
Il Governo “europeista” di Donald Tusk, frutto di alchimia politica nel 2023 (una coalizione di dieci partiti, tutti perdenti dietro il Pis, il Partito di maggioranza relativa con il 35, 38%) continua a governare imbavagliando le voci libere del Paese.
“Già dall’inizio, nell’ambiente di Tusk circolavano due parole d’ordine:“vendetta” e “non cederemo mai più il potere”. La vendetta riguardava i conservatori del PiS, “colpevoli” di aver governato la Polonia per ben 8 anni”. ( Wlodzimierz Redzioch
Polonia. Tusk vuole chiudere due televisioni che non controlla, 14.4.25, lanuovabussola.it) Così per rimanere per sempre al potere Tusk, opera per la distruzione ad ogni costo dell’opposizione. Redzioch fa un elenco delle imprese che hanno lo scopo manifesto di annullare ogni opposizione, violando anche le leggi e la Costituzione: cambi del personale nelle procure, attacchi ai giudici delle corti, della Corte Suprema, del Consiglio nazionale della magistratura, del Tribunale Costituzionale, i processi politici pilotati dai procuratori fedeli a Tusk e al suo ministro della giustizia Adam Bodnar, arresti “esplorativi” di testimoni per estorcere accuse contro i capi dell’opposizione. Il governo Tusk da qualche tempo si sta concentrando sui mass media. Subito dopo l’insediamento del governo, il 20 dicembre 2023, su ordine del ministro della cultura Bartlomiej Sienkiewicz “è stata assaltata la sede della televisione pubblica TVP Info. Quindi è toccata alla Radio polacca e all’agenzia di stampa statale. In questo modo il governo ha cominciato ad occupare i media pubblici che sono diventati mezzi di pura propaganda, la stessa propaganda della televisione privata TVN (la televisione fondata da ex membri di servizi segreti polacchi, oggi in mano agli americani di Warner Bros. Discovery; la televisione schierata apertamente con gli ambienti liberal di sinistra, antipolacca).
Il caso della TVN è molto emblematico, secondo il giornalista Redzioch. “La mossa di Tusk nei confronti di TVN non ha nulla a che fare con la tutela degli interessi polacchi: TVN non è né statale né polacca. L’unico criterio è che sia un braccio mediatico del governo Tusk, un braccio da tenere ad ogni costo, specialmente adesso, prima delle elezioni presidenziali”.
Un altro caso di attacco all’informazione in Polonia è quello che hanno sferrato l’anno scorso, nei confronti di Radio Maryja, il parlamentare Roman Giertych e l’eurodeputato Dariusz Joński, con richieste di vera e propria liquidazione di questa radio e persino di repressione legale contro il reverendo Tadeusz Rydzyk, fondatore della radio, che è la più grande stazione radio cattolica in Polonia. Si tratta di una “brutale campagna contro Radio Maryja e la sua dirigenza,– scrive Redzioch – che osserviamo da molti anni e che ora, con il governo più anticlericale dalla svolta democratica, è diventata ancora più intensa”. Intanto recentemente è successo un altro fatto gravissimo che mette in serio pericolo la libertà dei media in Polonia: il Tribunale amministrativo provinciale di Varsavia ha annullato la delibera del Consiglio nazionale delle emittenti radiotelevisive (KRRiT) di concessione delle licenze di trasmissione alla televisione wPolsce24 e alla televisione Republika. “Guarda caso, – scrive il giornalista polacco – si tratta di televisioni indipendenti, critiche verso l’attuale governo”. Secondo la giudice Barbara Kołodziejczak-Osetek, il presidente del Consiglio nazionale della radiodiffusione “ha violato «in modo significativo» le vigenti regolamentazioni. Il problema è che la stessa giudice è legata a Iusticia, un’associazione di giudici molto politicizzati, che per anni hanno mostrato la loro avversità verso il governo conservatore; perciò, la sentenza di Kołodziejczak-Osetek non può essere vista come obiettiva”. Per Redzioch i giudici politicizzati (anche in Polonia) “non sono stati guidati dalle leggi, ma si sono purtroppo lasciati coinvolgere in una lotta politica. Di conseguenza, potremmo perdere lo spazio di libertà che TV Republika e “TV wPolsce24” avevano ampiamente offerto ai loro telespettatori”. Secondo il giornalista, Pawel Lisicki: «C’è il sospetto che si stia realizzando davanti ai nostri occhi il piano di attuare la cosiddetta idea di “democrazia militante”, ovvero che si cerchi di mettere a tacere tutte le entità mediatiche indipendenti per impedire loro di togliere il potere all’oligarchia liberale-di sinistra attualmente al potere». Tusk e compagni cercano di impedire che le informazioni libere raggiungano il grande pubblico. E’ un colpo repressivo nei confronti dei media privati, guarda caso proprio prima delle elezioni presidenziali. Michal Karnowski, giornalista della TV wPolsce24, ha aggiunto: «Combatteremo. Niente ci fermerà, continueremo a dire la verità, combatteremo per la Polonia, combatteremo per la libertà di parola finché sarà possibile».Vedremo se all’estero si alzeranno voci di solidarietà verso i giornalisti polacchi che combattono per la libertà di parola e il pluralismo dei media.
a cura di DOMENICO BONVEGNA