di ANDREA FILLORAMO
È cosa certa: Papa Francesco continua a rinnovare la Chiesa, noncurante del bieco “tradizionalismo cattolico”, che ancora controlla, purtroppo, molti gangli burocratici del Vaticano, che cerca in tutti i modi di insinuare nell’animo dubbi e incertezze sui suoi comportamenti e sulle sue parole, che minaccia scismi e divisioni e giunge, persino, a ritenerlo usurpatore di un ministero appartenente, a suo dire, al suo predecessore Benedetto XVI.
Il rinnovamento si afferma, particolarmente, tutte le volte che il Papa argentino provvede alla nomina dei vescovi, da lui scelti attentamente fra i preti della strada o preti che hanno dimostrato di essere testimoni autentici del Vangelo.
Ecco, allora, una delle ultime sue scelte, che vanno al di là di tutti i pronostici; si tratta di Padre Marco Tasca, francescano conventuale, nominato Arcivescovo di Genova, che sostituisce il noto Cardinale Angelo Bagnasco, già freddo e politico Presidente della Cei, che, a sua volta, era stato successore del Cardinale Giuseppe Siri, rappresentante storico della Chiesa tradizionalista pre-conciliare.
Una grande rivoluzione e un cambiamento di rotta, quindi, nella Chiesa genovese, tanto da far pensare malignamente a qualcuno che la scelta di Marco Tasca sia stata un solennissimo “schiaffo” da parte del Papa a Bagnasco.
Non è difficile prevedere quali saranno gli accenti pastorali del nuovo arcivescovo di Genova. Il suo passato, infatti, parla di una grande attenzione alle relazioni umane e sociali e dell’impegno nel dialogo ecumenico e interreligioso, sulle orme di San Francesco, che è sempre stato al centro del suo ministero quando era ministro generale del suo Ordine,
Per lui come per tutti i vescovi scelti da Papa Francesco sono valide le indicazioni del Cardinal Martini sulle pagine del libro autobiografico “Il Vescovo”, in cui scrive:
“Ricordo che nella mia fanciullezza consideravo il Vescovo qualcuno che stava come in una nicchia nella chiesa per ricevere l’omaggio dei fedeli. In questo scritto vorrei tirarlo giù da quella nicchia e vederlo a contatto con la gente, così come realmente avviene. Intendo esprimere qualcosa che dia una immagine di lui meno vaporosa e ieratica, più viva e senza false pretese: un uomo umile, che vince le durezze con la propria dolcezza, che sa essere discreto, che sa ridere di sé e delle proprie fragilità. Che sa riconoscere i propri errori senza troppe auto-giustificazioni. Dunque, anzitutto, un uomo vero”.
Mons. Tasca, quindi, si aggiunge ai tanti vescovi, nominati in questi ultimi anni da Papa Francesco, che formano un pacifico esercito pronto a combattere per l’affermazione di una Chiesa rinnovata, più evangelica, che realizza quella rivoluzione incompiuta voluta dal Concilio Vaticano II.