Il 2024 del Centro Teatrale Bresciano si apre con Pasolinacci e Pasolini. Quattro movimenti di ascolto, scritto, diretto e interpretato da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari.
Un testo nato come reading radiofonico e diventato spettacolo teatrale, il cui titolo rimanda a Uccellacci e uccellini, pellicola del 1966 nella quale Martinelli e Montanari vedono il “testamento spirituale” di Pier Paolo Pasolini.
Uno spettacolo raffinato, che celebra la personalità, il carisma e le idee di uno dei più grandi intellettuali del nostro Paese del secolo scorso, raccontato attraverso lo sguardo di due grandi artisti del nostro teatro.
In scena per la cinquantesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata Il mondo nuovo, Pasolinacci e Pasolini. Quattro movimenti di ascolto sarà al Teatro Mina Mezzadri di Brescia (Contrada Santa Chiara, 50/A) da venerdì 12 a mercoledì 17 gennaio 2024, tutti i giorni (escluso lunedì, giorno di riposo) alle ore 20.30, la domenica alle ore 15.30.
Lo spettacolo vede come autori e interpreti Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, con la musica dal vivo di Daniele Roccato; il sound design è di Marco Olivieri, il disegno luci è di Luca Pagliano, per una produzione Albe / Ravenna Teatro.
Pasolinacci e Pasolini è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano e ABP Nocivelli.
Fondatori del Teatro delle Albe, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari sono legati alla figura e all’opera di Pier Paolo Pasolini a doppio filo. Un “incontro in assenza”, spiegano, un dialogo artistico iniziato in età giovanile che trova oggi espressione attraverso il linguaggio del teatro, con un testo nato in forma di reading radiofonico per Rai Radio3, e andato in onda in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita del poeta bolognese, nel 2022.
Con Pasolinacci e Pasolini, Martinelli e Montanari raccontano il “loro” Pasolini, componendo la narrazione di come la sua poesia e il suo cinema abbiano illuminato il loro teatro. Un racconto che si nutre di tratti contraddittori: una relazione definita da Montanari come “urticante e santa”, mentre Martinelli ne coglie “la non separabilità del sacro dalla ragione, il tenere insieme la spinta critica nei confronti del mondo e il mistero che lo abita”.
Allo specchiarsi del duo Martinelli-Montanari nella vocazione “eretica” e “corsara” di Pasolini, farà da controcanto Una disperata vitalità, poemetto innestato nel testo scritto a quattro mani dalla coppia di artisti. Accanto a loro sul palcoscenico, la musica dal vivo del contrabbassista Daniele Roccato, che contribuisce all’intarsio tra parola teatrale e musica reinventando la tradizione, con brani tratti dal repertorio di Johan Sebastian Bach fino a Bella Ciao.
Scrive dello spettacolo Cristina Ventrucci – studiosa di teatro che segue le Albe dall’origine della loro fondazione: “Due studenti universitari alla fine degli anni Settanta a Bologna, il loro essere artisti in nuce, la connessione intima e destinata a diventare duratura con l’opera e la figura di Pasolini. È l’ultimo film di PPP, Salò, ad aprire il racconto che Marco Martinelli ed Ermanna Montanari – fondatori e direttori artistici delle Albe/Ravenna Teatro – tessono nel ricostruire il proprio incontro con l’intellettuale “corsaro”. La ferocia del film si affianca all’immagine ancora pulsante della sua morte violenta e apre a una relazione che per i due artisti non si chiuderà mai.
Il Pasolini della fraternità, il pedagogo, l’anticonformista, il regista ispirato e sulfureo, scaverà un solco indelebile nel loro cammino e diventerà presto un totem infuocato nell’universo “eretico” delle Albe.
Ed è per rivolgersi specialmente ai giovani di oggi – orizzonte primario del loro sguardo – che i due artisti offrono una luce tutta personale alla ferita aperta da Pasolini nella storia. Con le parole spigolose e insieme dolcissime dello stesso autore – che analizza chirurgicamente i progressi del proprio pensiero e del proprio umore “martirizzato” nell’ambito della comunicazione e della “cittadinanza”, e presagisce un tema di morte nell’essere incompresi – il Martinelli dallo sguardo plurale e la Montanari dalla vocalità ipogea svelano con riconoscenza e lirismo la forza conflittuale e il grido amoroso di questo ancora scomodo artista totale”.