Pubblicata su una rivista indicizzata un’analisi realizzata da parte di esperti italiani e internazionali sui malati da coronavirus e sul loro ritorno alla quotidianità. Il risultato offre una chiara conclusione: l’intervento della riabilitazione è essenziale in termini di ripresa della vita quotidiana e nel reinserimento nella comunità
Un Documento di Consenso italiano pubblicato su una prestigiosa rivista indicizzata ha confermato che anche nei pazienti Covid 19, “come nelle altre principali patologie respiratorie, la riabilitazione respiratoria interpreta un ruolo importante nella promozione della ripresa della vita quotidiana e nel miglioramento del reinserimento nella comunità aumentando la mobilità, l’autonomia e la qualità della vita correlata alla salute”.
Il Documento di Consenso “An Italian consensus on pulmonary rehabilitation in COVID-19 patients recovering from acute respiratory failure: results of a Delphi process” (Monaldi Archives for Chest Disease 2020, volume 90:1444), confermando la centralità dell’intervento riabilitativo, ha preso il via dalla necessità condivisa di avere raccomandazioni di elevata qualità sulla riabilitazione respiratoria (RR) nei pazienti con Covid.19 dopo l’uscita dalla fase acuta ed anche in seguito all’eventuale dimissione dalla terapia intensiva.
Firmato come primi autori da Michele Vitacca (Responsabile Divisione di Pneumologia Riabilitativa ICS Maugeri IRCCS, Lumezzane, Brescia), Marta Lazzeri (Presidende ARIR e Fisioterapista Respiratoria, Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Milano) ed Eugenio Guffanti (membro attivo di SIP e già responsabile della Pneumologia Riabilitativa di Casatenovo, Lecco), lo studio ha coinvolto una serie di professionisti esperti che operano in ospedali d’eccellenza italiani tra cui l’Istituto Nazionale Ricovero e Cura per Anziani-IRCCS di Casatenovo (LC); la Clinica di Epidemiologia dell’Istituto Ortopedico Galeazzi-IRCCS, Milano; l’Istituto di Riabilitazione Villa delle Querce, Nemi (RM); la Fondazione Don Carlo Gnocchi, Milano e Firenze; l’Ospedale Maggiore di Crema (CR); l’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, Salerno; l’Azienda Ospedaliera dei Colli-Monaldi, Napoli; l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Il Documento è l’espressione della collaborazione di società scientifiche di pneumologi e fisioterapisti: ARIR (Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria), AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri), SIP (Società Italiana di Pneumologia), AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti) e SIFIR (Società Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione).
“Il processo di elaborazione delle raccomandazioni aveva l’obiettivo di coinvolgere una serie di Centri italiani dedicati alla riabilitazione respiratoria al fine di rafforzare un network virtuoso di competenze, esperienza, ricerca e sviluppo da mettere al servizio dei nostri amministratori, politici e pagatori” ha commentato Michele Vitacca, “Lo sforzo profuso in poche settimane ha prodotto suggerimenti che tanti colleghi nel mondo ci stanno chiedendo con grande ansia e riconoscenza”.
Questi esperti (in tutto 30 professionisti, con questa rappresentanza multiprofessionale: pneumologi-40%, fisioterapisti respiratori-36%, fisioterapisti-10%, metodologi-7% e psicologi-7%) hanno revisionato la letteratura scientifica internazionale indicizzata (e reperibile su PubMed) pubblicata su Covid.19 tra il 1 dicembre 2019 e il 6 aprile 2020. Hanno selezionato 121 quesiti su quattro aree di riferimento (dispositivi di protezione individuale, fenotipizzazione, valutazione, interventi), e su questi hanno coinvolto con un Delphi round un team internazionale di panelists formato da 10 pneumologi e 10 fisioterapisti respiratori provenienti da Italia, Spagna, Regno Unito, Portogallo e Usa.
“Il Documento appena pubblicato ha espresso elementi di consenso molto chiari” ha sottolineato Eugenio Guffanti, “sicuramente una corretta fenotipizzazione può condurre ad una precisa individuazione del timing dell’intervento di riabilitazione respiratoria per pazienti che possono beneficiare da un intervento precoce, mentre non sono stati identificate controindicazioni alla messa in atto di tali percorsi”. Inoltre l’intervento riabilitativo può incidere e ridurre il potenziale impatto di comorbidità (soprattutto neurologiche e cardiovascolari) sul paziente. Il Documento di Consenso pone ovviamente anche molti quesiti a tutti coloro che si occupano di healthcare, sottolineando l’utilità dell’integrazione multidisciplinare soprattutto nell’ambito del follow up. Non sono state tralasciate tematiche legate alla telemedicina e alla teleriabilitazione, nuovi approcci che possono offrire interessanti risultati e sviluppi, ma occorre che alcuni ostacoli siano superati, tra cui: la tecnologia deve essere facilmente disponibile per il maggior numero di pazienti assicurando la massima sicurezza; devono essere chiariti i profili di responsabilità medico-legale oltre a dover essere inserita in un corretto processo di valutazione economica.
La conclusione del Documento, sottolinea che “la drammatica diffusione dell’epidemia con le sue conseguenze cliniche e l’impatto socio-economico sta guidando allo sviluppo di chiare ed effettive misure che possano ridurre l’impatto del Covid.19 su pazienti e famiglie. I centri di cura e riabilitazione devono avere la capacità e la flessibilità di rispondere con le migliori competenze disponibili a tutti i bisogni dei pazienti, nel più appropriato setting, utilizzando le migliori tecnologie disponibili. Come nelle altre principali patologie respiratorie, la riabilitazione respiratoria interpreta un ruolo importante nella promozione della ripresa della vita quotidiana e nel miglioramento del reinserimento nella comunità aumentando la mobilità, l’autonomia e la qualità della vita correlata alla salute”.
“Il fisioterapista respiratorio ha lavorato a fianco dello pneumologo in tutta l’emergenza Covid.19”, è il commento di Marta Lazzeri al Documento “e sono risultate oltremodo preziose le competenze e le esperienze maturate precedentemente nel trattamento di condizioni di insufficienza respiratoria acuta e/o cronica con diversa eziopatogenesi (pazienti con fibrosi polmonare, riacutizzazione di BPCO, interstiziopatie, pazienti reduci da insufficienza respiratoria acuta con difficile svezzamento…), ma con manifestazioni clinico funzionali non dissimili a quelle osservate nei pazienti Covid.19. Il lavoro che abbiamo pubblicato è stato impegnativo anche perché prodotto in tempi molto rapidi, con l’obiettivo di fornire indicazioni chiare e dare supporto soprattutto ai fisioterapisti che non possiedono specifiche competenze in ambito respiratorio ma che in questo momento di emergenza sono coinvolti nella gestione di questi pazienti. Un altro tassello nel percorso di diffusione della cultura respiratoria che ARIR persegue da oltre 30 anni”.