Si conosce la fine dei grandi eroi, sapendo poco o nulla dell’inizio della loro storia e della loro dimensione umana. Su questo aspetto si è, invece, incentrato il webinar dedicato a Paolo Borsellino – trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook dell’Ateneo di Messina – nell’ambito del ciclo di eventi della Rassegna 100sicilie 2019-2020 “Eroi. Costruttori di bellezza” sul tema della legalità e bellezza.
Nel corso dell’iniziativa, un tassello dopo l’altro, è emerso il desiderio di tramandare giustizia e verità, assieme anche alla storia “vista da vicino” di Paolo, raccontata attraverso la testimonianza della figlia del magistrato, Fiammetta Borsellino, che da anni si adopera tenacemente, con impegno etico e civile, per divulgare i contenuti ed il messaggio del padre rivolto alle generazioni future.
Una storia, intrisa di sentimenti, di famiglia e della miriade di sfaccettature di una dimensione personale che ha attratto su di sé i riflessi di un lavoro arduo ed impegnativo, condotto con estrema dedizione.
L’incontro, coordinato dalla giornalista Milena Romeo, Direttore della Rassegna 100Sicilie, è stato inaugurato dagli interventi del Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, e del Procuratore della Repubblica di Messina, dott. Maurizio De Lucia.
Preziosi contributi e spunti di riflessione sono stati forniti dal prof. Luigi Chiara, Prorettore agli Affari Generali e Direttore del Centro studi sulle mafie dell’Università peloritana, dal giornalista e saggista Salvo Palazzolo, redattore di cronaca giudiziaria per la Repubblica, autore del libro biografico scritto a quattro mani con Agnese Borsellino, “ Ti racconterò tutte le storie che potrò” – Feltrinelli, e dal dott. Lino Morgante, Presidente Gruppo editoriale SES – Gazzetta del sud e Giornale di Sicilia.
“Ringrazio gli organizzatori dell’iniziativa – ha commentato il Rettore – ed, in particolare, rivolgo un caloroso saluto a Fiammetta Borsellino e Salvo Palazzolo. Eventi come questo contribuiscono a portare avanti la cultura dell’Antimafia e consentono agli Atenei di porsi al fianco delle istituzioni in questo cammino. La mia generazione ricorda benissimo l’intervista di Lamberto Sposini in cui ha potuto cogliere la parte empatica, umana e paterna di Paolo Borsellino. Da giovani ci siamo immedesimati nel sentimento della sua famiglia e l’emozione è stata tale e quale al desiderio di liberarsi dalla mafia. E’ importante trasmettere agli studenti di oggi i giusti valori”.
“Rivolgo il mio grazie all’Università di Messina – ha detto il dott. De Lucia – per aver aderito a questa iniziativa che fa parte di un percorso comune che unisce Università e Istituzioni giudiziarie in un processo di sviluppo della cultura della legalità. I sacrifici del 1992 segnano una svolta nel contrasto dello Stato di Diritto a Cosa Nostra. Diverse cose sono state fatte, ma altre non sono state condotte nel modo corretto e rappresentano una macchia con la quale bisogna fare i conti. Seppur per poco, ho conosciuto Paolo; per me come per altri colleghi rappresentava un campione della prima squadra ammirato dai pulcini ai primi calci. Ricordo una sua lezione in cui non parlò di Diritto, ma ci esortò a non chiedere e non accettare mai favori perché altrimenti, prima o poi, avrebbero preteso il conto. La Magistratura non è riuscita a superare il vuoto della ricostruzione storica di via D’Amelio e, pensando anche a questo episodio, credo che si tratti di una enorme sconfitta che, per me, rappresenta un grande tormento”.
Quella odierna – ha aggiunto il prof. Chiara – è una iniziativa che vuole indagare il profilo umano di Borsellino e rappresenta un’altra possibilità per la gioventù che trovo molto consapevole di quanto sia avvenuto a quel tempo. Questo è molto importante perché i cittadini devono avere nei giovani i veri protagonisti della lotta alla mafia, per poter raggiungere quel profumo di libertà di cui parlava Paolo Borsellino. L’Università, in unione con il Centro Studi sulle mafie, ha il dovere di formare le nuove generazioni ricordando loro i valori di democrazia, libertà e legalità. L’invito deve essere quello di continuare a scavare per trovare la verità e riannodare le fila del Paese di quegli anni che hanno contribuito a causare le stragi”.
“Sono qui – ha dichiarato Fiammetta Borsellino – esclusivamente per rivolgermi ai giovani, gli unici che mi spingono a compiere questi interventi che, ogni volta, per me sono portatori di tanta emotività. Non sono a mio agio a parlare dietro ad uno schermo e sono abituata a rivolgermi a loro perché dai loro sguardi scorgo tanta energia. Un Paese che non è in grado di far luce su quanto avvenuto non può aver futuro e da oltre 25 anni non si riesce a colmare un vuoto insostenibile. La sentenza Borsellino Quater sul depistaggio aveva rappresentato un barlume di speranza e doveva essere un punto di partenza, non di arrivo. Ne sono scaturiti alcuni processi ed altrettante archiviazioni, che rappresentano una ferita aperta, alle quali abbiamo fatto ricorso. Oltre a tutto ciò è importante continuare fare memoria, ovvero, a far proprio il patrimonio morale di questi uomini, Ebbene, mio padre era un uomo comune che ha fatto il proprio dovere con la ‘pratica antimafia quotidiana’ e non c’è niente di meglio dell’esempio per trasmettere un messaggio ai ragazzi. Sono loro stessi che, spesso, mi domandano cosa possono fare ed io rispondo loro che per lottare contro la mafia devono studiare e prendere coscienza del fatto che la nostra terra non è un favore che ci viene elargito, ma un diritto. Proprio per la nostra terra ha lottato mio padre. Una volta mi disse: ‘Palermo non mi piaceva, per questo ho scelto di amarla’. Fu un atto per affermare la sua idea di bellezza. Il suo manifesto. Nacque nel quartiere della Kalsa (zona Magione), che nel dopoguerra era uno dei più poveri. Giocava a pallone coi figli dei mafiosi più in vista e, insieme anche a Falcone, avrebbe potuto incamminarsi su una cattiva strada. Ma entrambi scelsero il bene, vollero fare qualcosa per rendere più bella la loro Sicilia. Mai, neppure una volta, mio padre pensò di abbandonarla, neanche nei momenti più difficili. Aveva paura, ma la superò anche per noi oltre che per sé. Raccontava barzellette e cercava di superare tutto con il gioco e con il suo carattere che ci permise di superare l’anormalità delle cose”.
Il webinar è visibile sulla pagina Facebook di UniMe.