“Senza dubbio l’immagine più eloquente che gli ultimi dodici mesi ci consegnano in tema di omofobia, lesbofobia, bifobia, transfobia e afobia, è quella delle decine di senatori della Repubblica che, senza ritegno, festeggiavano l’affossamento di una legge contro i crimini d’odio, il 27 ottobre scorso”: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.
Che prosegue: “Nella Giornata Internazionale contro l’odio e le discrimiazione per orientamento sessuale e identità di genere, sarebbe auspicabile che ogni discorso venisse pronunciato tenendo chiara a mente quella immagine. Smaltita la rabbia, resta infatti l’emergenza di un Paese in cui la discriminazione, il dileggio, l’odio, la violenza, possono contare sulla legittimazione esplicita e manifesta della maggioranza della classe dirigente. Quel pezzo di Parlamento ha molto in comune, al di là delle intenzioni, con i protagonisi delle storie che abbiamo incontrato in questi mesi nelle cronache: i vicini che vessano la coppia gay, le baby gang che picchiano per un cappellino, una borsa, uno smalto, i vandali che oltraggiano le panchine arcobaleno, i genitori (ancora troppi) che picchiano e puniscono i figli e le figlie omosessuali e transessuali”.
Arcigay, negli ultimi dodici mesi, ha censito 126 episodi di odio omotransfobico riportati dai mass media, 65 al nord, 38 al centro, 23 al sud e nelle isole.”Questi numeri sono una sorta di penombra – prosegue Piazzoni – una fessura di luce attraverso la quale intravediamo solo una parte del fenomeno, che ancora percepiamo come in gran parte sommerso, perché profondamente radicato. Sono numeri che vanno letti tenendo presenti due fattori, la pandemia e la coda di lockdown da una parte e il dibattito sulla legge contro l’omotransfobia dall’altro, che hanno lavorato in direzioni opposte: mentre la discussione sulla legge acuiva il conflitto sociale, come sempre avviene quando si discute di diritti, la pandemia ha compresso quel conflitto nelle case, sottraendolo non solo allo sguardo ma anche all’aiuto e al sostegno. In questo senso, deve farci riflettere innanzitutto il fatto che 37 dei 126 episodi censiti riguardino ragazzi e ragazze under 20. Non solo: a cadenze regolari, istituzioni ed esperti hanno sollevato nell’ultimo anno allarmi relativi all’impennata delle violenze domestiche, e fra queste, in particolare, quelle di matrice omotransfobica; al dilagare del fenomeno del bullismo; al diffondersi, nelle fasce più giovani della popolazione, dei disturbi alimentari. Importante sottolineare, a questo proposito, che proprio in queste settimane, in numerose città italiane, si stanno avviando sportelli antidiscriminazione utili proprio a far riemergere tutte le richieste di aiuto che la pandemia ha spinto ancora di più nell’invisibilità”.
“Spiace infine leggere dei tanti luoghi simbolici vandalizzati per sfregio omotransfobico: in una lista di eventi che colpiscono direttamente le vite delle persone, gli atti vandalici contro oggetti fisici contengono quasi il sollievo dell’incolumità delle persone. Tuttavia, le numerose panchine imbrattate, così come le targhe e i monumenti oltraggiati, sono la rappresentazione della furia dell’odio, della sua capillarità, del voler colpire tante persone, tutte assieme, della volontà di frustrare e fiaccare l’impegno di associazioni, di istituzioni e delle comunità locali. Vogliamo invece dire molto chiaramente a chi lotta insieme a noi per cambiare questa fotografia: non molliamo. Abbiamo molta strada da percorrere e sarà tutta in salita ma l’obiettivo di garantire a chi verrà diritti, libertà, e felicità è troppo importante per rallentare la nostra corsa”, conclude Piazzoni.
“E in Parlamento applaudono” è il claim della campagna social realizzata da Arcigay in occasione del 17 maggio, Giornata Internazionale contro omofobia, lesbofobia, transfobia, bifobia, afobia. Di fronte all’applauso vergognoso in Senato che ha caratterizzato l’interruzione del percorso parlamentare del disegno di legge per la prevenzione e in contrasto delle discriminazioni legate anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere, l’associazione ha voluto focalizzare l’attenzione sui dati impietosi emersi dall’ultima ricerca dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea sulla situazione nel nostro Paese, perché sia chiaro che mentre alcuni nostri politici festeggiano milioni di persone restano prive di tutele.