Il Comitato “Pesaro, città d’arte e cultura”, rappresentato da Giuliana Donati, Cora Fattori, Pierpaolo Loffreda, Roberto Malini, Alessandro Marcucci Pinoli e Pier Roberto Renzi, esprime la propria sentita preoccupazione per il progetto di riqualificazione del complesso San Benedetto, attualmente destinato a diventare un cantiere affrettato e potenzialmente devastante per il patrimonio artistico e storico della città.
Il Comune di Pesaro ha optato per fondi del PNRR destinati all’edilizia abitativa, una scelta che impone tempistiche stringenti e un approccio al ribasso da parte dell’impresa incaricata, incompatibili con le esigenze di restauro di un edificio di così alto pregio architettonico. Il San Benedetto, con la sua architettura ottocentesca ricca di dettagli artistici e le strutture rinascimentali e barocche che ingloba, richiede interventi di restauro estremamente sofisticati e rispettosi del suo valore storico e culturale.
Un’occasione mancata per la cultura
“È incomprensibile come siano stati ignorati i fondi europei dedicati alla cultura”, afferma il Comitato. “La Soprintendenza ha sottovalutato l’importanza storica del San Benedetto, trascurando di menzionare nei suoi atti nomi di prestigio come Girolamo Genga, Pompeo Mancini e Giuseppe Cappellini. Ora, un’impresa non specializzata in restauri architettonici, ma in interventi di profilo minore, rischia di alterare irrimediabilmente la facciata e gli interni, con l’uso inappropriato di cemento, ruspe e martelli pneumatici, snaturando l’identità dell’edificio”.
Costi-benefici: un rapporto sbilanciato
Il Comitato evidenzia, inoltre, come il rapporto costi/benefici dell’intervento sia del tutto sbilanciato: “I fondi impiegati per la riqualificazione del San Benedetto avrebbero potuto essere utilizzati per costruire unità abitative più grandi e meglio attrezzate in altre aree della città, più adatte e convenienti per la realizzazione di edilizia popolare agevolata. Sebbene condividiamo l’idea di distribuire l’edilizia popolare in tutto il tessuto urbano, questo progetto non ottimizza le risorse disponibili, ignorando l’ampia domanda abitativa che Pesaro affronta oggi. Il fatto che siano ‘fondi europei’ non significa che sia denaro senza valore, ma – al contrario – ci pone in un condizione di responsabilità verso una risorsa preziosa per la crescita dell’Ue”. Non si è tenuto conto, inoltre, che il Complesso necessiterà di importanti interventi di manutenzione, in futuro.
Rischio di un’opera incompiuta
Le probabilità che il progetto subisca ritardi e interruzioni sono altissime. “La Soprintendenza si troverà a intervenire su lavori inadeguati, mentre l’impresa si scontrerà con le complessità del restauro. Questo potrebbe lasciare Pesaro con un altro cantiere eterno, un’incompiuta che diventerà l’ennesima ferita urbana”, denuncia il Comitato.
Un appello per il futuro della città
“La domanda che dobbiamo porci è semplice, ma cruciale,” concludono gli attivisti, “e se non proteggiamo oggi ciò che racconta chi siamo stati, cosa resterà per il futuro? Vigilare, informare e agire sono doveri di ogni cittadino che crede in un futuro radicato nella memoria e nella bellezza. Pesaro non può e non deve diventare un esempio di pessima gestione dei beni culturali. Senza un cambio di rotta, ciò che rimarrà saranno edifici anonimi, simboli di una città che ha scelto di dimenticare”.
Un invito al Comune e alla Regione Marche
Il Comitato invita le istituzioni a rivedere il progetto del San Benedetto, optando per un restauro culturale e rispettoso, finanziato con fondi dedicati al patrimonio artistico. È necessario un impegno concreto per preservare l’identità storica della città, affinché Pesaro continui a essere non solo una città come mille altre, ma una testimonianza vivente della sua cultura e della sua storia.