Santa Messa in onore a San Giorgio Martire a Messina alla presenza del Presidente della Real Commissione per l’Italia

In occasione della festa di San Giorgio Martire, patrono e protettore del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il Presidente della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Principe Don Flavio Borghese dei Principi di Sulmona e Montecompatri, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, ha presenziato alle ore 11.30 di domenica 28 aprile 2024 alla celebrazione della solenne Santa Messa nella chiesa di San Giuseppe al Palazzo di Messina, insieme al Delegato per la Sicilia Orientale, Nob. Avv. Ferdinando Testoni Blasco, Cavaliere Gran Croce di Giustizia.

Hanno partecipato inoltre, il Vice Delegato per la Sicilia Orientale, Nob. Avv. Gian Francesco Galletti, Barone di Santa Rosalia e Cancimino, Cavaliere di Giustizia; il Segretario Generale, Dott. Michele Lauro, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; i Tesorieri, Dott. Salvatore Dejean, Cavaliere de Jure Sanguinis, e Matteo Santoro, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; il Responsabile della Comunicazione, Antonino Lauro, Cavaliere di Merito; i Responsabili delle Attività Culturali, Dott. Attilio Borda Bossana, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, e Avv. Antonio Rapisardi, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; il Responsabile delle Attività Caritatevoli, Dott.ssa Francesca Rizzuti, Dama di Merito; il Cerimoniere Laico, Dott. Luigi Lauriola, Cavaliere di Merito; i Referenti per la Provincia di Catania. Dott. Santino Adriano Matarazzo, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, e Marcello Catalano, Cavaliere di Merito; il Referente per la Provincia di Messina, Dott. Giuseppe Tortorici, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; i Referenti per la Provincia di Enna, Dott.ssa Salvatrice Lucia Giunta, Dama di Merito con Placca d’Argento e Dott. Filippo Cuda, Cavaliere di Merito; Confratelli delle Sezioni di Messina, di Catania, di Ragusa, di Siracusa e di Enna.

La Santa Messa, iniziata dopo la processione a cui hanno preso parte i Cavalieri e le Dame Costantiniano, dietro al Cristo, verso il Padre, è stata officiata dal Rettore Mons. Santi Musicò, Cappellano di Merito con Placca d’Argento, assistito dal Cerimoniere Religioso della Delegazione, Mons. Carmelo Salvatore Asero, Vicario Giudiziale dell’Arcidiocesi di Catania, Cappellano di Merito con Placca d’Argento. L’animazione musicale del Sacro Rito è stata curata dal Maestro d’organo Mario Casablanca e dal Maestro di violino Mihaela Oggiano.

La Prima lettura è stata letta da Filippo Cuda, Cavaliere di Merito; il Salmo responsoriale da Francesca Rizzuti, Dama di Merito; la Seconda lettura: da Antonio Rapisardi, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; e il Vangelo è stato proclamato da Mons. Santi Musicò.

Nella sua omelia, Mons. Santo Musicò ha commentato i brani della Liturgia della Parola (At 9,26-31; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8), che hanno messo in risalto la vocazione del cristiano.

Le Letture appaiono unite e dominate da un tema ecclesiale: la Lettera di Giovanni tenta di scoprire lo stato interno, la dignità ultima dei membri della comunità. La conversione e l’attività missionaria di Paolo ha immediate ripercussioni nella chiesa; essa provoca subbuglio nelle comunità, ma si tratta di un «subbuglio» di vita, perché serve da stimolo.

La carità, l’amore verso il prossimo non è una virtù facile, commenta Giovanni, ma è egualmente il distintivo del credente. Se manca, tutto il resto è inutile: non si è sulla strada del Vangelo, né costruttori del Regno di Dio.

Il tralcio non può separarsi dalla vite e pretendere di continuare a riceverne la linfa. Tale è la condizione e quindi la sorte di chi ha scelto Cristo. Dalla Prima lettura si apprende che Barnaba raccontò agli Apostoli, come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore (At 9,27). Il racconto della conversione di Saulo appare ormai un racconto di vocazione. Anche a lui ha parlato il Signore. Anch’egli l’ha visto e ha ricevuto da Lui il “mandato”. L’aiuto nelle difficoltà viene da Dio ma egli si serve il più delle volte di intermediari umani. In quest’occasione, Barnaba, futuro amico e ammiratore di Paolo, garantisce davanti alla comunità per lui. Paolo deve dire tutto a tutti; le sue capacità, le sue convinzioni non sono comuni, per questo i suoi “discorsi” e le sue “discussioni” dovevano mettere in crisi ogni catechesi e catechista. Faceva forse troppi proseliti tra i giudei di lingua greca, così alcuni di loro arrivavano alla decisione di ucciderlo. La piccola comunità cristiana di Gerusalemme era anch’essa in pericolo e inviando Paolo a Tarso voleva salvare anche se stessa. Non per nulla subito dopo “la Chiesa era (da allora) in pace per tutta la Giudea”.

La Seconda lettura “Non amiamo a parole” (1Gv 3,18) ha una caratteristica: il credente è la carità verso Dio e verso il prossimo; solo quando questa pervade gli animi e le azioni di tutti si può parlare, con diritto, di comunità cristiana. La carità è la nota propria di Dio, di Cristo, deve essere per questo anche la virtù irrinunciabile del cristiano.

