Giovedì 13 febbraio a Officina Pasolini, Laboratorio di Alta formazione artistica e HUB culturale della Regione Lazio diretto da Tosca, Marianna de Pinto e Marco Grossi sono i protagonisti dello spettacolo OLD FOOLS, tratto dal testo scritto nel 2018 dall’autore britannico Tristan Bernays.
Si racconta di Tom e Viv, del loro amore e della vita che hanno condiviso insieme, dalla prima scintilla fino all’ultimo momento insieme. Ma non necessariamente una storia deve essere raccontata in quest’ordine. L’unicità del testo è nella sua struttura. Una narrazione che, come una danza senza soluzione di continuità, mescola e confonde il tempo e, partendo dal primo incontro, si proietta, un istante dopo, nella senilità dei protagonisti per poi ritrovarli sposati o al secondo appuntamento, alle prese con la crescita di un figlio o con la volontà di tenere insieme la loro relazione.
Old Fools è una storia semplice e, per questo, fortemente empatica. Ogni spettatore può ritrovare nelle vicende dei due protagonisti luoghi inaspettati di rispecchiamento profondo con la propria esperienza personale, in una ritualità potente ed emozionante come solo quella teatrale sa essere. Per Tom e Viv il mondo crolla e il tempo collassa quando scoprono che uno dei due soffre di Alzheimer; la malattia porterà alla decostruzione di ogni certezza, alla scomposizione del ritmo e della identità stessa della coppia, la cui infinita danza sarà alterata da una musica improvvisamente dissonante e incerta.
Quest’opera si coniuga con il lavoro del regista Silvio Peroni che da anni porta avanti la ricerca sull’attore e il desiderio di raccontare sul palcoscenico la vita senza spettacolarizzarla ma indagandone la ordinaria complessità, delicata e imponderabile.
Note di regia – Quando entro in teatro prima delle prove, e le luci sono spente e il palco è vuoto, mi siedo e guardo. C’è sempre una strana sensazione di pienezza, a volte sembra addirittura che l’aria sia rarefatta, e il silenzio più pesante che altrove. Sarà suggestione, ma ho l’impressione che ogni teatro abbia la stessa atmosfera. Guardando il palco ancora vuoto mi viene da pensare che sia l’unico luogo al mondo dove tutto può succedere, ed è strano pensare che un luogo definito da quattro pareti possa anche essere un luogo infinito. E mentre sono lì, ancora seduto, comincio a proiettare gli ologrammi della mia fantasia in quel vuoto, e allora i personaggi si muovono, vanno dalla cucina alla camera, si spostano dall’interno all’esterno senza soluzione di continuità. Poi c’è un giorno di questi giorni, e credo che succeda ad ogni regista, dove cominci a fidarti delle tue capacità e cosa più importante cominci a fidarti del pubblico, in quel momento capisci che il tuo atto creativo può essere affidato anche allo spettatore, che anche lo spettatore ha il diritto di entrare in teatro e immaginare. Da quel giorno ho scelto di lavorare con gli attori per raccontare delle vite e lasciare quel luogo vuoto. Ho cominciato allora a cercare testi che potessero permettercelo. Old Fools potrebbe essere considerato un manifesto di questo modo di vedere il teatro, l’autore Tristan Bernays concentra il suo testo – come se fosse una danza – sulla vita di Tom e Viv facendo salti temporali, passando da un luogo all’altro senza scenografia e senza paura, fidandosi dell’immaginazione dello spettatore, che del resto viene a teatro anche per creare non solo per assistere.
Silvio Peroni, regista teatrale e direttore artistico di Festival e rassegne culturali. Esordisce come regista a ventidue anni. Realizza la regia di spettacoli e di letture poetiche e cura l’allestimento di spettacoli, concentrando il suo lavoro sulla drammaturgia contemporanea. Collabora con produzioni pubbliche e private fra le quali il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Stabile d’Abruzzo, compagnia Mauri Sturno e Khora.teatro. Parallelamente al lavoro di regista, ha da anni sviluppato e approfondito il suo interesse per la pedagogia teatrale, interesse che lo ha portato a condurre vari seminari in festival, scuole e accademie teatrali nazionali come la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, Link Campus University, L’oltrarno – scuola di formazione del mestiere dell’attore, la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino.
Marianna de Pinto, diplomata presso l‘Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “S. D’Amico” di Roma, recita in Un tram chiamato desiderio con Paola Quattrini per la regia di Lorenzo Salveti, in I due gemelli veneziani con Massimo Dapporto, per la regia di Antonio Calenda. Collabora con lo Stabile d’Innovazione dell’Aquila e con il Teatro Litta di Milano in Il censore di Anthony Neilson e in Coltelli nelle galline di David Harrower, di cui è protagonista, entrambi per la regia di Antonio Sixty. È tra le performer italiane del progetto Todo que esta a mi lado di Ferdinando Rubio per il Festival Castel dei Mondi. Con il monologo La pescatrice di perle, vince il Premio della stampa al Roma Fringe Festival 2022. Prende parte a diverse produzioni di Teatri di Bari, del Festival I teatri del sacro e della Compagnia Malalingua, di cui è fondatrice. È direttrice artistica del Festiva Trame Contemporanee, sostenuto da Mic e Regione Puglia nell’ambito del Fus. La vocazione attorale si contamina da subito con una più prettamente legata alla progettazione culturale e nel 2010 frequenta il Master in Management dello Spettacolo dal vivo (MASP) presso la Sda Bocconi di Milano (in collaborazione con il Teatro alla Scala e Il Piccolo Teatro di Milano).
Marco Grossi, diplomato all’Accademia Silvio D’Amico. Lavora, tra gli altri, con Attilio Corsini, Tonino Conte, Branciaroli, con Luca Ronconi in cinque produzioni del Piccolo Teatro di Milano. Collabora con Serena Sinigaglia e Paolo Rossi, con Piero Maccarinelli, il duo Ricci Forte, Giuseppe Marini, Andrea Baracco e Gabriele Lavia per il Teatro di Roma. Successivamente è interprete di spettacoli per la regia di Giorgio Barberio Corsetti, Antonio Syxty, Antonio Calenda, Carlo Bruni e Licia Lanera. Svolge anche attività di drammaturgo e regista. Nel 2017 con La festa d’Ognissanti vince il Festival Teatri del Sacro. Nel 2020 debutta con Il colloquio – the assessment, progetto vincitore del bando Siae Per chi crea e prodotto da Teatri di Bari, con cui avvia una proficua collaborazione che lo porta a scrivere e dirigere il radiodramma Lilith, la serie teatrale Qualcuno morirà e il testo Tre viaggi, sostenuto dal Club Cultura Confindustria. Insieme a Marianna de Pinto ha fondato la compagnia Malalingua ed è direttore artistico del Festival di nuova drammaturgia Trame Contemporanee, sostenuto dal Mic e dalla Regione Puglia.