libero da armi nucleari, condividendo le testimonianze delle atrocità subite per dimostrare che tali armi non devono mai più essere utilizzate. Il presidente della sede di Hiroshima, Toshiyuki Mimaki, che mi scrisse il citato messaggio sette anni fa, ha accolto la notizia con grande emozione, piangendo e gridando di gioia. Il Comitato del Premio Nobel ha voluto onorare il coraggio dei sopravvissuti che, nonostante le sofferenze, hanno scelto di trasformare il dolore in speranza e impegno per la pace.
La mia raccolta di poesie Il ciliegio che sopravvisse alla bomba fu ispirato proprio dall’opera di educazione alla memoria di Hiroshima e Nagasaki e di informazione sul pericolo insito negli arsenali nucleari condotta dagli Hibakusha. Non a caso il volumetto si apre con un breve testo a cura dell’Hiroshima Peace Memorial Museum:
“Caro Roberto Malini, esprimiamo il nostro massimo rispetto verso le sue attività culturali e artistiche che sottolineano l’urgenza del disarmo nucleare. Da quando è stato fondato nel 1955, l’Hiroshima Peace Memorial Museum ha svolto la funzione di museo. La nostra missione è quella di tramandare la realtà del bombardamento del 6 agosto 1945, divulgando informazioni effettive, fonti primarie, evidenze fisiche sulla bomba atomica e in tal modo chiedere l’abolizione delle armi nucleari”. Qui di seguito, la mia introduzione alla raccolta.
La voce degli Hibakusha
Le armi nucleari hanno preso in ostaggio il futuro del mondo. Dopo Hiroshima e Nagasaki, si è parlato in ogni sede istituzionale della loro non proliferazione o abolizione, ma contemporaneamente sono stati prodotti altri cinquantamila ordigni atomici, sempre più piccoli, efficienti e devastanti.
I testimoni di Hiroshima e Nagasaki – che in giapponese si chiamano Hibakusha – dovrebbero essere una guida per l’umanità dell’era dell’atomo, ma il loro ammonimento, il loro insegnamento restano spesso inascoltati. Il ciliegio che sopravvisse alla bomba è poesia che si ispira alle loro vicende e alle loro voci. Invita il lettore a ricordare i martiri, ma anche ad abbandonare il sentimento di rassegnazione verso la condizione di assoluta precarietà in cui si trova l’umanità a causa degli arsenali nucleari. È tempo che ognuno di noi levi la sua voce per chiedere a chi ci governa di allontanarci dall’orlo dell’estinzione su cui ci troviamo oggi, attraverso la proibizione e l’eliminazione delle armi nucleari.
Roberto Malini
Nelle foto, lezione di un Hibakusha di Nihon Hidankyo (fonte: Wikipedia) e la copertina del libro “Il ciliegio che sopravvisse alla bomba” (progetto grafico di Dario Picciau)