di Roberto Malini
“La pandemia ci ha fatto capire quanto la cultura sia la linfa delle nostre vite”. L’ha detto il Presidente del consiglio Mario Draghi al G20. Tutti i nostri politici condividono questo concetto, eppure assistiamo alla razionalizzazione priva di orizzonti degli interventi a tutela dei beni culturali. Pensiamo a una città come la nostra Pesaro. Abbiamo un formidabile edificio neoclassico contenente architetture rinascimentali, il San Benedetto; abbiamo l’ultima chiesa superstite del grande Giannandrea Lazzarini e, annesso, il Conservatorio delle orfane che fu l’orgoglio dell’architetto dei più bei palazzi della Pesaro settecentesca: il Complesso della Misericordia (popolarmente chiamato “delle Zoccolette”).
Potremmo vivere un nuovo rinascimento della città ed estendere il suo pregio architettonico, a beneficio della cultura e del turismo. E invece cosa facciamo? Li violentiamo, li trattiamo come ruderi senza valore, li umiliamo e ne facciamo edilizia a basso costo. Viviamo un momento in cui vi è attenzione ai beni culturali di pregio e si potrebbe chiedere fondi per valorizzarli, ma c’è un’inspiegabile fretta di chiudere contratti e iniziare lavori di bassissimo profilo. Insieme ad alcuni amici, difensori dei beni culturali, sto cercando di contattare investitori privati e pubblici per aiutare le nostre istituzioni che non hanno fondi sufficienti per ambiziosi restauri architettonici. Però non ci danno tempo, non ci concedono neanche il tempo di amare la nostra città.
Il 4 agosto Pesaro svende – sottoscrivendo un contratto con Erap presso uno studio notarile – il capolavoro del Lazzarini e del Bicciaglia, mentre presto il progetto per il San Benedetto ne annienterà il prezioso unicum architettonico. E noi possiamo solo soffrire, appellarci ai responsabili, assistere al martirio dei beni culturali intorno a noi. Potremmo essere umanamente, culturalmente nobili, lungimiranti, grandi, ma non riusciamo a distaccarci da quel pensiero razionalista e utilitarista che tanti danni ha finora provocato nel nostro paese. Chiedo ancora ai responsabili: fermatevi! In nome del futuro di Pesaro, fermatevi.
Valutiamo insieme altre possibilità, altri progetti, ma non gettate via il nostro passato e il nostro avvenire. Per piacere. Per il bene dei cittadini, della loro identità culturale e storica; per il bene della politica di progresso, della politica che non spara, non distrugge, ma difende, salva; per il bene dei vostri figli, dei figli dei vostri figli: fermatevi!