Anche le buone parole possono avere un peso, un valore perché sostituiscono la villania e l’offesa, ma se non partono dal cuore e dalla comprensione, dalla volontà di bene, sono suoni vuoti. I gesti della carità possono essere anche piccoli, minimi, ma debbono provenire dalla stessa apertura e prontezza d’animo.

L’amore “nella verità” è quello senza menzogna e senza inganno. La verità è per Giovanni la realtà. Essa coincide, in ultima analisi, con Dio e con Cristo: la verità in persona, la verità incarnata. Nascere dalla verità è per questo nascere da Dio; essere nella verità è essere in Dio, per questo comporta anche serenità e pace.

Mons. Musicò ha spiegato la misericordia del Buon Pastore portando l’esempio di due Parabole il figliol prodigo e l’adultera. Agli occhi di Dio Padre abbiamo tutti uguali diritti, uguale valore, e che il Suo amore avvolgerà e consolerà in modo particolare chi ha sbagliato, chi si è perduto, e poi è tornato a casa.

Chi rappresenta il figlio maggiore nella parabola del figliol prodigo? Il figlio maggiore rappresenta il Vecchio Testamento che rimane nella casa del Padre, ed il vitello grasso che viene citato è lo stesso Gesù che viene sacrificato per la salvezza del mondo.

Nella seconda parabola, Gesù propone di essere misericordiosi come Dio, verso la peccatrice pubblica, colei che si è macchiata dello stesso peccato dei loro padri, “Gesù si alzò e disse loro: chi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei” (Gv. 8,7). Gesù col suo mimo, si piega e scrive a terra, gli anziani leggono e lasciano cadere la pietra dalle mani, così Gesù con quelle scritte, fa capire la misericordia e il perdono di Dio. Ad uno ad uno gli anziani accusatori se vanno, perché sanno in cuor loro di aver peccato di adulterio verso Dio almeno una volta nella vita: “Va e non peccare più” (Gv. 8,11). Grazie a questa donna, di cui non si ricorda il nome e che dice solo due parole “Nessuno m’ha condannata Signore (non lo chiama Gesù, ma col nome di Dio), Gesù riscrive la Torah col proprio dito. È una Torah di misericordia, di perdono e non di giudizio o condanna: “Neanch’io ti condanno” (Gv. 8,11).

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Presidente della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Principe Don Flavio Borghese ha rivolto un saluto ai presenti:

Monsignore
Delegato
Confratelli e Consorelle e Amici dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio
Ho il grande privilegio, in veste di Presidente della Real Commissione per l’Italia, di rivolgere il più sentito saluto a quanti presenti oggi per la celebrazione di questa Santa Messa che succede il Pontificale in onore di San Giorgio Martire, la cui solenne liturgia eucaristica è stata presieduta dall’Eminentissimo Cardinale Dominique Mamberti, a cui rinnovo i sentimenti della mia più profonda devozione. Ringrazio il nostro Cappellano di Merito con Placca d’Argento, Mons. Santi Musicò, per la sua illuminante omelia e per il ruolo di guida che tutti i Cappellani dell’Ordine svolgono a beneficio dei Cavalieri e le Dame.
Al nostro beneamato Gran Maestro, Sua Altezza Reale il Serenissimo Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Calabria, esprimo viva gratitudine per la sua augusta presenza al Pontificale di Napoli, nella certezza che voglia continuare a seguire con affettuosa premura e vicinanza la vita di questa Real Commissione.
Manifesto altresì viva riconoscenza a quanti operano per l’Ordine nella Delegazione della Sicilia Orientale e in primis al Nob. Ferdinando Testoni Blasco, Delegato, e ai Referenti delle diverse Sezioni, per l’entusiasmo e la determinazione nell’organizzazione degli eventi religiosi, in primis, e culturali e caritatevoli.
Sono certo che con l’istituzione delle tre Luogotenenze, e la stretta collaborazione con le rispettive Delegazioni, si affermerà e si estenderà sempre di più il carisma Costantiniano sull’esempio del mio predecessore, Sua Eccellenza il Duca Don Diego de Vargas Machuca, di cui tutti serbiamo grata memoria.
Infine, ricordo che ci apprestiamo all’Anno Santo 2025 dal quale, Cari Confratelli e Consorelle, noi Costantiniani, trarremmo ispirazione per approfondire e riaffermare la nostra Fede in Dio e nella Santa Chiesa Apostolica e Romana.

A seguire, prima della benedizione finale, il Delegato per la Sicilia Orientale, Nob. Avv. Ferdinando Testoni Blasco ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.

A conclusione della giornata, prima dei saluti finali, nel ringraziare della partecipazione S.E. il Principe Don Flavio Borghese, gli sono stati consegnati alcuni omaggi da parte dei Cavalieri e Dame della Delegazione, tra i quali, una riproduzione a scala ridotta del quadro raffigurante San Giorgio in bassorilievo del Maestro Salvatore Denaro, che si trova nella chiesa di San Giuseppe al Palazzo di Messina [QUI]; un’opera artistica prodotta in Albania, raffigurante il Presidente e alcune pubblicazioni di interesse araldico, genealogico e cavalleresco quali Nobiltà e Il Mondo del Cavaliere, con degli articoli curati da Cavalieri e Dame della Delegazione della Sicilia Orientale.