Premio Marca Corona 2025: vince Lorenzo Gnata

Secondo classificato il collettivo Ire Ēre (Chiara Capuana ed Ettore Vezzosi) con Caterina Mainardis, al terzo posto Giulia Facchin. Menzione speciale di Andrea Mastrovito a Giorgia Mascitti.

SassuoloLorenzo Gnata (Biella, 1997) vince il Premio Marca Corona 2025, consegnato il 7 febbraio al Teatro San Leonardo di Bologna, all’interno del programma Marca Corona per l’Arte promosso nell’ambito di ART CITY Bologna. Istituito da Ceramiche Marca Corona nel 2022, il riconoscimento ha l’obiettivo di supportare l’arte visiva emergente e lo sviluppo di giovani talenti, testimoni del futuro di una materia antichissima e attuale come la ceramica.

La terza edizione del premio, dal titolo MCM: Minimo Comune multiplo – Processi moltiplicativi, ha invitato i giovani creativi a riflettere sul tema della moltiplicazione da un punto di vista formale, concettuale e processuale, in connessione con il lavoro svolto nell’ultimo anno dall’artista Andrea Mastrovito per Marca Corona per l’Arte.

Sassuolo, 10 febbraio 2025_Lorenzo Gnata (Biella, 1997) vince il Premio Marca Corona 2025, consegnato il 7 febbraio al Teatro San Leonardo di Bologna, all’interno del programma Marca Corona per l’Arte promosso nell’ambito di ART CITY Bologna. Istituito da Ceramiche Marca Corona nel 2022, il riconoscimento ha l’obiettivo di supportare l’arte visiva emergente e lo sviluppo di giovani talenti, testimoni del futuro di una materia antichissima e attuale come la ceramica.

La terza edizione del premio, dal titolo MCM: Minimo Comune multiplo – Processi moltiplicativi, ha invitato i giovani creativi a riflettere sul tema della moltiplicazione da un punto di vista formale, concettuale e processuale, in connessione con il lavoro svolto nell’ultimo anno dall’artista Andrea Mastrovito per Marca Corona per l’Arte.

 

Il progetto vincitore, Presenze intermittenti, s’inserisce perfettamente all’interno della ricerca portata avanti da Gnata che, avendo una formazione grafico-pittorica, si basa sul disegno. Utilizzando la penna 3D come strumento della sua produzione artistica, Gnata parte dalla superficie bidimensionale del disegno e, attraverso l’estrusione del materiale sul piano, la traduce in scultura tridimensionale. I singoli soggetti sono ripetuti più volte dalla mano dell’artista. Disegnati, non stampati, conservano il concetto di multiplo, essendo ripetizioni di uno stesso soggetto, ma anche l’unicità della creazione autentica. Nell’opera ideata per Marca Corona, l’artista ha coniugato la sua pratica con un’immagine proveniente dall’archivio di impresa: la fotografia di una giovane operaia al lavoro durante la Seconda Guerra Mondiale. Gnata la riproduce sedici volte con la penna 3D.

Le copie simili ma mai esattamente uguali vengono inserite in numeri progressivi, e in un ordine dettato dal caso e dall’equilibrio visivo, in sedici formelle che vanno a comporre un pannello ceramico di 100×100 cm. La ripetizione dell’elemento figurativo sfocia nella quasi totale astrazione dell’immagine. La giuria, composta da Andrea Mastrovito (artista e presidente di giuria), Giulia Ronchi (direttrice di Exibart), Lorenzo Madaro (curatore e docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera), Simone Gheduzzi (architetto e creatore di “Pietro”, spazio dedicato all’arte e alla cultura di Bologna), Tommaso Guerini (avvocato e collezionista), Ilaria Bernardi (curatrice), Sara Zambon (CEO R&P Contemporary Art), Luca Fiandri (responsabile R&D Marca Corona) e Mariachiara Russo (product manager Marca Corona) ha dichiarato: «L’opera si è distinta per la meticolosa ricerca svolta sul territorio e sulle tradizioni aziendali, con un focus particolare sui materiali di archivio. Aspetto rilevante il dialogo con la processualità portata avanti da Andrea Mastrovito nell’ambito dell’ultima edizione di Marca Corona per l’Arte. Di particolare interesse l’utilizzo del concetto di “multiplo unico” e di modulo». Il vincitore è stato premiato con un riconoscimento in denaro e sarà accolto in una residenza artistica in azienda per realizzare il progetto proposto. Una volta ultimata, l’opera sarà esposta negli spazi di Galleria Marca Corona.

A classificarsi secondo è stato Iknoskopéo del collettivo artistico Ire Ēre (Chiara Capuana ed Ettore Vezzosi) con Caterina Mainardis. Il progetto è costituito da un trittico ceramico che esplora il concetto di minimo comune multiplo come elemento fondante dell’esistenza umana a partire dall’analisi delle cellule e dei tre strati del corpo: ectoderma, mesoderma ed endoderma. Il lavoro riflette sulla relazione tra pelle e casa nella quale si concretizza la funzione del rivestimento ceramico. La disposizione degli elementi nel trittico richiama una sintesi volumetrica di quattro mura (forma base di una casa), ma anche alcuni pattern caratteristici delle decorazioni domestiche. Sulle superfici sono incisi dei segni basati sull’osservazione delle cellule al microscopio. La traccia viene colorata utilizzando della barbottina: nessuno smalto o materiale immutabile, quindi, ma la terra stessa che trasforma l’argilla da materia a linguaggio espressivo. Così, come l’uomo è frutto di un divenire, le piastrelle vivono nella continua trasformazione resa possibile dall’interazione con l’ambiente. Secondo la giuria: «Il progetto si è distinto per aver saputo esplorare, oltre la forma, anche la materia impiegata. Creando una riflessione affascinante sul concetto di moltiplicazione, che emerge non solo nella formalizzazione, ma anche nel dialogo collettivo portato avanti dagli artisti».

Terza classificata Giulia Facchin con Patchwork di terra: un pannello in cui l’artista ha unito la scultura ceramica alla tradizione tessile legata alla cucitura e al ricamo nella creazione di un pattern modulare, omaggio alla tecnica del patchwork. L’intento, in questa e in altre ricerche di Facchin, è quello di integrare la sua formazione accademica in ambito scultoreo con le competenze sartoriali tramandate dalla nonna. Nella manipolazione dell’argilla, primo materiale con cui Facchin si è approcciata alla scultura, ha trovato una connessione con l’atto creativo simile alla spontaneità e alla flessibilità della cucitura. Un dialogo interdisciplinare, il suo, che punta a superare i confini tradizionali delle discipline artistiche, integrando aspetti della sartoria, della scultura e, in generale, dell’artigianato, al fine di dare vita a opere che stimolino una riflessione profonda sulla relazione tra forma, materiale e significato. Secondo i giurati: «L’opera si è contraddistinta per l’originale manipolazione della materia, capace di trasformarne radicalmente la percezione. Al contempo, l’artista ha proposta una ricerca interessante sulle tradizioni culturali, interrogandosi su come queste possano essere reinterpretate attraverso linguaggi diversi e uno sguardo contemporaneo».

Una menzione speciale da parte di Andrea Mastrovito è andata al progetto di Giorgia Mascitti, apprezzato per il suo lirismo e per la ricerca sul concetto di moltitudine intesa come legame tra individuo e comunità, passato e futuro.